È stato approvato il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina
Le condizioni sono già cambiate rispetto all'ultima versione: costerà oltre 14 miliardi di euro e il governo spera di aprire i cantieri entro il 2024
Il consiglio di amministrazione della società Stretto di Messina spa ha approvato l’aggiornamento del progetto definitivo del ponte sullo Stretto, una delle opere più complesse e costose della storia italiana e di cui si discute da almeno 50 anni. Nell’ultimo anno il consorzio Eurolink, il gruppo di imprese che aveva vinto la gara d’appalto nel 2005, ha aggiornato il progetto definitivo del 2011 da cui l’attuale governo ha deciso di ripartire per iniziare i lavori dopo anni di attesa e incertezze.
Di fatto con il voto di ieri è stato approvato il progetto definitivo del ponte. Rispetto alla prima versione sono aumentati leggermente i costi e adesso ci sono più informazioni sugli espropri che dovranno essere fatti per lasciare spazio al ponte. Tuttavia la procedura per ottenere le autorizzazioni finali e aprire i cantieri è ancora lunga: presto inizierà la conferenza dei servizi tra tutti gli enti coinvolti, servirà fare la valutazione di impatto ambientale (VIA), andranno discussi gli espropri e infine preparato e approvato il progetto esecutivo. «Confermo che l’intenzione è aprire i cantieri entro l’anno 2024 e aprire al traffico stradale e ferroviario il ponte nel 2032», ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Lo Stato iniziò a occuparsi del collegamento stradale tra la Calabria e la Sicilia nel 1968, ma almeno per due decenni non si andò oltre le ipotesi. L’attuale versione del progetto risale al 2001, finanziata dal governo di Silvio Berlusconi. Nel 2005 il consorzio di imprese Eurolink guidato da Impregilo, una delle aziende di costruzioni più importanti al mondo, vinse la gara d’appalto. All’epoca il costo stimato era di 3,88 miliardi di euro e il tempo di realizzazione 5 anni e 10 mesi.
Nel 2006 il governo Prodi bloccò tutto, ma due anni più tardi Berlusconi ci riprovò con un aggiornamento del progetto poi concluso nel 2011, la versione ripresa dall’attuale governo. Mario Monti, che nel 2012 era il presidente del Consiglio di un governo tecnico, mandò in liquidazione Stretto di Messina, la società pubblica responsabile del progetto: l’Italia stava attraversando una grave crisi economica e Monti era stato chiamato al governo proprio per sistemare i conti pubblici. La spesa per il ponte era considerata eccessiva.
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Con la vittoria della destra alle elezioni del 2022 l’idea del ponte è tornata. Nell’ultimo anno il ministro dei Trasporti Salvini, che in passato aveva sostenuto l’inutilità di un’opera così complessa e costosa, ha fatto ripartire tutto da dove si era interrotto. Il 16 marzo 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto per ricostituire la Stretto di Messina spa, in liquidazione da 10 anni. L’amministratore delegato è lo stesso di allora, Pietro Ciucci. La Stretto di Messina è ripartita dai disegni del 2011. Il governo ha anche previsto di non fare una nuova gara d’appalto, ma di assegnare la costruzione del ponte al consorzio Eurolink che vinse la gara nel 2005.
Il progetto prevede la costruzione del ponte a campata unica più lungo al mondo con una lunghezza complessiva di 3.660 metri e una campata sospesa di 3.300 metri. Le due torri che lo sostengono sono alte 399 metri, formate da due piloni collegati tra loro da tre grandi travi orizzontali.
Secondo i progettisti, la particolare struttura aerodinamica rende il ponte stabile con venti fino a 300 chilometri orari. La velocità massima del vento nello Stretto è stata osservata nel 1991 quando vennero raggiunti i 128 chilometri orari. Negli ultimi anni le rassicurazioni sulla resistenza al vento e ai terremoti, e le stime relative al numero di auto e treni che lo percorreranno, sono motivi di scontro tra chi è favorevole e chi è contrario al progetto.
Il tempo di percorrenza, secondo le previsioni, sarà di circa 15 minuti per i treni da Villa San Giovanni a Messina, rispetto agli attuali 45 minuti per i treni passeggeri trasportati sui traghetti e i 60 minuti per i treni merci. Serviranno circa 10 minuti per il passaggio in auto tra lo svincolo di Santa Trada e lo svincolo di Giostra, contro gli attuali 70.
I costi preventivati dalla Stretto di Messina sono decisamente aumentati rispetto alla versione del progetto presentata nel 2011. Fino allo scorso anno si pensava di spendere circa 12 miliardi di euro, ma secondo le ultime stime i cantieri costeranno 13,5 miliardi di euro a cui va aggiunto un miliardo di euro per le cosiddette opere accessorie. Oltre al ponte, infatti, saranno costruiti 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari, di cui l’80 per cento in galleria. A Messina sarà costruita la nuova linea metropolitana con tre fermate sotterranee.
Si stima che nei cantieri saranno occupati 4.300 lavoratori all’anno per sette anni, con un picco di 7.000 nel periodo più intenso. Nel progetto definitivo è stata inserita una clausola che prevede l’annullamento dei lavori e l’avvio di una nuova gara di appalto se le spese supereranno del 50% le previsioni.
Oltre a diversi aspetti tecnici e all’aggiornamento dei materiali di costruzione rispetto alla versione del 2011, nell’integrazione al progetto c’è anche il nuovo piano di espropri, uno degli aspetti più delicati. Finora gli unici documenti risalivano al 2012: sulla sponda siciliana, nella zona di Torre Faro, si prevede di espropriare e abbattere 250 case, due ristoranti, un chiosco sulla spiaggia, un residence con piscina, una panetteria, una macelleria, un motel e un campeggio abbandonati, e due cappelle del cimitero di Granatari.
Negli ultimi dieci anni i proprietari delle case sono rimasti bloccati come il progetto del ponte: non hanno potuto vendere le proprietà o fare interventi di manutenzione, ma non hanno neanche ricevuto notizie sugli indennizzi. La Stretto di Messina spera che si potranno raggiungere «soluzioni condivise con ciascun espropriando finalizzate a una tempestiva individuazione del giusto indennizzo in tempi congrui». Da anni, tuttavia, il progetto e gli espropri sono contestati dai comitati e da diverse associazioni ambientaliste che hanno annunciato nuovi ricorsi e manifestazioni di protesta. Al momento un accordo non sembra possibile ed è complicato prevedere quanto questo problema inciderà sui tempi: fino allo scorso anno si prevedeva di iniziare i lavori nell’estate del 2024, mentre giovedì Salvini ha detto «entro il 2024».
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All’inizio di febbraio Europa Verde, il PD e Sinistra Italiana hanno presentato un esposto per chiedere alla magistratura di indagare sul progetto del ponte sullo Stretto lamentando scarsa trasparenza: prima dell’approvazione di giovedì 15 febbraio, infatti, la società Stretto di Messina aveva negato qualsiasi tipo di documentazione e aggiornamento sia alle associazioni ambientaliste che ai deputati che l’avevano richiesta. Secondo l’opposizione il progetto è sbagliato, anacronistico, dannoso e troppo costoso.