La giungla più pericolosa del mondo
Si chiama Buco di Darién, separa Panama e la Colombia ed è attraversata da migliaia di migranti che cercano di raggiungere gli Stati Uniti
Quando negli anni Trenta del Novecento fu costruita la Pan-American Highway, la strada lunga circa 30mila chilometri che passa per tutto il continente americano collegando l’Alaska con l’Argentina, rimase un unico tratto non asfaltato, al confine fra Colombia e Panama. La giungla di quella regione, chiamata Darién, era considerata così fitta e ostile alla presenza umana che i costruttori rinunciarono a costruirci una strada.
Ancora oggi in quel tratto la Pan-American Highway si interrompe per circa 105 chilometri, un tratto noto da allora come il Buco di Darién: da qualche anno è una tappa obbligata per le centinaia di migliaia di migranti che provano a raggiungere via terra gli Stati Uniti dai paesi del Sud America.
Fino a una decina di anni fa circa 200 persone all’anno provavano a raggiungere Panama dalla Colombia addentrandosi nel Buco di Darién. Nel 2023 sono diventate 520mila: il doppio dei migranti che nello stesso anno hanno cercato di raggiungere l’Europa dal Nord Africa e dal Medio Oriente. Fra di loro c’erano anche circa 120mila minorenni. Il flusso è aumentato a dismisura e crea grossi problemi all’amministrazione statunitense di Joe Biden dal 2021, cioè dopo che diversi paesi dell’America Centrale resero più severi i parametri per garantire visti di ingresso su pressione proprio degli Stati Uniti, che intendevano ridurre l’arrivo di migranti lungo il proprio confine meridionale.
In assenza di alternative legali che permettano ai migranti di arrivare in aereo in Messico, in Guatemala o in Honduras, moltissime persone scelgono di risalire a piedi il continente americano. Per larghi tratti significa prendere autobus o fare autostop. Arrivati al Buco di Darién però non c’è altra scelta: per raggiungere Panama e continuare a risalire verso nord bisogna attraversare centinaia di chilometri quadrati di una giungla per larghi tratti impenetrabile.
Il tragitto più battuto inizia a Capurganá, una località turistica costiera in Colombia. Da qualche anno qui si sono formate delle piccole società di “guide” che per alcune decine di dollari a persona accompagnano i migranti per le prime tappe del percorso, fatto in gran parte di sentieri fangosi. A seconda della velocità con cui si cammina per arrivare alla fine della giungla a Panama servono fra i quattro e i dieci giorni.
Negli ultimi tre anni si sono formati diversi campi informali fra una tappa e l’altra, gestiti soprattutto da alcune popolazioni indigene che ancora abitano nella giungla e si fanno pagare dai migranti per sostare nel proprio territorio. A volte sono poco più di terreni con un riparo e lo spazio per montare una tenda.
Il fatto che la giungla sia frequentata da migliaia e migliaia di persone ogni giorno non la rende sicura. È invece un posto pieno di pericoli: qualche tempo fa il magazine Outside l’ha definita «la giungla più pericolosa al mondo». In tutta la regione non c’è rete telefonica, perché né la Colombia né Panama hanno mai avuto interesse a costruire dei ripetitori. Non essendoci città o villaggi lungo il percorso, non esiste modo di fare rifornimento di cibo o oggetti utili.
«Molte persone che la attraversano entrano nella giungla con almeno una tenda, stivali, acqua e un po’ di cibo: ma sono oggetti pesanti, e nessuno riesce a fare scorte per l’intero percorso», si legge in un recente rapporto dell’ong Human Rights Watch: «Spesso l’acqua finisce dopo un giorno o due, il cibo poco dopo. Quando succede le persone bevono quella dei fiumi della giungla, che però spesso non è potabile: molti migranti quindi si ammalano oppure si disidratatano. Molti altri si rompono ossa o si slogano articolazioni per via del terreno accidentato. Altri annegano nei fiumi che devono attraversare, per via delle forti correnti e delle frequenti alluvioni». La giungla poi è piena di animali letali per l’uomo: dai serpenti ai ragni, passando per insetti velenosi di ogni tipo.
Secondo una stima del governo panamense riportata da Human Rights Watch le autorità di Panama hanno ritrovato almeno 124 corpi di persone morte nel tentativo di attraversare il Buco di Darién fra gennaio del 2021 e aprile del 2023. È un dato che sottostima molto il reale numero di morti lungo la rotta, dato che le autorità panamensi o colombiane si avventurano nella giungla assai raramente (cosa che peraltro permette a diverse gang di criminali e trafficanti di operare nella regione).
Poi c’è il rischio di perdersi di vista. Alla fine del 2022 il New York Times aveva raccontato la storia di un’avvocata venezuelana di 36 anni, Dayry Alexandra Cuauro, che si era addentrata nel Buco di Darién con la figlia Sarah, di sei anni, nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti. Dopo i primi giorni nella giungla Cuauro era in una situazione di estrema difficoltà e durante la salita di un rilievo fangoso soprannominato “la collina della morte” decise di affidare Sarah a un uomo conosciuto lungo il percorso, un colombiano di 42 anni. Per giorni l’uomo portò Sarah con sé, finché Cuauro, non è chiaro come, li raggiunse verso la fine. Altri, però, si perdono di vista e non si rivedono mai più.
Sulla rotta sono in netto aumento anche le violenze sessuali verso le migranti. Medici Senza Frontiere, una delle poche ong internazionali che assistono i migranti in alcuni punti nel Buco di Darién, ha registrato 214 casi di violenza sessuale avvenuti lungo la rotta nel dicembre 2023. Sono sette volte la media stagionale osservata fra gennaio e settembre del 2023. Spesso le violenze sono compiute da gang panamensi che aggrediscono i migranti quando superano il confine colombiano, oppure dai trafficanti stessi, che stuprano uomini e donne che non possono permettersi di pagare una guida.
Negli ultimi mesi il flusso si è talmente stabilizzato che è nato un piccolo giro di influencer e guide che sui social network raccontano le varie tappe del viaggio e offrono consigli per evitare guai e disagi.
Nei mesi invernali il flusso di persone attraverso il Buco di Darién si riduce ma al momento non ci sono avvisaglie del fatto che si azzererà, benché Biden abbia inasprito alcune misure nei confronti di migranti e richiedenti asilo e chiesto ai paesi dell’America Centrale di fare ancora di più per scoraggiare la migrazione. A meno di sorprese l’immigrazione via terra verso gli Stati Uniti diventerà un grosso tema della campagna elettorale per le elezioni presidenziali previste per novembre.