Le violente proteste in Senegal contro il rinvio delle elezioni
Centinaia di persone hanno manifestato a Dakar e si sono scontrate con la polizia, dopo che il presidente aveva deciso all'ultimo di non fare le elezioni previste questo mese
Domenica ci sono stati violenti scontri tra manifestanti e polizia in Senegal, durante le proteste organizzate contro la decisione del presidente Macky Sall di rinviare a tempo indeterminato le elezioni previste per il 25 febbraio. Le proteste sono avvenute principalmente nella capitale del paese, Dakar, dove diverse centinaia di persone si sono radunate accogliendo l’invito dei principali politici di opposizione.
I manifestanti stavano protestando pacificamente, perlopiù sventolando bandiere senegalesi e indossando la maglia della squadra nazionale di calcio, ma la polizia ha risposto sparando contro di loro gas lacrimogeni per disperderli.
La polizia ha arrestato anche diversi manifestanti tra cui Aminata Touré, prima ministra tra il 2013 e il 2014, e Anta Babacar Ngom, candidata alle elezioni presidenziali. Mentre erano in corso le proteste, il governo ha fatto interrompere il segnale del canale televisivo Walf, un canale privato che stava trasmettendo una diretta video delle manifestazioni, accusandolo di star «incitando alla violenza».
Altre proteste sono state organizzate fuori dal parlamento lunedì, quando i parlamentari si sono riuniti per discutere un disegno di legge che programmerebbe le elezioni rinviate per il 25 agosto, ed estenderebbe il mandato di Sall fino a quando il suo successore non prenderà il suo posto. Da domenica sera le autorità del paese hanno limitato in via temporanea l’accesso a Internet tramite smartphone citando possibili minacce per l’ordine pubblico. Tra le altre cose il canale televisivo privato Walf ha fatto sapere che sempre domenica le sue trasmissioni sono state interrotte e che la sua autorizzazione per trasmettere programmi è stata revocata.
Macky Sall ha 62 anni, è in carica dal 2012 ed è stato rieletto nel 2019. Da tempo è considerato sempre più autoritario ed è stato accusato di reprimere i suoi principali rivali politici. Negli ultimi due anni era stato accusato di essere coinvolto nell’arresto e nella condanna a due anni di carcere di Ousmane Sonko, leader del partito di opposizione PASTEF: arresto deciso, secondo i suoi sostenitori, proprio per impedirgli di candidarsi. La sua condanna aveva provocato a giugno del 2023 proteste e scontri in cui erano morte almeno 9 persone.
Domenica aveva annunciato il rinvio delle elezioni a tempo indeterminato in un discorso televisivo alla nazione, sostenendo che il motivo fosse a una disputa sulle liste dei candidati che avrebbero potuto partecipare. È la prima volta che un evento del genere si verifica nella storia del paese, che ha una delle più solide storie di democrazia nell’Africa occidentale. Yassine Fall, vicepresidente di PASTEF, ha detto ad Al Jazeera di ritenere la decisione di Sall «un colpo di stato costituzionale».
Sall aveva confermato che non si sarebbe ricandidato per un terzo mandato, ma non aveva detto nulla su quando si sarebbero tenute le nuove elezioni. Il mese scorso il Consiglio costituzionale aveva provocato un grosso malcontento escludendo dalla lista dei candidati alcuni importanti membri dell’opposizione. Tra questi c’erano Ousmane Sonko e il candidato del Partito democratico senegalese (PDS) Karim Wade – figlio di Abdoulaye Wade, presidente tra il 2000 e il 2012 – al quale non era stato permesso di candidarsi perché ha una doppia cittadinanza, franco-senegalese.
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