La storia dell’ex capo dell’esercito ucraino Valery Zaluzhny
Un generale eccentrico e geniale, apprezzato dai soldati e dalla popolazione, meno dalla leadership civile del paese
di Davide Maria De Luca
Aggiornamento delle 18:00 di giovedì 8 febbraio
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato la sostituzione di Valery Zaluzhny con Oleksandr Syrskyi, che finora aveva guidato le forze di terra e a settembre del 2022 la controffensiva nella zona di Kharkiv, nell’est dell’Ucraina.
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Dopo che negli scorsi giorni il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato un “reset” della leadership del paese, provocando reazioni perplesse da parte della stampa, quello che è ritenuto il principale bersaglio di questo rimpasto, il generale Valery Zaluzhny, comandante in capo delle forze armate ucraine, da giorni posta sui social messaggi che suonano come addii. «La strada per noi sarà molto difficile adesso, ma non ci vergogneremo di quello che abbiamo fatto», ha scritto pochi giorni fa a commento di una fotografia insieme a uno dei suoi collaboratori.
Dopo un lunghissimo periodo di tensione, lo scontro tra il presidente e il generale, unica figura nel paese a poter competere con la popolarità di Zelensky, è diventato pubblico a inizio febbraio, quando è uscita la notizia di un incontro in cui quest’ultimo avrebbe annunciato la sua intenzione di sostituire Zaluzhny. Da allora, tra smentite poco convinte, proteste sui social e freddezza da parte degli alleati, la questione non è più progredita. Ma in pochi dubitano che per il popolare generale questi siano gli ultimi giorni a capo delle forze armate ucraine.
Lo scontro tra i due riguarda il modo di condurre la guerra e le inevitabili tensioni tra obiettivi politici e necessità militari. Ma secondo molti, tra i due si è da tempo sviluppata una rivalità personale. «Non è un segreto che l’ufficio di Zelensky sia da tempo geloso di Zaluzhny», ha detto lo scienziato politico Volodymyr Fesenko. I sondaggi indicano il generale come l’unico possibile rivale di Zelensky in un’eventuale elezione presidenziale e mentre la popolarità del presidente è in calo ormai da un anno, quella di Zaluzhny rimane stabile, nonostante la cattiva situazione al fronte.
Zaluzhny era stato nominato al ruolo di comandante in capo delle forze armate dallo stesso Zelensky, al culmine di un processo di rimpasto dei leader delle forze armate che sembra molto simile a quello che si sta preparando in questi giorni. Era il luglio del 2021, nel pieno delle tensioni con la Russia che sarebbero culminate con l’invasione del 24 febbraio. Zaluzhny all’epoca aveva 48 anni e pur essendo un brillante comandante veterano del conflitto in Donbass iniziato nel 2014, era considerato da molti troppo giovane e inesperto per occupare il ruolo.
Nato nel 1973 in una famiglia di militari, diplomato all’accademia militare di Odessa, Zaluzhny è un personaggio insolito per gli standard ultra machisti delle forze armate post sovietiche, e degli eserciti più in generale. Prima della sua nomina a capo delle forze armate era considerato un eccentrico che amava scherzare con i suoi sottoposti e presentarsi in maglietta e pantaloncini quando non era in uniforme, ha scritto il giornalista di Time Simon Shuster, autore della prima intervista al generale.
Anche oggi Zaluzhny rimane un anticonformista. Sul corpetto antiproiettile con cui si mostra quando visita il fronte ha un’immagine del personaggio di Star Wars “Baby Yoda”, mentre sul retro dell’elmetto ha quella di un gatto che stringe un fucile. L’allora ministro della Difesa, Oleksiy Reznikov, ha raccontato che quando andò a trovarlo nel suo ufficio nei primissimi giorni di guerra lo trovò impegnato a rispondere a molteplici telefonate in arrivo da tutto il fronte. Zaluzhny aveva un appellativo affettuoso per ognuno dei suoi sottoposti, chi chiamava «bellezza» chi «molodets», che in ucraino e russo significa bravo ragazzo o buon lavoro.
Cresciuto dal punto di vista militare in due mondi differenti, quello dell’eredità sovietica delle forze armate ucraine e quello della NATO, a cui l’esercito aspirava ad assomigliare, Zaluzhny fa parte di una nuova generazione di ufficiali modernizzatori che si sono fatti le ossa nel conflitto iniziato con l’occupazione russa dell’est del paese dopo la rivoluzione di Maidan, nel 2014.
A differenza di molti dei suoi fan in Occidente, che ritengono i successi ucraini frutto dell’addestramento fornito agli ucraini dalla NATO, Zaluzhny è anche un ammiratore della dottrina militare russa e, in particolare, del suo diretto avversario, il generale russo Valery Gerasimov, di cui nel suo ufficio conserva tutti i libri e gli articoli. «Ho letto tutto quello che ha scritto. È un uomo molto intelligente e ho alte aspettative su quello che è in grado di fare», ha detto a Shuster. «Mi dispiace che da un po’ abbia smesso di scrivere nuovi articoli», ha aggiunto in un’intervista al Washington Post.
