Le proteste di Ultima Generazione saranno meno radicali
L'organizzazione ambientalista vuole cambiare metodo e organizzare più manifestazioni autorizzate, per tutelarsi e coinvolgere più persone nonostante la repressione del governo
Lo scorso 29 dicembre alcuni attivisti di Ultima Generazione hanno imbrattato con vernice arancione idrosolubile l’albero di Natale sponsorizzato da Gucci nella galleria Vittorio Emanuele II, in centro a Milano. Da allora non ci sono più state azioni di protesta, in controtendenza con la frequenza quasi settimanale mantenuta negli ultimi due anni. La pausa non è casuale: è risultato di un cambio di metodo di Ultima Generazione che nei prossimi mesi organizzerà più manifestazioni autorizzate, legali, e meno azioni radicali.
Ultima Generazione esiste in Italia dall’aprile del 2022 e si definisce una “campagna di disobbedienza civile nonviolenta”. Rispetto a movimenti ambientalisti come Extinction Rebellion (XR) e Fridays For Future (FFF), ha scelto di seguire forme di protesta più radicali sia nel linguaggio che nelle azioni, sull’esempio di Just Stop Oil che nel Regno Unito ha bloccato autostrade e danneggiato distributori di benzina. Negli ultimi due anni gli attivisti di Ultima Generazione hanno bloccato più volte il traffico sul GRA, il Grande Raccordo Anulare di Roma, e su molte altre strade in diverse regioni italiane; e hanno gettato vernice idrosolubile su opere d’arte all’interno di musei e sulla facciata di palazzi istituzionali.
Le azioni sono state organizzate per sensibilizzare la popolazione sulla necessità di intervenire al più presto per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici. Gli attivisti hanno chiesto al governo interventi concreti: interrompere la riapertura delle centrali a carbone dismesse, cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale, aumentare la potenza solare ed eolica disponibile di almeno 20 GW, creare migliaia di nuovi posti di lavoro nel settore delle fonti rinnovabili, istituire un fondo di 20 miliardi di euro pronti ad essere spesi per ripagare i danni da calamità ed eventi climatici estremi. Negli ultimi anni in molti paesi, compresa l’Italia, è aumentata la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili, ma secondo le organizzazioni ambientaliste a un ritmo troppo lento.
Il fine ultimo e più importante della mobilitazione di Ultima Generazione però non è tanto legato a questa o quella misura, quanto a spingere l’opinione pubblica a considerare il cambiamento climatico un problema impellente, da risolvere il prima possibile con più decisione da parte dei governi e con un’organizzazione più sostenibile delle attività produttive ed economiche. Uno degli obiettivi di Ultima Generazione è contrastare il cosiddetto “negazionismo climatico leggero”, cioè la convinzione che il cambiamento climatico, pur essendo reale e documentato, avrà un impatto soltanto in un futuro lontano. Molte persone hanno reagito ai blocchi stradali e alla vernice lanciata contro le opere d’arte con insulti e insofferenza, una reazione che gli attivisti avevano previsto. In un certo senso avevano messo in conto di essere odiati.
Oltre a questo, alle azioni di Ultima Generazione sono seguiti anche provvedimenti del governo che ha aumentato le pene previste per alcuni reati di cui sono accusati gli attivisti. Il cosiddetto “pacchetto sicurezza” approvato dal governo lo scorso novembre ha esteso il reato di blocco stradale per chi ostruisce il traffico con il proprio corpo, nel momento in cui l’azione risulti «particolarmente offensiva ed allarmante sia per la presenza di più persone sia per il fatto che sia stata promossa e organizzata preventivamente».
Alla fine di gennaio è stata approvata dalla Camera una legge che aggrava le pene per chi danneggia opere d’arte e beni paesaggistici. Ora chi «distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui» potrà essere punito con la reclusione da due a cinque anni e con sanzioni da 20mila a 60mila euro (prima andavano da 2.500 a 15mila euro). Chi invece «deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici propri o altrui» oppure «destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico», oppure mette a repentaglio la loro conservazione potrà ricevere multe da 10mila a 40mila euro (prima andavano da 1.500 a 10mila euro).
Negli ultimi mesi molti attivisti di Ultima Generazione sono stati denunciati o sottoposti a misure cautelari. Alcuni di loro sono già stati condannati in primo grado: il tribunale di Bologna ha condannato a sei mesi di carcere tre attivisti di Ultima Generazione che lo scorso novembre erano stati arrestati per aver bloccato la tangenziale di Bologna. A dicembre 12 attivisti che avevano bloccato l’autostrada A12 a Fiumicino, vicino a Roma, sono stati arrestati e detenuti in carcere per tre giorni e due notti: il giudice ha disposto per loro l’obbligo di dimora, una misura cautelare che vieta qualsiasi spostamento da un determinato territorio (comune di residenza o frazione di un comune).
L’orientamento repressivo tenuto dal governo contro gli attivisti del clima – molto diverso dall’approccio decisamente più morbido scelto nei confronti degli agricoltori che hanno bloccato le strade – ha spaventato molte persone che hanno rinunciato a prendere parte attivamente alle azioni per paura di conseguenze giudiziarie.
Nonostante la repressione gli attivisti continueranno a organizzare azioni e proteste, ma da tempo all’interno dell’organizzazione si erano sviluppate riflessioni su un cambio di metodo: meno blocchi e imbrattamenti, più manifestazioni autorizzate. «Avendo già raggiunto una grande quantità di persone con le nostre idee è giusto cambiare anche la natura delle proteste, che non saranno solo radicali, ma anche più orizzontali e inclusive, accoglienti», dice Laura Paracini, attivista di Ultima Generazione che a novembre ha imbrattato la facciata di palazzo Madama, sede del Senato. «Organizzeremo cortei, manifestazioni, marce lente».
Secondo Paracini, affiancare le azioni a forme di protesta meno radicale potrà avere un impatto più costruttivo sull’opinione pubblica. L’esempio è il presidio autorizzato organizzato a Roma lo scorso 16 dicembre, a cui è seguita un’assemblea popolare a cui hanno partecipato diverse persone non legate a Ultima Generazione o ad altre organizzazioni ambientaliste. «L’obiettivo è far partecipare sempre più persone e non solo renderle spettatrici di una performance», dice Paracini.
Lo stesso percorso è stato seguito nel Regno Unito da Extinction Rebellion che all’inizio dello scorso anno ha comunicato l’interruzione delle azioni illegali. Nell’ultimo anno l’organizzazione ha dedicato tutti i suoi sforzi alla crescita di un movimento di massa concentrandosi su forme di attivismo più comunemente associate ai partiti politici, come l’organizzazione di manifestazioni e di incontri a livello locale. L’obiettivo è coinvolgere e accogliere sempre più persone preoccupate per il cambiamento climatico. Il gruppo ha riconosciuto che la sua decisione è stata «controversa» e ha specificato di credere sempre nel «potere del disturbo di suonare l’allarme», ma anche di ritenere che sia necessario «evolvere le tattiche».