Il “Bonus mamme” inizierà a febbraio
Come funziona e chi può chiedere la misura annunciata con enfasi dal governo lo scorso autunno: non sarà strutturale ma dovrebbe esonerare dai contributi quasi 800mila lavoratrici
Pochi giorni fa l’INPS ha pubblicato una circolare che spiega i dettagli del cosiddetto “Bonus mamme”, un’agevolazione contributiva introdotta dal governo di Giorgia Meloni con la legge di bilancio per il 2024, approvata dal parlamento a fine dicembre. In teoria il bonus avrebbe dovuto essere operativo già dall’inizio dell’anno, ma il ritardo nella pubblicazione della circolare ha allungato i tempi. Finora nessuna donna ha potuto usufruire dell’agevolazione, ma gli arretrati di gennaio dovrebbero comunque essere pagati con la busta paga di febbraio.
Per ottenere il bonus è sufficiente comunicare al datore di lavoro o all’INPS di avere i requisiti per riceverlo, indicando anche i codici fiscali dei figli. In seguito alla pubblicazione della circolare dell’INPS, il bonus diventerà attivo a partire da febbraio, e la quota di gennaio verrà pagata in modo retroattivo.
La misura era stata indicata da Meloni come «la più significativa» tra quelle approvate dal suo governo per l’aiuto alle famiglie e alla natalità: «Una donna che mette al mondo almeno due figli […] ha già offerto un importante contributo alla società. Lo stato cerca di compensare pagando i contributi previdenziali», disse a ottobre durante una conferenza stampa.
Di fatto però beneficeranno del Bonus mamme soprattutto le lavoratrici che guadagnano più di 35mila euro, dato che le donne con un reddito inferiore potevano già accedere alle altre agevolazioni per il cosiddetto taglio del cuneo fiscale, cioè la riduzione delle imposte e dei contributi che si applicano sugli stipendi, confermato anche per il 2024 e non cumulabile col nuovo bonus.
Il “Bonus mamme” prevede un esonero totale dal pagamento dei contributi previdenziali (quindi i soldi che ogni mese il datore di lavoro destina alla futura pensione della dipendente) per le lavoratrici con un contratto a tempo indeterminato che hanno almeno tre figli, di cui almeno uno minorenne. Non è un intervento strutturale, ossia permanente, ma sarà valido fino alla fine del 2026. Eccezionalmente, solo per il 2024, potranno usufruire dell’agevolazione anche le madri di due figli, di cui almeno uno con un’età inferiore ai 10 anni. Il bonus è accessibile senza limiti di reddito.
Sono escluse invece le lavoratrici non dipendenti o con un contratto a tempo determinato, le donne disoccupate, pensionate e le madri di un solo figlio o figlia. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), potranno accedere al “Bonus mamme” circa 780mila lavoratrici in Italia.
Il bonus prevede un limite massimo per l’esonero di 3mila euro all’anno, ossia 250 euro lordi al mese. Le eventuali spese contributive eccedenti questa soglia resteranno a carico della lavoratrice. Il “Bonus mamme” non ha un importo fisso, ma la cifra varia in base alle trattenute previdenziali e quindi al reddito delle lavoratrici: secondo i calcoli dell’UPB l’importo sale gradualmente fino a raggiungere i 140 euro netti in busta paga per le lavoratrici con un reddito da 27.500 euro l’anno, soglia dopo la quale la cifra rimane più o meno costante.