Perché a Milano il Carnevale inizia dopo
Nel resto d'Italia finisce oggi, martedì grasso, mentre nel rito ambrosiano si aspetta il sabato: per motivi liturgici e anche un po' mondani
Con il 13 febbraio, il cosiddetto martedì grasso, in quasi tutta Italia teoricamente si concludono i festeggiamenti del Carnevale: non è però così a Milano, dove si può dire che non siano ancora cominciati. Nel capoluogo lombardo e in buona parte delle zone circostanti infatti la festa si celebra secondo il rito ambrosiano, che segue un calendario diverso da quello romano, usato nel resto del paese: è uno dei motivi principali per cui a Milano il Carnevale si festeggia più avanti e si celebra soprattutto con le sfilate e i cortei del sabato.
Il termine “carnevale” deriva dall’espressione latina “carne levamen” (l’eliminazione della carne) e indica l’ultimo giorno in cui secondo la tradizione cristiana si poteva mangiare liberamente prima dell’inizio della Quaresima, ovvero il periodo di penitenza che precede la Pasqua. La festa si celebra con maschere, coriandoli, canti, balli e scherzi che simboleggiano un po’ il rovesciamento delle regole sociali comuni e un po’ il loro rinnovamento. La sua data varia ogni anno in relazione a quella della Pasqua, che si calcola in base al calendario lunare e quest’anno si festeggerà domenica 31 marzo. Ma in particolare si calcola rispetto alla data della Quaresima, che rievoca i quaranta giorni e le quaranta notti di digiuno e tentazioni che secondo la Bibbia Gesù trascorse nel deserto dopo il battesimo.
Nel calendario liturgico romano il Carnevale si celebra a partire dal cosiddetto giovedì grasso, che quest’anno era l’8 di febbraio, e si conclude con il martedì grasso, cioè il giorno che precede il mercoledì delle Ceneri, che è a sua volta il primo giorno della Quaresima (quest’anno il 14 febbraio). Nel rito ambrosiano invece la Quaresima inizia quattro giorni dopo, la domenica, secondo l’uso anticamente in vigore anche a Roma: è per questo che nel 2024 il Carnevale ambrosiano si festeggerà sabato 17 febbraio, mentre la Quaresima comincerà domenica 18.
La differenza deriva dal modo in cui il rito ambrosiano e quello romano calcolano proprio l’inizio della Quaresima. Come spiega la Diocesi Ambrosiana, questa discrepanza dipende sia da ragioni liturgiche che storiche.
– Leggi anche: Gli alberi “umani” del carnevale di Satriano di Lucania
Il rito ambrosiano è in vigore nelle circa mille parrocchie della Diocesi di Milano, che include le province di Milano, Monza e Brianza e Lecco, oltre alla gran parte di quelle di Varese e Como, così come in un centinaio di parrocchie nelle diocesi di Bergamo, Lodi, Novara e Pavia, più alcune aree del Canton Ticino, in Svizzera. Risale alla figura di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano dal 374 al 397 e patrono della città, ma si sviluppò a partire dal secolo successivo: la Diocesi Ambrosiana precisa che «non era un sistema liturgico alternativo a quello della Chiesa di Roma», ma rivendicava la possibilità di seguire consuetudini locali, che comprendevano elementi di altre liturgie latine.
Semplificando molto, il rito ambrosiano concepisce la Quaresima come un periodo di penitenza di quaranta giorni in preparazione al Triduo pasquale, ovvero il periodo liturgico in cui si compie il mistero della Pasqua, che secondo la concezione ebraica era il venerdì; non lo concepisce però come un periodo di digiuno dalla carne. Se si contano quaranta giorni all’indietro, partendo dal Giovedì santo, si arriva così alla sesta domenica prima di Pasqua, che è quindi il giorno in cui per il rito ambrosiano comincia la Quaresima.
Nel Medioevo invece nel rito romano si cominciò a considerare come Pasqua la domenica della Resurrezione di Gesù; al tempo stesso si affermò l’idea che la Quaresima dovesse corrispondere a quaranta giorni effettivi di digiuno dalle carni, con l’esclusione della domenica, il giorno in cui secondo un’antica tradizione non si doveva digiunare. Il conteggio per calcolare la data di inizio della Quaresima parte quindi dal Sabato santo e andando indietro di quaranta giorni, saltando le domeniche, arriva a un mercoledì: il mercoledì delle Ceneri.
