Breve storia del “mattinale”, o di come i leader politici dicono ai parlamentari cosa dire e cosa no
L'esempio più recente è “Ore 11”, il bollettino quotidiano di Fratelli d'Italia per deputati e senatori, ma ci sono alcuni predecessori
Ogni mattina, in tarda mattinata, sulle chat WhatsApp dei parlamentari di Fratelli d’Italia arriva puntuale un file pdf di cinque o sei pagine, dal titolo “Ore 11. Il commento alle notizie del giorno”. Contiene una fitta sintesi delle principali notizie pubblicate sui quotidiani, con commenti e spunti per suggerire l’interpretazione dei fatti e soprattutto istruire deputati e senatori su come rispondere a eventuali domande dei giornalisti. È il cosiddetto “mattinale”, una specie di bollettino quotidiano a uso e consumo dei parlamentari.
Il responsabile del contenuto del bollettino è Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega all’attuazione del programma di governo. È uno dei più storici e fidati collaboratori di Giorgia Meloni. Nel partito lo hanno soprannominato scherzosamente “Spugna”, pare per la sua capacità di assorbire in fretta concetti complicati. Da quando cura – in maniera maniacale – il mattinale, alcuni parlamentari lo chiamano anche “Appelius”, in ricordo di Mario Appelius, un giornalista fascista che durante la Seconda guerra mondiale teneva una rubrica radiofonica quotidiana, «Fatti del giorno», in cui dava un resoconto dei principali sviluppi della guerra con una tendenza costante a esaltare le vittorie del regime.
“Ore 11” esiste solo da pochi mesi, nella sua forma attuale. Negli anni passati Fratelli d’Italia aveva un normale servizio di rassegna stampa curato dai responsabili dei gruppi parlamentari, un po’ come tutti gli altri partiti: ogni mattina arrivava una corposa selezione di articoli d’interesse politico. Da quando Giorgia Meloni è presidente del Consiglio, questo servizio è andato evolvendosi diventando una rassegna stampa sempre più ragionata, con commenti, riflessioni e indicazioni; e ha assunto i connotati attuali negli ultimi mesi proprio sotto la guida di Fazzolari, a cui da settembre la presidente del Consiglio ha affidato anche il coordinamento della comunicazione del governo, col compito tra l’altro di «dare quotidianamente le linee guida di comunicazione».
Parte di questo compito viene svolto proprio diffondendo “Ore 11”, a cui lavorano a vario titolo sei o sette persone, tra i responsabili della comunicazione dei gruppi parlamentari e addetti stampa di Palazzo Chigi.
Viene realizzato perlopiù in mattinata, e Fazzolari esercita un controllo molto scrupoloso sul documento. È suddiviso in vari capitoli tematici (Economia, Politica estera, ecc), variabili a seconda dei giorni. Poi spesso ci sono alcuni paragrafi più provocatori, del tipo «Quello che non trovate sui giornali di sinistra», oppure «Lo stato delle opposizioni: divisi su tutto». In generale, le parti più rilevanti di questo mattinale sono quelle che vengono segnalate in blu alla voce «Spunti». Si tratta di interpretazioni di parte, slogan propagandistici e battute sarcastiche per suggerire ai parlamentari come commentare i fatti e come intervenire nelle polemiche di giornata. Il mattinale del 30 gennaio scorso, pubblicato all’indomani della Conferenza Italia-Africa organizzata da Meloni a Roma, suggeriva ad esempio come rispondere alle critiche delle opposizioni: «Quando uno statista indica la luna il parlamentare del PD guarda il dito».
Se il mattinale di Fazzolari è in questo senso piuttosto innovativo, per la ricchezza di spunti e la sua efficacia polemica, risponde in effetti a un’esigenza emersa nelle ultime legislature, caratterizzate dal successo improvviso di partiti che sono passati in breve tempo dall’essere piccoli movimenti di opposizione all’eleggere centinaia di deputati e senatori. L’inesperienza di così tanti parlamentari al primo mandato ha fatto sì che i dirigenti di quei partiti tendessero a irreggimentare molto la comunicazione, sconsigliando o addirittura vietando ai singoli parlamentari di avere relazioni libere e dirette con la stampa. Insomma, si deve evitare che senatori e deputati sprovveduti combinino guai dando dichiarazioni avventate ai cronisti.
