L’esercito israeliano ha ordinato di evacuare anche il più grande ospedale rimasto aperto nella Striscia di Gaza
Il Nasser Medical Complex nella città meridionale di Khan Yunis, che già funzionava con enorme fatica: mercoledì centinaia di persone hanno lasciato la struttura
Mercoledì l’esercito israeliano ha ordinato a migliaia di persone di cominciare ad evacuare il Nasser Medical Complex, l’ospedale più grande rimasto aperto nell’intera Striscia di Gaza dopo l’assedio e poi l’attacco dell’ospedale di al-Shifa, che si trovava nel centro della città di Gaza e sotto il quale l’esercito israeliano ha affermato di aver trovato prove di un complesso di tunnel utilizzato dai militanti di Hamas. Israele sostiene che il gruppo operi anche all’interno dell’ospedale Nasser e nelle zone circostanti.
L’ospedale si trova a Khan Yunis, una delle città principali del sud della Striscia che da settimane è circondata dai combattimenti: l’esercito israeliano aveva già ordinato l’evacuazione dei quartieri dietro l’ospedale a gennaio, e la linea del fronte di combattimento si era spostata sempre più vicina alla struttura, con frequenti bombardamenti nelle vicinanze. Secondo il personale medico dell’ospedale, negli ultimi giorni diverse persone erano state colpite dagli spari dei cecchini mentre si trovavano all’interno dell’area dell’ospedale.
I militari hanno detto che dovranno lasciare l’ospedale solo le persone sane che vi si sono rifugiate per proteggersi dalla guerra (che sono comunque migliaia), e non i pazienti o il personale medico. In un comunicato, l’esercito israeliano ha scritto di aver «aperto un percorso sicuro per evacuare la popolazione civile che si è rifugiata nell’area dell’ospedale Nasser verso una zona umanitaria» e che «le truppe coinvolte sono state accuratamente istruite in anticipo per dare priorità alla sicurezza dei civili, dei pazienti, degli operatori sanitari e delle strutture mediche durante l’operazione».
Diverse testate internazionali hanno raccontato che nella giornata di mercoledì centinaia di sfollati hanno cominciato a lasciare l’ospedale, venendo ispezionati dai militari israeliani man mano che uscivano. Il dottore di Medici Senza Frontiere Jacob Burns ha raccontato al Financial Times che al Nasser Medical Complex «le condizioni erano già molto, molto difficili, con un frequente afflusso di feriti che arrivano in un pronto soccorso dove non ci sono letti liberi, al punto che i pazienti devono stare a terra».
Secondo un altro medico presente nell’ospedale, Haitham Ahmed, che ha parlato con BBC News, i carri armati israeliani hanno recentemente distrutto uno dei muri della struttura nel contesto dei bombardamenti e degli scontri nelle vie circostanti, bruciando una parte delle scorte di forniture mediche e danneggiando il sistema idraulico. «Da lunedì purtroppo le acque reflue hanno iniziato a fluire nei reparti situati al piano terra dell’ospedale, e si teme che raggiungano i reparti di emergenza e di radiologia», ha detto.
Spostare i pazienti che si trovano all’ospedale Nasser altrove sarebbe molto complesso, principalmente perché tutte le strutture mediche relativamente vicine sono più piccole e già sovraffollate. Il vicino ospedale di al-Amal, per esempio, è stato evacuato da qualche giorno: ospitava 8mila persone tra sfollati e pazienti. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nella Striscia di Gaza sono rimasti solo 11 ospedali che funzionano del tutto o almeno parzialmente, mentre altri 22 sono stati chiusi e 3 strutture temporanee d’emergenza sono state aperte nel sud della Striscia. Il Nasser è l’ospedale più grande ancora funzionante, ma anche lì mancano medicine e attrezzature mediche di base.
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