La nuova proroga dello “scudo erariale” non piace alla magistratura

È uno strumento che limita la responsabilità degli amministratori pubblici che causano perdite economiche allo Stato, introdotto in via eccezionale durante la pandemia

(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
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Un emendamento al cosiddetto decreto “Milleproroghe” approvato martedì dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera estenderà fino al 31 dicembre del 2024 lo “scudo erariale”, inizialmente in scadenza a fine giugno.

Lo scudo erariale era stato introdotto nel 2020 dal governo guidato da Giuseppe Conte all’interno del decreto-legge “Semplificazioni”, e che limita le contestazioni e la responsabilità di amministratori, dipendenti pubblici e privati per danno erariale (cioè quando viene causata una perdita di denaro o beni allo Stato) ai soli casi di dolo, cioè di volontà nel procurare il danno, escludendo la colpa grave dei funzionari pubblici.

Doveva essere una misura temporanea per alleggerire la pressione sulle pubbliche amministrazioni durante la fase più grave della pandemia da coronavirus. Era stato però prorogato più volte, prima dal governo di Mario Draghi fino al giugno del 2023 e poi lo scorso anno dal governo di Giorgia Meloni, in un emendamento a un decreto-legge per limitare il potere di controllo della Corte dei Conti sull’attuazione del PNRR (il piano nazionale di ripresa e resilienza con cui il governo intende spendere i finanziamenti europei del bando Next Generation EU).

La Corte dei Conti è l’organo costituzionale che ha il compito di controllare i conti dello Stato ed evitare sprechi di soldi pubblici, e già in occasione della proroga allo scudo erariale approvata lo scorso anno aveva criticato la decisione del governo. Lo ha ribadito anche quest’anno, in vista dell’approvazione dell’emendamento al “Milleproroghe”.

Martedì nella relazione per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino ha detto che «il delineato sistema delle garanzie, unitamente alla perimetrazione normativa dell’elemento psicologico, sembrerebbe rendere non necessaria la ulteriore proroga del cosiddetto scudo erariale (finalizzato a escludere le condotte attive dall’ambito di applicazione della colpa grave), introdotto in via eccezionale nel periodo pandemico per porre un rimedio alla “paura della firma”». Con “paura della firma” ci si riferisce al fatto che alcuni amministratori pubblici, per il timore di incorrere in procedimenti penali o civili per via del loro ruolo, evitano di assumersi responsabilità decisionali.

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La proroga era stata molto criticata nei giorni scorsi anche dall’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), l’organo di rappresentanza sindacale dei magistrati, secondo cui sarebbe «contraddittoria e ingiustificata» perché avrebbe l’effetto «di stabilizzare l’esclusione della perseguibilità delle condotte commissive gravemente colpose, esponendo il paese al grave rischio di spreco di denaro pubblico, di gestioni opache di commesse pubbliche e di diffusione del malaffare». L’ANM ha ricordato anche che la norma che ha introdotto lo scudo erariale nel 2020 è già al vaglio della Corte Costituzionale «perché sospettata di incostituzionalità».

L’emendamento che estende lo scudo erariale è stato inserito nel cosiddetto decreto “Milleproroghe”, un provvedimento che viene approvato quasi ogni anno e il cui scopo principale è prorogare scadenze di legge vicine al termine (da cui il nome della norma), ma che di solito finisce con il contenere un po’ di tutto. Al momento il decreto è ancora in discussione in commissione, e dovrebbe essere approvato in prima lettura dalla Camera il 19 febbraio.

Negli scorsi mesi il governo di Giorgia Meloni si era già scontrato con la Corte dei Conti, in merito ai controlli di quest’ultima sulle spese legate al PNRR. La Corte aveva pubblicato alcune relazioni per indicare i ritardi e i problemi che si stavano accumulando sul PNRR, secondo alcuni esponenti del governo uscendo dalle proprie competenze perché i controlli spetterebbero solo alla Commissione Europea che invia i finanziamenti. Lo scorso anno il governo aveva presentato quindi l’emendamento in cui era contenuta la prima proroga dello scudo erariale, in cui aveva inserito anche una limitazione ai controlli della Corte sui progetti del PNRR.

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