Era da tempo che nel Tamigi non venivano recuperati così tanti cadaveri
Nel 2023 sono stati 45, un numero sopra la media per il fiume che scorre per Londra: la polizia però non ha dato spiegazioni per questo dato
In questi giorni la polizia londinese sta cercando con un notevole dispiegamento di forze il principale sospettato di un’aggressione con l’acido avvenuta due settimane fa nel quartiere di Clapham, nel sud della città. L’uomo si chiama Abdul Shokoor Ezedi ed è scomparso poche ore dopo l’attacco, quando una telecamera di sorveglianza l’ha ripreso mentre si sporgeva da un ponte sul Tamigi, il fiume che scorre attraverso la città.
La polizia si aspetta che Ezedi sia morto affogato nel fiume. Per i giornali britannici è stata l’occasione per raccontare quanti corpi ogni anno vengono trovati nel Tamigi. Due giorni fa la polizia londinese ha fatto sapere al quotidiano Evening Standard di avere recuperato 324 corpi dal Tamigi dal 2012: scorporando i dati sui singoli ritrovamenti di ogni anno, disponibili dal 2012 al 2022, e sottraendoli a totale significa che nel 2023 sono stati recuperati dal fiume 45 corpi.
Il Guardian ha un dato leggermente diverso. Scrive infatti che non tutti i 45 corpi ritrovati nel 2023 provenivano dal Tamigi, perché l’apposita unità di polizia che si occupa di recuperare resti umani dal tratto londinese del fiume sorveglia anche laghi e canali artificiali nella zona: «la maggior parte» proveniva comunque da lì.
È un dato sopra la media. Un membro dell’unità della polizia che si occupa di recuperare resti umani nel tratto londinese del Tamigi ha detto al Guardian che «il numero di corpi che recuperiamo è piuttosto stabile da circa cinquant’anni: parliamo di una cifra fra i 28 e i 40 corpi all’anno, in media sono circa 30». La polizia non ha fornito particolari spiegazioni del perché nel 2023 il dato sia stato apparentemente più alto del solito.
Negli anni scorsi il dato più alto era stato quello del 2015, quando furono recuperati in tutto 38 corpi. Tre anni prima, nel 2012, i corpi furono appena 15. Sia nel 2021 sia nel 2022 il dato era stato circa la metà del 2023, cioè 23 corpi. Non sembrano emergere particolari tendenze, insomma (in Italia non sono disponibili pubblicamente dati simili per i principali fiumi).
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La stragrande maggioranza di persone che muore nel Tamigi sceglie deliberatamente di farlo: secondo un dato citato dallo Spectator circa il 90 per cento dei corpi ritrovati è riconducibile a dei suicidi. Soltanto nel 2023 l’unità della polizia che si occupa di pattugliare il tratto londinese del Tamigi ha gestito 956 minacce di suicidio e soccorso 167 persone finite in acqua.
Il membro dell’unità che ha parlato col Guardian riferisce che alcuni dei corpi appartengono a persone che hanno grossi problemi di salute mentale, mentre una piccola parte a persone che sono annegate per sbaglio. Quasi nessuno, dice il poliziotto, è il risultato di un omicidio.
Una volta che finiscono in acqua, i corpi umani tendono ad affondare per poi risalire a galla nelle settimane e nei mesi successivi alla morte per via della formazione di gas durante il processo di decomposizione. Spesso i corpi vengono avvistati da marinai e comandanti delle barche, che li avvistano a pelo d’acqua, oppure incagliati nei moli o ancora all’interno dei filtri per i rifiuti. Il processo di ritrovamento però è spesso molto lungo.
Le ricerche di persone scomparse da pochi giorni, come Ezedi, sono ulteriormente complicate dal fatto che nel Tamigi le correnti sono spesso molto forti e anche i 10 sommozzatori che fanno parte dell’apposita unità di pattugliamento del fiume possono immergersi soltanto nelle acque meno profonde, oppure vicino a riva. Se una persona finisce in acqua dal ponte di Westminster, quello accanto al Big Ben, nel giro di una decina di secondi può finire anche a 100 metri di distanza.
Il Tamigi è lungo 346 chilometri: di questi solo 75 sono sotto la giurisdizione della polizia londinese. Essendo però il tratto finale, capita spesso che i corpi di persone morte decine di chilometri più a monte arrivino a Londra. Il fiume ha diversi posti che hanno nomi lugubri come “Molo dell’uomo morto” e “Pozza dell’uomo morto”, ma un poliziotto dell’unità del Tamigi ha detto al Guardian che non ci sono posti dove il ritrovamento dei corpi è più frequente: «È del tutto casuale. Non parliamo di una scienza esatta».
Le rive del Tamigi sono frequentate anche da persone che nel tempo libero recuperano oggetti che il fiume deposita a terra. Ciascuna di loro deve avere un permesso speciale dall’autorità portuale di Londra: qualsiasi oggetto che può avere interesse di tipo storico o archeologico va segnalato in un apposito sito gestito dal British Museum. I resti umani invece vanno segnalati alla polizia.
Qualche anno fa sullo Spectator la scrittrice Lara Maiklem, nota soprattutto per il suo hobby di cercare oggetti sul Tamigi, ha raccontato che le è capitato diverse volte di trovare resti umani durante le sue ricerche. Una volta trovò delle ossa umane e le segnalò alla polizia: la settimana successiva un poliziotto si presentò a casa sua per farle il test del DNA e capire se in qualche modo fosse coinvolta nella scomparsa di quella persona.
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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.