Un tribunale statunitense ha negato a Donald Trump l’immunità presidenziale
L'ex presidente chiedeva una “immunità assoluta” per i presunti reati commessi durante il suo mandato, e probabilmente farà ricorso alla Corte Suprema
Una corte di appello federale di Washington ha deciso che l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump non può godere dell’immunità per i reati commessi nel periodo in cui era presidente. Secondo la sua difesa, Trump non dovrebbe essere processato per le accuse di aver cercato di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 (che perse), in quanto all’epoca dei fatti era protetto dall’immunità presidenziale. La corte d’appello ha rifiutato la richiesta, ma è quasi certo che l’ex presidente farà ricorso contro la decisione, su cui potrebbe doversi esprimere la Corte Suprema degli Stati Uniti.
La causa riguarda l’assalto al Congresso del 6 gennaio del 2021 e altri presunti tentativi di Trump di modificare il risultato delle elezioni del 2020. A dicembre una giudice aveva già respinto la richiesta per l’immunità e i legali di Trump avevano fatto appello, con quella che è considerata anche una strategia per ritardare i tempi del processo, facendolo slittare a dopo le elezioni del 2024, per non intralciare la campagna elettorale.
Trump è attualmente il favorito alle primarie del Partito Repubblicano, e quindi quasi sicuramente affronterà l’attuale presidente Democratico Joe Biden alle prossime elezioni presidenziali, a novembre. È imputato di 91 capi di accusa in 4 diversi processi, incluso quello per l’assalto al Congresso.
I presidenti statunitensi godono di alcune forme di immunità giudiziaria, ma non ci sono precedenti che attestino se questa immunità si possa estendere anche ai processi penali: Trump è il primo presidente della storia a essere stato incriminato. La strategia della difesa prevedeva di stabilire che di fatto il presidente possa godere di una “immunità assoluta”, che lo protegge da qualsiasi procedimento per gli atti commessi mentre è in carica.
Già a gennaio i tre giudici della corte d’appello federale avevano espresso forti dubbi sul fatto che possa essere prevista questo tipo di immunità assoluta per i presidenti. Suggerendo possibili implicazioni a una possibilità di questo tipo, una dei tre giudici aveva detto che se così fosse un presidente potrebbe teoricamente vendere segreti militari o far assassinare dall’esercito un proprio rivale politico senza subire ripercussioni. Un’altra giudice aveva definito «paradossale» la possibilità che un presidente, che ha il dovere costituzionale di vigilare sul rispetto delle leggi, possa di fatto essere autorizzato a violarle senza subire ripercussioni.