Si è dimessa la presidente dell’Ungheria, Katalin Novàk
Dopo giorni di pressioni dell'opposizione e di parte della società civile, per aver concesso la grazia a un uomo coinvolto in un caso di abusi su minori
Sabato la presidente dell’Ungheria Katalin Novàk si è dimessa, dopo forti pressioni dovute alla sua decisione, l’anno scorso, di concedere la grazia a un uomo che era stato condannato in quanto complice in un caso di abusi sessuali sui minori. «Ho commesso un errore: oggi è l’ultimo giorno in cui mi rivolgo a voi come presidente», ha detto Novàk in un discorso trasmesso in televisione in Ungheria.
Novàk era stata eletta presidente a marzo del 2023, la prima donna a ricevere questo incarico nella storia dell’Ungheria: fa parte di Fidesz, il partito di destra del primo ministro Viktor Orbán, a cui è considerata vicina. In passato era stata ministra per la Famiglia.
Le pressioni per le dimissioni di Novàk andavano avanti da giorni, sia da parte dell’opposizione che da parte della società civile: l’opposizione chiedeva le sue dimissioni e quelle di Judit Varga, ex ministra della Giustizia che in quel ruolo, lo scorso aprile, aveva firmato la grazia concessa da Novàk all’uomo condannato per il suo coinvolgimento negli abusi su minori. Varga si era poi dimessa a luglio dicendo di volersi concentrare sulla campagna elettorale per le elezioni europee che si terranno il prossimo giugno. Venerdì nella capitale Budapest oltre mille persone avevano manifestato per chiedere le dimissioni di Novàk.
L’uomo in questione era il vicedirettore di una casa di accoglienza per bambini, condannato per aver coperto un altro uomo colpevole di abusi sessuali sugli ospiti della casa di accoglienza. Lo scorso aprile, in occasione della visita in Ungheria di Papa Francesco, Novàk aveva concesso la grazia a lui e a un’altra ventina di persone: solo in un momento successivo si è saputo pubblicamente che l’uomo era stato condannato per il suo coinvolgimento in quella storia di abusi sui minori, e da lì erano nate le contestazioni nei suoi confronti.