Le proteste e le visite a sorpresa nel CPR di Milano
Negli ultimi giorni migranti e associazioni hanno denunciato condizioni ancora molto critiche, nonostante il commissariamento e il cambio di gestione di dicembre
Tra domenica e lunedì sono stati pubblicati online video di proteste e testimonianze che denunciano come le condizioni di vita delle persone migranti ospitate nel Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di Milano, in via Corelli 28, siano ancora molto critiche. Della problematica gestione del centro di via Corelli si parla infatti da diversi anni, e lo scorso dicembre, nel corso di un’indagine, la procura di Milano aveva ottenuto il sequestro preventivo dell’azienda che lo gestiva e l’assegnazione della gestione a una nuova direttrice.
Sabato sera nel centro ci sono state alcune proteste, e domenica hanno cominciato a circolare online un video in cui si vedono due ospiti del centro sdraiati mezzi nudi sotto la pioggia e un altro in cui si vedono diversi agenti in tenuta antisommossa circondare e picchiare alcune persone a terra in un corridoio. Il Naga, una delle principali organizzazioni milanesi di volontariato che forniscono assistenza alle persone straniere, ha detto di essere riuscito a entrare a sorpresa nel centro domenica, con alcuni professionisti e il consigliere regionale Luca Paladini, e di aver trovato «ancora opacità e gravi abusi».
Nel rapporto pubblicato dall’associazione si legge che «in cinque ore di visita si sono registrati numerosi episodi di ostruzionismo da parte del personale addetto, della nuova direttrice e delle forze di polizia presenti». Paladini ha detto in un video pubblicato sui social che «non mi è stato permesso di entrare nel blocco nel quale le persone sono detenute» e che «non ci è stato mostrato il registro degli eventi gravi che avvengono in questo centro. Non c’è più il registro da dicembre: cosa è successo qua dentro negli ultimi mesi?».
Sono un consigliere regionale
Sono un rappresentante istituzionale
Ieri dopo 5 ore a trattare non mi è stato permesso di visitare il blocco con le persone detenute nel CPR di Via Corelli a Milano.Fatto di una gravità assoluta, ancora di più dopo i fatti poco chiari della notte. pic.twitter.com/YqAFBhP3Sq
— Luca Paladini (@luca_paladini4) February 12, 2024
I CPR sono centri in cui vengono detenute le persone migranti in attesa di essere rimpatriate nel paese d’origine, perché non hanno un permesso di soggiorno valido o hanno già ricevuto un provvedimento di espulsione. Della gestione del centro di via Corelli si parla da diversi anni con periodiche proteste e a ottobre il Naga aveva pubblicato un lungo dossier con le informazioni raccolte in un anno di osservazione insieme all’associazione Mai più lager – NO ai CPR, che ne aveva fatto emergere le condizioni disastrose.
– Leggi anche: Tutti i problemi dei CPR
Il sequestro preventivo della società La Martinina srl, che lo gestiva, e il commissariamento da parte del tribunale di Milano erano stati decisi a dicembre, all’interno di un’indagine della procura e dopo che la Guardia di finanza aveva fatto un’ispezione a sorpresa e aveva riscontrato condizioni e servizi pessimi. Nel decreto di ispezione si parlava di cibo maleodorante, avariato e scaduto offerto alle persone ospitate nel centro e di condizioni igieniche ampiamente deficitarie, oltre che di mancati pagamenti al personale che lavorava nel CPR.
Durante la visita a sorpresa di domenica il Naga ha scritto di non essere riuscito a incontrare le due persone nel video del pestaggio perché «erano state finalmente inviate al Pronto Soccorso, con oltre sette ore di ritardo – quindi con concreto rischio per la loro salute – e solo dopo che il video aveva cominciato a circolare sui social media». Ha inoltre confermato di non essere riuscito ad accedere alla zona dove vivono gli ospiti del centro e di essere riuscito solo a «incontrarne alcuni individualmente e con tempi di attesa sorprendentemente lunghi tra l’uno e l’altro».
Nel rapporto dell’associazione si legge tra le altre cose che solo nel mese di gennaio dal CPR sono state portate via in ambulanza 34 persone, che manca un frigorifero per la conservazione dei medicinali, e che è in corso «la diffusione tra molti trattenuti di uno sfogo cutaneo per il quale non risultano essere state effettuate visite dermatologiche per scongiurare che si tratti di scabbia».