Le librerie del lungosenna di Parigi resteranno lì anche durante le Olimpiadi
Lo ha deciso il presidente francese Emmanuel Macron dopo mesi di incertezze e tensioni con i gestori delle storiche edicole verdi
Questa settimana il presidente francese Emmanuel Macron ha deciso che gli storici chioschi verdi che vendono libri usati e riviste sulle rive della Senna di Parigi, gestiti da librai noti come bouquinistes, potranno rimanere al loro posto anche nelle settimane in cui la città ospiterà le Olimpiadi estive, fra luglio e agosto del 2024.
La decisione di Macron è arrivata dopo mesi di incertezze e tensioni con le autorità nazionali e parigine: inizialmente a molti gestori dei circa 230 chioschi era stato ordinato di sgomberare i marciapiedi su cui si trovano entro l’inizio delle Olimpiadi, per ragioni logistiche e di sicurezza. La polizia teme infatti che le edicole possano essere usate per piazzare delle bombe da fare esplodere durante la cerimonia di apertura, che si terrà proprio lungo la Senna e a cui si prevede parteciperanno centinaia di migliaia di persone.
In un comunicato diffuso dalle agenzie di stampa e dai giornali francesi, però, Macron ha detto di avere «chiesto al ministero dell’Interno e alla polizia parigina di preservare tutte le edicole, e che nessuna sia costretta a spostarsi in vista della cerimonia». Il comunicato aggiunge che i chioschi sono «un patrimonio vivente» della città.
Da mesi i bouquinistes si erano detti contrari ad andarsene dalle rive della Senna: a loro dire i chioschi sono molto delicati, e spostarli potrebbe danneggiarli in maniera permanente. Dopo l’annuncio Jérôme Callais, presidente dell’associazione di categoria dei bouquinistes, ha detto al quotidiano Le Monde che Macron «ha messo fine a mesi di incubi e incertezze». Macron non ha motivato la sua decisione, ma Callais ha spiegato che il presidente è da sempre un cliente affezionato dei chioschi: «È il presidente più vicino ai librai di seconda mano che abbiamo mai avuto», ha detto.
Quella dei bouquinistes è una storia molto lunga. Tradizionalmente viene fatta risalire alla fine del Cinquecento, quando i venditori ambulanti vendevano i bouquin, libretti di seconda mano, in carretti di legno, nelle grandi tasche cucite nei cappotti o in scatole di legno che portavano al collo o a braccio. La prima definizione di bouquiniste si trova invece in un dizionario del 1752: indicava «colui che vende vecchi libri, bouquins» e prevedeva solo il genere maschile perché era un mestiere per soli uomini. Nel 1789 venne inserito anche nel dizionario della Académie Française, che riportò entrambi i generi per la prima volta soltanto nella sua ottava edizione, uscita nel 1932.
Per tutto il Settecento e durante l’impero di Napoleone i bouquinistes divennero un punto di riferimento per scrittori, bibliofili, eruditi e studenti, e nel corso dell’Ottocento la loro presenza si rafforzò fino a imporsi definitivamente nel panorama cittadino e letterario. A metà del XIX secolo c’erano circa 68 proprietari di 1.020 stand appoggiati su oltre un chilometro di parapetti, che offrivano un totale di 70mila libri: se ne vendevano anche 1.500 al giorno.
Nel 1866 il barone Haussmann, a capo di un ampio piano di ristrutturazione di Parigi, tentò di rimuoverli per rendere più pulito il lungosenna: i bouquinistes chiesero la mediazione di un noto giurista che si rivolse all’imperatore Napoleone III e lo convinse a concedere ai venditori il permesso di restare. A partire dal 1891 venne permesso loro di lasciare le edicole sul parapetto anche di notte, anziché portarle avanti e indietro la mattina e la sera come stabilito fino a quel momento. La loro forma e dimensione attuale fu stabilita per legge negli anni Trenta del secolo scorso, così come il fatto che debbano essere dipinte della stessa tonalità di verde della metropolitana di Parigi.
La città di Parigi concede gratuitamente ai bouquinistes lo spazio pubblico su cui stazionano, ma negli ultimi anni i chioschi non se la sono passata benissimo: oggi vendono libri soprattutto ai turisti, e quindi hanno risentito del calo di visitatori in città prima durante le proteste dei gilet gialli, nel 2018, e poi durante la pandemia di Covid-19, nel 2020 e 2021. Molti di loro oltre a libri, quadri e riviste vendono anche souvenir di scarsa qualità, per potere guadagnare abbastanza da tenere aperta l’attività.