Netanyahu ha rifiutato la tregua proposta da Hamas nella Striscia di Gaza
Prevedeva la liberazione di tutti gli ostaggi in cambio del ritiro completo dell'esercito israeliano: secondo il primo ministro d'Israele invece si potrà arrivare a una pace solo sconfiggendo Hamas
Mercoledì sera il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha tenuto una conferenza stampa per annunciare che Israele ha rifiutato la proposta del gruppo armato radicale palestinese Hamas per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, dove da quattro mesi è in corso una guerra tra Israele e Hamas. Il gruppo aveva proposto una tregua di 135 giorni, quattro mesi e mezzo, durante i quali tutti gli ostaggi israeliani avrebbero dovuto essere liberati e le due parti avrebbero dovuto lavorare a un accordo per porre fine alla guerra. Aveva anche chiesto che durante la tregua l’esercito israeliano si ritirasse completamente dalla Striscia di Gaza.
Netanyahu ha detto che «arrendersi alle condizioni deliranti di Hamas porterebbe a un altro massacro per Israele», riferendosi agli attacchi violenti e senza precedenti del 7 ottobre scorso compiuti da Hamas in territorio israeliano, da cui poi è cominciata la guerra in corso. Secondo il primo ministro israeliano è invece necessario continuare a mettere militarmente sotto pressione Hamas per assicurare che vengano liberati tutti gli ostaggi detenuti nella Striscia (durante gli attacchi del 7 ottobre Hamas aveva rapito più di 240 persone in Israele, un centinaio delle quali è stato liberato in precedenti tregue).
Netanyahu ha anche detto che l’unico modo di arrivare a degli accordi di pace efficaci è «sconfiggere Hamas», e che Israele continuerà a combattere nella Striscia fino alla «vittoria totale». Questa posizione di Netanyahu è ormai da diverse settimane molto contestata da una parte dell’opinione pubblica israeliana, secondo cui il proseguimento dei combattimenti diminuirà nettamente le possibilità che gli ostaggi israeliani detenuti da Hamas restino vivi. È soprattutto la posizione dei familiari degli ostaggi, che negli ultimi tempi hanno organizzato diverse proteste contro Netanyahu e il suo governo.
La proposta di tregua di Hamas era una risposta a un’altra proposta di cessate il fuoco che era stata elaborata la scorsa settimana durante una serie di negoziazioni fra rappresentanti diplomatici israeliani, qatarioti, statunitensi ed egiziani. Quell’accordo prevedeva l’inizio di una tregua nella Striscia di Gaza e la liberazione di tutti gli oltre 130 ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas, ma non erano stati diffusi altri dettagli. La risposta di Hamas era attesa per domenica, ma è arrivata solo martedì sera, e Israele a sua volta ha risposto un giorno dopo.
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Secondo un documento che riassume la proposta, visto dall’agenzia di stampa Reuters, Hamas proponeva che la tregua si dividesse in tre fasi di 45 giorni ciascuna. Durante la prima fase sarebbero state liberate tutte le donne israeliane in ostaggio, i ragazzi con meno di 19 anni e le persone anziane e malate, in cambio di donne e bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In più, Israele avrebbe dovuto ritirare le truppe dalle aree popolate della Striscia, permettendo l’inizio della ricostruzione degli ospedali e dei campi profughi distrutti dai combattimenti.
Fra la prima e la seconda fase, Hamas chiedeva che si tenessero «colloqui indiretti sui requisiti necessari per porre fine alle operazioni militari reciproche e tornare alla calma totale».
La seconda fase avrebbe riguardato il rilascio degli uomini ancora in ostaggio, in cambio di 1.500 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, e il ritiro completo di Israele da tutta la Striscia di Gaza. Infine, durante la terza fase Israele e Hamas si sarebbero dovuti scambiare i corpi degli ostaggi e dei soldati uccisi.
Da alcune settimane le trattative per una nuova tregua nelle operazioni militari dell’esercito di Israele nella Striscia di Gaza sono diventate più intense. La prima tregua era durata una settimana, fra il 24 e il 30 novembre scorso, e aveva portato al rilascio da parte di Hamas di 105 ostaggi, di cui 81 israeliani. Israele aveva invece liberato 240 detenuti palestinesi, oltre a permettere l’ingresso di aiuti umanitari in quantità superiore rispetto alle settimane precedenti.
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