A Città del Messico l’acqua è un problema politico
La siccità di questi mesi e infrastrutture carenti hanno reso necessario il razionamento in una delle città più grandi del mondo
Da settimane Città del Messico, la capitale del Messico, sta affrontando quella che probabilmente è la più grave crisi idrica della sua storia recente. A causa delle scarse piogge e dell’inadeguatezza delle infrastrutture, le scorte di acqua corrente a disposizione della città sono a livelli preoccupanti, e questo ha spinto il governo ad annunciare drastiche misure di razionamento: in alcuni quartieri le case non hanno accesso all’acqua per diverse ore del giorno, in altri la pressione dell’acqua è estremamente ridotta. È la prima volta che in città, che è una delle più grandi dell’America Latina e del mondo, le autorità impongono misure di razionamento così stringenti.
La crisi idrica sta provocando proteste, soprattutto in alcuni quartieri più periferici che sono particolarmente colpiti dal razionamento, e sta creando grosse polemiche politiche, che potrebbero avere un ruolo alle elezioni di giugno, in cui si voterà sia per rinnovare il governo nazionale sia quello locale di Città del Messico.
Città del Messico ha nove milioni di abitanti, che diventano quasi 22 se si considera l’intera area metropolitana. Il fatto che la città abbia problemi di rifornimento d’acqua dal punto di vista storico è per molti versi paradossale: anticamente, ai tempi degli aztechi, la città era costruita sull’acqua, sopra un sistema di isolette e piattaforme nel bacino del grande lago di Texcoco. I conquistadores spagnoli (cioè i primi colonizzatori del Messico) prosciugarono il lago e vi costruirono sopra la città attuale, che peraltro, proprio a causa del terreno su cui fu costruita, sprofonda di qualche centimetro ogni anno.
Attualmente il rifornimento idrico di Città del Messico avviene in due modi: il 70 per cento dell’acqua viene prelevato da pozzi scavati in loco, mentre il 30 per cento arriva dal cosiddetto “sistema Cutzamala”, un complesso sistema di dighe, bacini idrici, impianti di depurazione e pompaggio che prende l’acqua da centinaia di chilometri di distanza e la fa arrivare alla capitale.
Entrambi i sistemi di approvvigionamento sono in grave crisi a causa della scarsità delle piogge. Negli ultimi quattro anni ha piovuto pochissimo, e questo ha provocato condizioni di siccità non soltanto a Città del Messico ma in tutto il paese. Dall’inizio del 2024, per esempio, su tutto il Messico è caduto il 25 per cento in meno delle piogge rispetto alla media degli ultimi tre decenni nello stesso periodo.
La situazione più preoccupante è quella del Cutzamala, i cui livelli di riempimento sono al 39 per cento della capacità. È un livello molto basso perché in Messico la stagione delle piogge, in cui si concentra il grosso delle precipitazioni dell’anno, non arriva prima di maggio-giugno: significa che ancora per qualche mese il livello dell’acqua continuerà a scendere senza grosse possibilità di essere rifornito da nuove piogge.
Per questo i media messicani hanno cominciato perfino a parlare di “giorno zero”, cioè del giorno in cui Città del Messico rimarrà completamente senz’acqua, tra qualche mese. Gli esperti del governo sostengono tuttavia che l’arrivo del “giorno zero” è impossibile e che le autorità stanno lavorando per evitarlo a ogni costo.
Al problema della siccità si aggiunge poi quello delle infrastrutture scadenti: a Città del Messico moltissime case, anche in quartieri centrali e moderni, sono rifornite periodicamente con autocisterne, e l’inefficienza del sistema idrico è tale che circa il 30-40 per cento dell’acqua pulita va disperso.
In vista delle elezioni di giugno, l’opposizione sta attaccando il presidente Andrés Manuel López Obrador, di sinistra, per non aver fatto abbastanza contro la crisi idrica. López Obrador è stato lui stesso sindaco di Città del Messico, tra il 2000 e il 2005, e le formazioni politiche che fanno riferimento a lui (dapprima il Partito della Rivoluzione Democratica, poi Morena) governano la città da quasi trent’anni. Al contrario López Obrador sostiene che l’opposizione stia cercando di politicizzare una crisi sistemica, e che il suo governo sia al lavoro per risolverla.