Come ha ricordato su Famiglia Cristiana il prefetto della Biblioteca Ambrosiana, Marco Navoni, in sostanza la Diocesi Ambrosiana segue un rito antecedente a quello romano, a cui non si è mai uniformata. Nel rito ambrosiano quindi non si celebra il mercoledì delle Ceneri come inizio del tempo quaresimale, e il Carnevale si celebra secondo la consuetudine originale (anche se ormai è frequente che i festeggiamenti si tengano nel fine settimana, anche nelle zone in cui si segue il rito romano). Tra le altre cose, nel rito ambrosiano durante i venerdì di Quaresima non si celebra la messa.
– Leggi anche: Chiacchiere, bugie, frappe, cenci, crostoli, galani, lattughe
Nel suo libro Carnevale, Quaresima, Pasqua. Rito e dramma nell’età moderna, il docente di Storia del teatro e dello spettacolo Claudio Bernardi spiega che a Milano il Carnevale continuò a essere festeggiato seguendo un calendario diverso anche per altri motivi. Nel Cinquecento infatti la possibilità di ritrovarsi per bere e far festa per qualche giorno in più attirava a Milano folle di persone provenienti da zone in cui era già in vigore il periodo di penitenza della Quaresima.
Questa grande libertà di costumi infastidiva il cardinale e arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, che dal 1566 riuscì a introdurre alcune riforme per disciplinare la cultura popolare, pur scontrandosi con le autorità civili spagnole e con la nobiltà, restia a rinunciare alle feste che organizzava anche la prima domenica di Quaresima. Tra le altre cose, Borromeo limitò fortemente le esibizioni degli attori di piazza vicino al Duomo nei giorni di festa e impedì alle donne di mascherarsi; nel 1577, dopo una grave epidemia di peste in città, tentò inoltre di vietare i festeggiamenti della domenica, che a suo dire «si profanava non solo con l’uso de’ cibi proibiti, ma oziando […] con feste pubbliche di balli, di maschere, e d’ogni sorta di spettacoli, e profanità Carnovalesche».
Alla fine la controversia fu risolta da papa Gregorio XIII, che in una bolla del 1580 riconobbe il rito ambrosiano in virtù dell’importanza della diocesi di Milano e approvò «tutti i Decreti dell’Arcivescovo concernenti la santificazione delle Feste, e l’osservanza della prima Domenica di Quaresima». Da allora il giorno dei festeggiamenti più grossi di Carnevale fu anticipato dalla domenica al sabato: il cosiddetto “sabato grasso”, o Carnevalone.
– Leggi anche: Le foto dei festeggiamenti per il Capodanno lunare
Nonostante le origini del Carnevale ambrosiano siano quelle già raccontate, sono state tramandate anche alcune leggende che lo farebbero risalire allo stesso Sant’Ambrogio, nel Quarto secolo.
Secondo una versione, una volta il santo era impegnato in un pellegrinaggio a Roma, e quindi chiese ai parrocchiani di Milano di aspettare alcuni giorni per non cominciare la Quaresima senza di lui; secondo un’altra, furono gli stessi parrocchiani ad approfittare dell’assenza di Ambrogio per prolungare i festeggiamenti del Carnevale di qualche giorno. Un’altra storia ancora dice che un anno l’inizio della Quaresima coincise con la fine di un’epidemia di peste che aveva impedito alla popolazione di festeggiare il Carnevale: così Sant’Ambrogio chiese al Papa di prolungare le feste per sollevare il morale della gente.
Al di là del rito ambrosiano, il Carnevale è una delle feste popolari più antiche di Milano, dove la maschera per eccellenza è quella di Meneghino, un personaggio vivace, intelligente e arguto, ligio agli ordini del suo padrone, ma insofferente nei confronti delle ingiustizie e determinato a tutelare la propria libertà. Oggi il Carnevale si celebra con sfilate ed eventi in tutta la città, come il festival di teatro popolare di saltimbanchi organizzato in diverse piazze o il Clown Festival, che dal 14 al 17 febbraio comprenderà oltre cento eventi tra spettacoli e performance.