The Force is strong with this one: Ukraine’s Commander-in-Chief Valerii Zaluzhny sporting a Baby Yoda patch pic.twitter.com/DXUrP9kfJt
— Business Ukraine mag (@Biz_Ukraine_Mag) June 19, 2023
Anche per queste ragioni nel luglio del 2021, quando è stato nominato a capo delle forze armate ucraine, Zaluzhny ha preso sul serio la minaccia di un’invasione russa che, invece, la leadership politica tendeva a minimizzare. Quando durante l’estate ha organizzato i primi “wargame”, simulazioni di possibili operazioni militari condotte a tavolino, sulla possibile reazione a un’invasione russa, ha cercato di tenere nascosti i suoi piani tanto ai russi quanto allo stesso Zelensky, nel timore di essere accusato di allarmismo dal suo presidente.
La preparazione, alla fine, ha pagato e sono in molti oggi, in Ucraina e non solo, a sostenere che è stato solo grazie alle forze armate e a Zaluzhny in particolare se il paese ha resistito con successo alle prime settimane dell’invasione. Il punto, però, rimane controverso. Anche se Zelensky minimizzava pubblicamente il rischio di invasione, non risulta che abbia impedito i preparativi alla difesa messi in atto dalle forze armate.
Da tutti i resoconti pubblicati fino a oggi da osservatori e protagonisti, sembra che fino ai primi mesi di guerra i rapporti tra i due fossero buoni. A Zelensky piaceva questo militare dallo stile informale, dalle considerevoli capacità e apparentemente disinteressato alla vita pubblica (ancora nell’agosto del 2022, Politico descriveva il generale come «l’opposto di una celebrità»). Dal canto suo, Zaluzhny era soddisfatto che Zelensky non si immischiasse negli affari militari. Entrambi questi punti, però, sarebbero presto stati sovvertiti.
Secondo una ricostruzione del quotidiano online Ukrainska Pravda, i primi problemi nella relazione sarebbero emersi già alla fine dell’aprile 2022, appena due mesi dopo lo scoppio del conflitto, quando Zaluzhny lanciò la sua personale fondazione per raccogliere donazioni destinate alle forze armate. Per l’ufficio di Zelensky si trattava di un tentativo di preparare una macchina politica in vista delle future elezioni. Da quel momento, il sospetto che Zaluzhny fosse un potenziale rivale politico non li avrebbe più abbandonati.
Le diverse vedute su come condurre la guerra sarebbero iniziate poco dopo. Secondo Shuster, in occasione della prima controffensiva ucraina, che nell’estate-autunno del 2022 ha portato alla liberazione della città di Kherson, a sud, e della regione di Kharkiv, a nord-est, è stato Zelensky a imporre per ragioni politiche un attacco su due fronti, mentre Zaluzhny avrebbe voluto concentrarsi soltanto sul fronte meridionale. La stessa situazione si sarebbe ripetuta l’anno successivo, in occasione della famigerata controffensiva estiva. Ancora una volta Zaluzhny avrebbe insistito per concentrare le forze sul fronte meridionale, ma Zelensky avrebbe imposto un secondo attacco contro la città di Bakhmut, conquistata pochi mesi prima dai mercenari del gruppo Wagner.
Questa città nell’est del paese divenuta famosa come il luogo della battaglia più sanguinosa combattuta in Ucraina fino a questo momento sarebbe stata origine di un altro grave scontro tra i due. Prima dell’inizio della controffensiva, Zaluzhny avrebbe chiesto il permesso di abbandonarla, poiché la considerava ormai indifendibile. Zelensky, che aveva proclamato Bakhmut “città fortezza”, avrebbe invece insistito per proseguire la difesa fino all’ultimo. Più di recente, una situazione simile si sarebbe verificata ad Avdiivka, un’altra città nell’est del paese che gli ucraini hanno sempre maggiore difficoltà a difendere ma che, secondo Zelensky, è fondamentale difendere fino all’ultimo per ragioni politiche e morali.
Se la leadership civile ha interferito sempre più spesso nella condotta della guerra, anche Zaluzhny non è rimasto con le mani in mano. Il generale un tempo descritto come «l’opposto della celebrità» ha iniziato a postare sempre più spesso sui social e a concedere un numero crescente di interviste. Inoltre, si è fatto fotografare con personaggi a volte controversi e rivali di Zelensky, come il sindaco di Odessa Gennadiy Trukhanov e Andriy Stempitsky, leader del corpo dei volontari del gruppo estremista “Settore destro” arruolati nelle forze armate (Zaluzhny aveva stabilito contatti con i gruppi nazionalisti scettici nei confronti di Zelensky fin dalla sua nomina).
Lo scorso novembre in un articolo scritto per il settimanale Economist ha annunciato il fallimento della controffensiva e l’inizio di uno stallo sul fronte, facendo infuriare gli alleati del presidente, al punto che una parlamentare del partito di Zelensky ha chiesto le sue dimissioni in diretta televisiva.
Zaluzhny oggi rimane immensamente popolare. A lui vengono dedicate canzoni, migliaia di meme e murales per le strade. Tra i soldati al fronte è difficile trovare qualcuno che non lo ammiri. Lo considerano non soltanto un abile stratega, ma anche un generale che tiene alle loro vite e ha come primo obiettivo quello di evitare che siano sacrificate invano. Le conseguenze di una sua eventuale cacciata restano incerte, ma di sicuro per il morale della popolazione e delle forze armate non sarà una buona notizia.