Anders Behring Breivik, l’uomo norvegese responsabile della strage di Utøya nel 2011, dovrà rimanere in isolamento in carcere

Anders Behring Breivik seduto a un tavolo
Anders Behring Breivik nel 2022 (Ole Berg-Rusten/NTB scanpix via AP, File)

Un tribunale norvegese ha stabilito che la detenzione in isolamento di Anders Behring Breivik (che nel 2017 ha cambiato legalmente il suo nome in Fjotolf Hansen) non violi i suoi diritti umani, e debba quindi continuare. Il processo era cominciato a inizio gennaio, quando gli avvocati di Breivik avevano fatto causa al governo norvegese.

Breivik ha 44 anni ed è in isolamento in carcere dal luglio del 2011, quando fu arrestato dopo aver compiuto due separati attacchi a distanza di poche ore e aver ucciso in tutto 77 persone sull’isola di Utøya, che si trova in un lago poco distante da Oslo, la capitale della Norvegia. Fu condannato a 21 anni di carcere, la pena massima nel sistema legale norvegese, ma potrà essere estesa se il condannato dovesse essere valutato ancora un pericolo per la società.

Secondo i suoi avvocati, Breivik soffre di grave depressione. A gennaio, durante le udienze Breivik scoppiò a piangere, disse di essere dispiaciuto per gli attacchi e di avere spesso pensieri suicidi a causa della sua condizione di isolamento in carcere: «Non penso di poter sopravvivere a lungo senza relazioni umane», disse. Una psichiatra incaricata di seguire Breivik riconobbe che l’uomo si sentiva solo, ma dichiarò che Breivik non era gravemente depresso. Una psicologa disse inoltre che non mostrava istinti suicidi.

Giovedì il tribunale ha stabilito che la condanna che Breivik sta scontando non può essere considerata «eccessivamente gravosa». I suoi avvocati hanno annunciato che faranno appello.

Già nel 2016 Breivik aveva fatto causa al governo della Norvegia, sostenendo che la detenzione in isolamento violasse la clausola della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che vieta “trattamenti e punizioni degradanti o inumani”. Inizialmente un tribunale di Oslo gli diede ragione, ma un anno dopo un tribunale di appello ribaltò la sentenza. Anche la Corte europea dei diritti dell’uomo gli diede torto.

Nel 2022 Breivik chiese la libertà condizionale, ma gli fu negata, dato che il giudice non rilevò alcun segno di riabilitazione.