Il Movimento 5 Stelle, che prima di Fratelli d’Italia fu il partito in cui era più rigido il controllo dei responsabili della comunicazione sui gruppi parlamentari, non aveva un mattinale quotidiano, ma i parlamentari ricevevano spesso messaggi in cui venivano imbeccati su cosa dire e come dirlo, su quali parole chiave insistere, eccetera. Più spesso, venivano invitati semplicemente a non parlare. In misura minore e con molta meno frequenza, anche i parlamentari della Lega ricevono messaggi analoghi, specie quando lo staff di Matteo Salvini ritiene necessario suggerire di non intervenire su certe questioni in attesa che sia il leader a esprimersi.
Tuttavia, il precursore più celebre di “Ore 11” resta Il Mattinale di Renato Brunetta, che era una specie di piccolo giornale con decine di pagine. Fu inaugurato nell’autunno del 2013, quando Brunetta era capogruppo di Forza Italia alla Camera, e ci lavorava una decina di persone. A coordinare i lavori erano Fabrizio Augimeri, portavoce di Brunetta che ora cura la comunicazione del presidente della Calabria Roberto Occhiuto, e Renato Farina, ex vice direttore di Libero che nel 2007 venne radiato dall’albo dell’Ordine dei giornalisti per alcune indagini su suoi legami con i servizi segreti (la radiazione fu poi annullata nel 2011 dalla Cassazione perché Farina si era dimesso autonomamente dall’albo dei giornalisti professionisti dieci giorni prima della conclusione del procedimento contro di lui). Per le questioni economiche collaborava anche Paola Tommasi, attuale capo della segreteria del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Ogni mattina negli uffici di Brunetta si svolgevano alcune riunioni in cui si imbastiva Il Mattinale, composto da cinque o sei articoli originali, un’agenda parlamentare, un paio di pagine di «parole chiave», con slogan lapidari e brevi frasi polemiche («Buonismo produce razzismo»; «L’Imu non si tocca neanche con un fiore», eccetera). Poi il giornale veniva inviato in tarda mattinata in formato digitale a deputati, senatori, europarlamentari e dirigenti vari del partito. In un secondo momento divenne consultabile online. Il Mattinale, che durò dal 2013 al 2018, fu di fatto lo strumento con cui Brunetta condusse la sua battaglia politica contro quella parte di Forza Italia che era favorevole al Patto del Nazareno, cioè all’accordo politico tra l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
Si richiamava nel nome a un altro mattinale di qualche anno prima, pure quello di Forza Italia, e che però era diverso sia nella forma sia nello scopo. Era infatti un documento snello, con un resoconto delle notizie del giorno, suggerimenti stringati su come commentarli e possibili slogan da adoperare che veniva consegnato ogni mattina a Silvio Berlusconi quando era presidente del Consiglio. La curava il suo portavoce, Paolo Bonaiuti, con l’aiuto di giornalisti e parlamentari di Forza Italia, tra cui Giorgio Stracquadanio.
Anche Matteo Renzi, durante la sua esperienza di presidente del Consiglio, aveva più volte ipotizzato di creare un bollettino quotidiano per i parlamentari del Partito Democratico, con una breve rassegna delle principali notizie del giorno e alcuni spunti per sostenere la linea del governo. Alla fine non se ne fece niente, anche per le obiezioni di alcuni dirigenti del PD. Renzi, che già da anni teneva (e tiene tuttora) una periodica newsletter personale chiamata eNews, avviò varie iniziative dopo aver dato le dimissioni da presidente del Consiglio, nel 2017, quando aveva ancora la carica di segretario del PD. S’impegnò a fondare Democratica, un nuovo giornale di partito online che non ebbe in realtà molta fortuna e che chiuse poi nel 2019; e tenne una rubrica video quotidiana in cui faceva una rassegna stampa commentata e piuttosto spigliata, che si chiamava “Ore 9”.