L’Unione Africana ha vietato il commercio di pelle d’asino
Domenica l’Unione Africana, organizzazione che riunisce tutti gli stati del continente africano, ha vietato il commercio della pelle d’asino, come richiesto da molto tempo da attivisti e organizzazioni per i diritti degli animali. In Africa e non solo la pelle d’asino è da tempo molto usata per produrre l’ejiao, un prodotto molto comune nella medicina tradizionale cinese che si ritiene, senza fondamento scientifico, abbia proprietà benefiche per la salute. Negli ultimi anni il commercio di pelle d’asino ha portato a un forte calo nella popolazione degli asini in Africa.
Il divieto sul commercio della pelle d’asino è stato approvato alla fine di un vertice dell’Unione Africana in Etiopia: durerà 15 anni ma non è chiaro quando entrerà in vigore. Anche in Brasile, altro paese in cui il commercio di pelle d’asino è molto diffuso, ci si aspetta l’introduzione di un divieto simile: al momento c’è una proposta di legge ancora in discussione.
In Africa vivono circa due terzi della popolazione globale degli asini, pari a oltre 50 milioni di individui: le aziende cinesi produttrici di ejiao utilizzavano in origine asini provenienti dalla Cina, ma hanno iniziato a importare pelli di asini africani dopo il calo della popolazione di asini in Cina. Inizialmente i governi dei singoli stati africani avevano visto nel commercio di pelle d’asino un’opportunità economica, ma da tempo diverse organizzazioni per i diritti degli animali chiedevano che venisse introdotto un divieto: solo in Kenya, tra il 2016 e il 2019, metà degli asini presenti sul territorio è stata uccisa per commerciarne la pelle.