I ragusani ci tengono proprio ad avere due patroni
Un'associazione di devoti ha chiesto al Vaticano di correggere un errore che da oltre 40 anni riconosce come protettore della città siciliana solo San Giovanni Battista, e non anche San Giorgio
Negli ultimi mesi diverse persone che fanno parte dell’associazione San Giorgio martire di Ragusa, in Sicilia, hanno rovistato negli archivi del duomo per trovare decreti vescovili e bolle papali utili a confermare che San Giorgio sia effettivamente il patrono della città, insieme a San Giovanni Battista. L’associazione si è rivolta al Vaticano per correggere un errore che si trascina da poco più di 40 anni, quando a causa della svista di un parroco si perse l’indicazione di San Giorgio come patrono: da allora, nonostante la festa di San Giorgio sia tra le più partecipate della città, in tutti i calendari liturgici della Chiesa cattolica è indicato come patrono soltanto San Giovanni Battista. Ma molti ragusani lo ritengono un errore imperdonabile e stanno tentando di rimediare, non senza fatica.
Potrebbe sembrare una questione irrilevante o quanto meno trascurabile, in realtà a Ragusa il culto dei due santi è molto sentito: la contesa tra i due dura da secoli anche per via delle conseguenze sociali dovute alla divisione della città tra la sua parte antica, Ragusa Ibla, e la parte moderna, costruita su un altopiano dopo il grave terremoto del 1693. Ancora oggi Ragusa Ibla è considerata la parte aristocratica della città, mentre la Ragusa moderna quella più popolare.
Il duomo di San Giorgio, che in realtà si chiama ufficialmente insigne collegiata di San Giorgio, è una delle chiese più note della città, apprezzato esemplare del cosiddetto barocco siciliano. Si trova a Ragusa Ibla e fu costruita nella prima metà del Settecento al posto della vecchia chiesa bizantina di San Nicola, dopo i danni causati dal terremoto del 1693 all’originale chiesa di San Giorgio.
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La cattedrale di San Giovanni Battista, invece, fu costruita nella parte superiore di Ragusa soltanto un anno dopo il terremoto. All’inizio era una piccola chiesa disadorna e spartana. Venne aperta in tutta fretta prima della chiesa di San Giorgio per iniziare a celebrare le messe il prima possibile, e fu completata man mano nei decenni successivi. Da allora, anche a causa di questo primato dei cosiddetti sangiovannari, cioè i devoti di San Giovanni Battista, tra le due fazioni ci sono state tensioni per secoli, oggi quasi del tutto placate.
Lo scrittore Giuseppe Pitrè nel suo Feste patronali in Sicilia, pubblicato nel 1900, scrisse che San Giorgio e San Giovanni Battista erano santi “rivali” «che per tanti secoli tennero scissi gli animi dei ragusani». San Giorgio, importato dai normanni, era considerato il santo più cavalleresco e popolare. San Giovanni Battista è invece percepito come più austero.
San Giorgio era già patrono prima di San Giovanni Battista, che lo diventò grazie allo sviluppo demografico della parte moderna della città. «Il clero di San Giorgio doveva officiare nella chiesa di San Giovanni il giorno della domenica delle palme e piantare la sua croce d’argento in cornu evangelii [a lato del vangelo, cioè nella parte sinistra della chiesa, ndr]», scrisse Pitrè. «Ma quante recriminazioni, quante lotte, quante busse [botte, ndr] se la croce veniva posta un centimetro più in dentro o se un canonico andava più pettoruto! Una volta il porta-croce fu pugnalato, un’altra volta un canonico fu sollevato di peso e gettato nel pubblico abbeveratoio».
Della vivace contrapposizione tra sangiorgiari e sangiovannari è rimasto solo il ricordo: da almeno un secolo i due santi vengono celebrati entrambi come patroni della città, senza più risse tra i devoti.
Dal 1981, tuttavia, qualcosa è cambiato. L’allora parroco del duomo di San Giorgio, piuttosto anziano, si dimenticò di trascrivere la celebrazione di San Giorgio come patrono della città nei documenti inviati al dicastero del Culto divino, in Vaticano. Nei calendari liturgici rimase soltanto San Giovanni Battista. «Fu una piccola mancanza di cui ci si è accorti tempo dopo», dice Damiano Salinitro, che fa parte dell’associazione San Giorgio martire. «Da allora San Giorgio è sempre stato celebrato come un vescovo anche se formalmente non era riconosciuto come tale. Ora chiediamo soltanto giustizia».
Un anno fa il vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa, istituì una commissione formata da studiosi e sacerdoti per dirimere la questione dei due santi. Alla fine del lavoro di ricognizione venne inviata una richiesta al dicastero del Culto divino, in Vaticano, per correggere il vecchio errore. A sorpresa, dal Vaticano la risposta fu negativa.
I devoti di San Giorgio si sono quindi costituiti in un’associazione per presentare una richiesta formale inviando tutta la documentazione storica che conferma l’esistenza dei due patroni. «Abbiamo mandato una lettera al Vaticano, è stata un’iniziativa fatta in accordo con il vescovo, senza invasioni di campo», continua Salinitro. «Anche i sangiovannari sono d’accordo. Contiamo di avere presto una risposta».
La speranza è che dal Vaticano arrivi una risposta positiva entro le prossime celebrazioni in programma tra aprile e maggio. A metà aprile, come ogni anno, si terrà la cosiddetta scinnuta, la discesa della statua del santo e di un’arca contenente reliquie di santi. Durante tutto l’anno, infatti, la statua di San Giorgio si trova in uno degli ingressi laterali del duomo: nella settimana prima del 23 aprile, giorno di San Giorgio, viene spostata nell’abside accanto all’altare con un movimento chiamato abballariata, una sorta di danza. Le celebrazioni durano circa due mesi e culminano con una festa di tre giorni, quest’anno in programma dal 24 al 26 maggio.