Navalny aveva invitato i russi a «non mollare»
Lo diceva nel documentario uscito nel 2022 che parlava del suo presunto avvelenamento ordinato dai servizi segreti russi, in cui commentava l'eventualità di essere ucciso in Russia
Con la diffusione della notizia della morte in carcere del politico e attivista russo Alexei Navalny, considerato a lungo il principale oppositore del presidente Vladimir Putin, sui social network ha cominciato a circolare un particolare messaggio che Navalny registrò per il documentario Navalny uscito nel 2022 (al momento la notizia della sua morte non è stata confermata dai suoi familiari né dai suoi collaboratori). Il documentario, che ha poi vinto il premio Oscar per la sua categoria nel 2023, parla del presunto tentativo di omicidio per avvelenamento subìto da Navalny nel 2020, per cui furono accusati i servizi segreti russi e di conseguenza il regime di Putin.
Alla fine del documentario, Navalny diceva che in caso fosse morto il messaggio che avrebbe voluto lasciare alla popolazione russa era di «non mollare». Dopo avere detto questa prima frase in inglese, proseguiva in russo:
Ascoltate, ho qualcosa di molto ovvio da dirvi. Non potete permettervi di mollare. Se loro decidono di uccidermi, significa che siamo incredibilmente forti. Dobbiamo usarlo, questo potere: non arrenderci, ricordare che siamo una forza enorme che viene oppressa da questi individui malvagi.
Non ci rendiamo conto di quanto siamo davvero forti.
La sola cosa che serve per far trionfare il male è che le persone buone non facciano nulla. Per cui non è il caso di non fare nulla.
In an Oscar-winning 2022 documentary about his life, Navalny was asked what message he would leave to the Russian people if he was killed.
“Don’t give up,” he said. “Everything that’s needed for evil to prevail is for good people to do nothing. So act.”pic.twitter.com/k1sD0vuZH9
— Matthew Luxmoore (@mjluxmoore) February 16, 2024
Il documentario era stato girato dal regista canadese Daniel Roher in Germania, prima del rientro di Navalny in Russia, quando c’era già la quasi totale certezza che una volta tornato nel paese sarebbe stato arrestato per aver violato gli obblighi di una precedente sentenza detentiva (una motivazione ritenuta pretestuosa da molti). Navalny fu poi arrestato e finì per essere trasferito in una prigione di massima sicurezza in Russia, a quasi 2.000 chilometri da Mosca e all’interno del Circolo polare artico. Durante l’ultimo periodo in carcere rischiò più volte di morire, secondo quel che riferirono i suoi avvocati, anche per via delle condizioni pessime in cui era detenuto.