I paesi europei continuano a violare le sanzioni alla Russia
Tanto che la Commissione europea sta preparando nuove misure speciali per contrastare il fenomeno, scrive Politico
Secondo Politico, mercoledì la Commissione europea ha mandato una lettera ai paesi membri chiedendo di attivare più controlli per limitare i flussi di merci che continuano ad arrivare in Russia in violazione di tutte le sanzioni imposte dopo l’invasione dell’Ucraina. Secondo la Commissione le esportazioni europee di articoli vietati sono aumentate da 3 miliardi di euro prima dell’inizio dell’invasione ucraina a 5,6 miliardi nel 2023, compensando addirittura la perdita di commercio legale che la Russia aveva con i paesi europei prima della guerra. In alcuni casi, si tratta di forniture tecnologiche o militari che la Russia finisce perfino per usare sul campo di battaglia contro l’esercito ucraino.
La Commissione fornirà presto i dettagli sulle aziende europee che continuano a vendere merce proibita alla Russia: entro aprile si aspetta che i governi intraprendano azioni concrete per interrompere questi commerci. Nonostante le sanzioni siano decise a livello europeo, spetta ai singoli governi il controllo sull’effettivo rispetto delle limitazioni al commercio da parte degli operatori.
Gli articoli sanzionati dall’Unione europea riguardano soprattutto beni che la Russia potrebbe sfruttare in guerra, come particolari dispositivi tecnologici e chimici, beni energetici, mezzi di trasporto civili e militari. Ma anche il divieto di vendita di gas, petrolio russo e diamanti ai paesi europei – che danneggia l’economia russa e la sua popolazione – e il divieto di importazione di beni di lusso. Secondo la Commissione le merci europee vietate stanno comunque raggiungendo la Russia passando per altri paesi fuori dall’Europa: prima vengono esportati in paesi che non hanno imposto sanzioni, e poi finiscono in Russia.
Molte inchieste hanno effettivamente dimostrato che la Russia è riuscita nel tempo ad aggirare le sanzioni, in parte grazie all’aiuto di alcuni paesi, come Cina, India e Turchia, ma anche attraverso filiali di aziende europee che operano fuori dall’Unione.
La Russia ha smesso da tempo di pubblicare dati sul commercio internazionale, ma gli analisti e gli economisti riescono comunque a ricostruirli tramite i dati che pubblicano gli altri paesi sulle loro esportazioni verso la Russia: non è chiaro quanta parte di questi scambi violino le sanzioni imposte dall’Occidente, ma una buona parte sembra sospetta.
Un’inchiesta del New York Times raccontò per esempio che nell’estate del 2022 in Armenia arrivò un volume spropositato di telefoni cellulari, circa 10 volte quanto importato nei mesi precedenti. Erano davvero troppi cellulari per un paese così piccolo, ma è poi emerso che sono stati esportati a loro volta in Russia, a cui gli occidentali si rifiutano di vendere tecnologia che potrebbe applicare allo sviluppo di tecnologie militari. La stessa cosa è avvenuta per prodotti come lavatrici e chip per computer, arrivati in Russia attraverso altri paesi. Queste pratiche si vedono anche dalle decisioni di alcune aziende di trasporti russe che stanno potenziando rotte alternative.
Secondo Politico la Commissione sta studiando la possibilità di creare un organismo a livello europeo che controlli effettivamente l’applicazione delle sanzioni, togliendo di fatto questo compito ai governi nazionali. Non è la prima volta che se ne parla e una proposta in tal senso si era rivelata piuttosto popolare lo scorso anno, quando una decina di paesi, tra cui Germania, Francia, Italia e Spagna, ne aveva sostenuta una presentata dai Paesi Bassi. Non se n’è però più fatto niente.
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