Cosa farebbe Trump se un paese della NATO venisse invaso dalla Russia
Dice che inviterebbe la Russia «a fare il diavolo che vuole», se quel paese non dà abbastanza soldi all'alleanza
L’ex presidente statunitense Donald Trump sta continuando la sua campagna elettorale per diventare il candidato del partito Repubblicano in vista delle elezioni presidenziali di novembre, e come accade fin dall’inizio della sua carriera politica durante i comizi continua a dire moltissime cose controverse e provocatorie, oltre a molte falsità. Un discorso che ha pronunciato sabato durante un incontro con il pubblico a Conway, in South Carolina, sta però facendo particolarmente discutere, portando a commentare l’accaduto non solo il governo degli Stati Uniti – al momento presieduto da Joe Biden, che a novembre con ogni probabilità sarà candidato in opposizione a Trump – ma anche il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.
In un discorso che doveva servire a mettere in risalto le sue doti di negoziatore, di cui Trump si è sempre vantato molto, l’ex presidente ha raccontato un aneddoto risalente al periodo in cui era alla Casa Bianca (tra il 2016 e il 2020). Era una conversazione che sarebbe avvenuta durante una riunione con i leader degli altri paesi NATO, l’alleanza militare composta da buona parte dei paesi occidentali, in cui si discuteva dei soldi che i singoli paesi membri dovrebbero spendere per la propria difesa:
Il presidente di uno dei paesi più grandi si è alzato e mi ha chiesto: «Ebbene, signore, se non paghiamo abbastanza e veniamo attaccati dalla Russia, ci proteggerete?». Io ho risposto: «Non avete pagato? Siete in arretrato?». Lui mi ha detto: «Sì, facciamo caso che sia così». E io: «No, non vi proteggerei. Anzi, inviterei la Russia a fare il diavolo che vuole».
La storia raccontata da Trump è avvenuta prima che la Russia invadesse effettivamente l’Ucraina – un paese che non è membro della NATO, ma che confina con diversi paesi che fanno parte dell’alleanza – nel 2022, quando il presidente era già Joe Biden. E non rappresenta una totale novità: da presidente Trump aveva più volte minacciato di lasciare la NATO, e poche settimane fa il giornale Politico aveva pubblicato un’inchiesta secondo cui Trump, all’epoca della sua presidenza, aveva detto che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti se un paese dell’Unione europea fosse stato attaccato militarmente.
La dichiarazione ha comunque fatto molto discutere, sia perché negli ultimi anni tra i paesi della NATO è aumentato il timore che gli Stati Uniti possano disinteressarsi dell’alleanza dopo decenni di collaborazione, sia perché c’è la concreta possibilità che Trump possa essere rieletto a novembre.
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Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha risposto dicendo che «qualsiasi insinuazione sul fatto che gli alleati possano evitare di difendersi a vicenda mina la sicurezza di tutti noi, Stati Uniti compresi, e mette a maggior rischio i soldati statunitensi ed europei. Mi aspetto che gli Stati Uniti rimangano un membro forte e devoto della NATO, a prescindere da chi vincerà le elezioni». Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha definito le osservazioni di Trump «sconsiderate», dicendo che l’unica persona di cui fanno gli interessi è il presidente russo Vladimir Putin. Il portavoce della Casa Bianca Andrew Bates ha invece commentato: «Incoraggiare l’invasione dei nostri più stretti alleati da parte di regimi assassini è spaventoso e folle – e mette in pericolo la sicurezza nazionale americana, la stabilità globale e la nostra economia interna».
L’affermazione di Trump dimostra anche un’incomprensione su come funziona la NATO, che non ha un bilancio centralizzato a cui i paesi contribuiscono. Ogni paese paga per la propria difesa, e nel 2014 tutti i paesi si sono assunti un impegno non vincolante a portare la spesa per la Difesa al 2 per cento in rapporto al PIL, possibilmente nell’arco di un decennio ma in maniera progressiva e compatibilmente con le proprie capacità di spesa. Era un accordo che dava concretezza a una richiesta che gli Stati Uniti facevano fin dal 2006 per sollecitare gli alleati a contribuire maggiormente al bilancio NATO, visto che 29 dei 30 membri tutti insieme spendevano nella difesa meno della metà di quello che spendeva da solo il governo americano, pur avendo, tutti insieme, un PIL paragonabile. Non tutti ci sono ancora riusciti, tra cui l’Italia.
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