Lionel Messi ha dovuto spiegare che non preferisce il Giappone alla Cina
Dopo aver saltato un'amichevole a Hong Kong due settimane fa, provocando così enormi polemiche tra i suoi fan cinesi
Lunedì Lionel Messi, che oggi gioca nella squadra statunitense di calcio dell’Inter Miami, ha risposto pubblicamente a una polemica nata dalla sua mancata partecipazione a un’amichevole dell’Inter Miami a Hong Kong, pubblicando sul social media cinese Weibo un video “riparatore” in cui ha cercato di spiegare la sua posizione. La polemica, che era iniziata giorni fa e non si è ancora conclusa, sta coinvolgendo il governo di Hong Kong, i media di stato cinesi e perfino la nazionale argentina.
Il caso era iniziato il 4 febbraio, quando l’Inter Miami di Messi avrebbe dovuto giocare a Hong Kong un’amichevole contro la Hong Kong League XI, una squadra formata dai migliori giocatori del campionato locale che viene selezionata per le partite di esibizione. La partita faceva parte di un tour dell’Inter Miami tra Medio Oriente e Asia, che prevedeva anche partite in Arabia Saudita e Giappone. Quella a Hong Kong era l’unica partita di Messi in Cina.
Messi è eccezionalmente popolare in Cina, e migliaia di persone avevano viaggiato da tutto il paese a Hong Kong, spendendo moltissimi soldi esclusivamente per vedere il calciatore argentino. All’evento era molto interessato anche il governo di Hong Kong, città semiautonoma cinese che aveva sponsorizzato la partita nel tentativo di richiamare più turismo internazionale, di recente in forte calo. Lo stadio era praticamente al completo, con oltre 38 mila posti occupati.
Ma Messi era rimasto in panchina per tutta la partita, a causa di un’infiammazione ai muscoli dell’inguine che si era manifestata nei giorni precedenti. Non ha giocato l’amichevole nemmeno il secondo giocatore più famoso del Miami, Luis Suárez, uruguaiano, ex attaccante del Barcellona e del Liverpool.
Per gran parte della partita, e soprattutto man mano che ci si avvicinava alla fine, gli spettatori di Hong Kong avevano protestato e rumoreggiato e urlato in inglese: «We want Messi!» (Vogliamo Messi!). Alla fine della gara David Beckham, tra i proprietari dell’Inter Miami, aveva preso il microfono per fare un piccolo discorso di ringraziamento, ma la sua voce era stata coperta dagli urli e dalle proteste del pubblico.
Le proteste si sarebbero probabilmente concluse così. Ma tre giorni dopo, sempre nell’ambito del tour asiatico, l’Inter Miami aveva giocato un’altra amichevole in Giappone, contro la squadra della città di Kobe, e questa volta Messi aveva giocato, anche se soltanto per mezz’ora. Di nuovo, i tifosi cinesi non l’avevano presa bene, anche per ragioni politiche, visto che il Giappone è un paese storicamente rivale della Cina.
I media di stato cinesi, come il tabloid nazionalista Global Times, avevano cominciato subito a criticare Messi, ipotizzando che dietro alla decisione di non giocare a Hong Kong ci fossero «motivazioni politiche» che avevano lo scopo di «mettere in imbarazzo» il governo filocinese di Hong Kong. Anche il governo di Hong Kong aveva emesso un comunicato sorprendente in cui si diceva «estremamente deluso» dalla decisione di Messi di non giocare e ricordava che erano stati presi accordi ben precisi con il Miami a proposito del fatto che Messi sarebbe entrato in campo.
Sui social media cinesi erano state pubblicate centinaia di foto e video di tifosi di Messi delusi, che strappavano la sua maglia o le sue fotografie. La società che aveva organizzato l’evento ha detto che rimborserà a tutti i partecipanti metà del costo del biglietto della partita.
Nel giro di pochi giorni le autorità cinesi avevano perfino deciso di annullare due partite amichevoli che la nazionale argentina avrebbe dovuto giocare in Cina a marzo (non contro la nazionale cinese ma contro la Nigeria e la Costa d’Avorio).
Alla fine lunedì Messi ha pubblicato sul social media cinese Weibo un video in cui ha cercato di chiarire la situazione, spiegando che l’unica ragione per cui non era entrato in campo a Hong Kong era l’infiammazione muscolare, e che non c’era nessuna motivazione politica dietro a questa decisione. «Ho sempre avuto una relazione molto stretta con la Cina. Ho fatto così tante cose come interviste, amichevoli, eventi con il Barcellona [la squadra spagnola in cui ha giocato per vent’anni, ndr] e con la nazionale argentina», ha detto. Il video ha fatto 320 milioni di visualizzazioni nella notte stessa in cui è stato pubblicato.