Il più grande processo contro i “no vax”
È iniziato lunedì a Ravenna: i 227 imputati sono accusati di aver ottenuto il Green Pass da un medico senza aver ricevuto il vaccino
Lunedì a Ravenna è iniziato il più grande processo italiano contro persone “no vax” accusate di aver ottenuto il Green Pass senza essere vaccinate durante il periodo di restrizioni introdotte per limitare la diffusione del coronavirus. Il Green Pass era quella certificazione che durante la pandemia si otteneva appunta dopo un ciclo di vaccinazione o dopo essere guariti dal Covid, e serviva ad accedere a una serie di servizi (luoghi pubblici, ristoranti, parrucchieri, eccetera). Gli imputati sono 227, originari di diverse province. Sono tutti accusati di falso ideologico in concorso per essersi rivolti a Mauro Passarini, un medico di Marina di Ravenna che certificava le somministrazioni senza aver fatto la vaccinazione.
Passarini fu arrestato nel 2021, accusato di peculato e falso ideologico: a dicembre ha patteggiato due anni. L’indagine che portò al suo arresto partì dalla procura di Belluno, che nei primi mesi del 2021 iniziò a indagare su un uomo seguace di una medicina alternativa non riconosciuta dalla comunità scientifica. L’uomo aveva preso appuntamento con Passarini per far vaccinare la figlia, che ricevette solo una soluzione fisiologica ottenendo il Green Pass con la complicità del medico di Ravenna. La procura riuscì ad accertare la mancata vaccinazione sottoponendo la ragazza a un test sierologico risultato negativo.
I magistrati di Belluno inviarono tutte le informazioni ai colleghi di Ravenna. Durante la perquisizione dello studio di Passarini, gli agenti della squadra mobile trovarono quindici flaconi di vaccino Pfizer, di cui tredici conservati a temperatura ambiente e quindi inutilizzabili. Passarini li aveva chiesti regolarmente al Servizio sanitario nazionale.
Il sistema era molto semplice: il medico entrava nella piattaforma online del ministero, inseriva i numeri di lotto dei vaccini non somministrati e in questo modo sbloccava il Green Pass ai suoi pazienti. Inizialmente la polizia sequestrò 84 Green Pass. Nei mesi successivi, grazie a indagini più approfondite, la procura risalì ad altre 143 persone. Tra queste ci sono anche cinque sanitari dipendenti dell’azienda sanitaria della Romagna e Alberto Ferrero, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Ravenna.
Quella di lunedì era una prima udienza preliminare del processo. Lunedì prossimo ce ne sarà un’altra per 91 imputati che saranno giudicati dal gup, il giudice per l’udienza preliminare. Se saranno rinviati a giudizio, per loro inizierà il dibattimento. Altre 39 persone hanno chiesto il rito abbreviato, un procedimento penale nel quale l’imputato può chiedere al giudice di rinunciare alla fase del dibattimento al fine di ottenere un considerevole sconto di pena in caso di condanna. Le ultime 97 persone imputate hanno chiesto il patteggiamento, che prevede un accordo tra il pubblico ministero e l’imputato, e una riduzione della pena a fronte della rinuncia di quest’ultimo a contestare le accuse. Ferrero ha chiesto il patteggiamento.
Durante l’udienza di lunedì è stata ammessa come parte civile l’azienda sanitaria della Romagna per il danno di immagine e per il pericolo causato dai cinque sanitari che hanno lavorato da non vaccinati.