La fine di “Curb Your Enthusiasm”

La sitcom di Larry David, che influenzò un decennio di comicità televisiva americana, è arrivata alla sua dodicesima e ultima stagione (pare)

(HBO)
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Alla fine delle riprese di praticamente tutte le prime undici stagioni della serie Curb Your Enthusiasm, il comico Larry David ha detto agli attori che non ce ne sarebbe stata una successiva. È tipico di uno degli autori più celebrati e amati della televisione americana, che dopo aver ideato e scritto negli anni Novanta Seinfeld, probabilmente la sitcom più importante di sempre, decise di mettere in scena una versione esagerata e macchiettistica di se stesso e della sua vita. Decise di avvertire fin dal titolo gli spettatori di non farsi prendere troppo dall’entusiasmo e di abbassare le aspettative, ma mettere le mani avanti non serviva. Curb Your Enthusiasm fu da subito un successo, è diventata una sitcom di culto quasi quanto Seinfeld, e secondo il Guardian è stata «la serie comica più influente di questo secolo».

Ma dopo undici stagioni trasmesse nell’arco di 24 anni, la dodicesima cominciata domenica sera negli Stati Uniti sembra essere davvero l’ultima. È stata pubblicizzata estesamente come quella finale, e gli attori principali del cast hanno spiegato in diverse occasioni che il modo in cui è stata girata è stato coerente con un commiato. A differenza di quanto successo nel 2011, quando al termine dell’ottava stagione David decise di non girarne una nona, salvo poi cambiare idea sei anni dopo. Susie Essman, che nella serie interpreta la moglie scorbutica dell’agente e amico di Larry, Jeff Greene, ha raccontato che all’epoca David la chiamò per annunciarglielo, e lei finì in depressione perché faticava ad accettarlo. «Questa volta Larry e io abbiamo parlato a lungo dall’inizio della stagione, quindi sapevo che era il canto del cigno. Sono preparata da un anno e mezzo ormai, quindi non è uno shock».

Nel primo episodio della dodicesima stagione di Curb Your Enthusiasm ritorna dopo diversi anni il personaggio di Auntie Rae, una dei membri della famiglia afroamericana che Larry e sua moglie Cheryl (Cheryl Hines) accolsero in casa propria dopo il passaggio dell’uragano Edna a New Orleans, nella sesta stagione. Fu una svolta di trama centrale nella serie, visto che la famiglia – i Blacks, cognome su cui vennero costruite molte gag – rimase in casa con i David per l’intera stagione, e il personaggio di Leon (J. B. Smoove) rimase coinquilino di Larry e tra i personaggi principali per quelle successive. In Italia però nessuna di queste puntate è mai passata in tv: prodotta negli Stati Uniti da HBO, soltanto le prime cinque stagioni di Curb Your Enthusiasm sono state trasmesse da Sky, tra il 2005 e il 2007 (sono ancora oggi disponibili on demand).

Quelle prime cinque stagioni, unite a metodi illegali con cui molti hanno visto anche qui le successive, sono comunque state sufficienti a costruire un culto attorno alla serie anche in Italia, seppur molto di nicchia. Non c’è paragone però con l’importanza che ha Larry David nella cultura popolare e nella tv americana, costruita a partire dagli anni Novanta grazie al successo di Seinfeld. Nato a Brooklyn nel 1947 in una famiglia ebraica di origini tedesche e polacche, cominciò la sua carriera come comico negli anni Ottanta, nei locali di New York e ottenendo poi un lavoro come autore del Saturday Night Live. Non andò bene: soltanto uno dei molti pezzi che scrisse andò in onda, e si licenziò dopo un anno. Pentitosi, due giorni dopo si presentò nuovamente a lavoro facendo finta di niente.

Questo genere di comportamenti assurdi, imbarazzanti, inetti, subdoli, incompatibili con le basilari norme sociali furono alla base della sceneggiatura di Seinfeld, che David ideò nel 1989 insieme all’amico comico Jerry Seinfeld e propose alla NBC. Si basava sulla vita quotidiana di una versione romanzata della vita dello stesso Jerry Seinfeld, comico newyorkese di modesto successo, e dei suoi tre amici più stretti: George Costanza (Jason Alexander), Elaine Benes (Julia Louis-Dreyfus) e Cosmo Kramer (Michael Richards). Era «una serie sul niente», come la descrissero i suoi stessi autori, che raccontava peripezie quotidiane, relazioni effimere, equivoci bizzarri, idiosincrasie futili, tipi umani detestabili e ridicoli, costruendo la maggior parte delle gag su trovate e invenzioni linguistiche brillanti.

Ebbe un successo spropositato: l’episodio finale, che andò in onda nel 1998, fu il quarto più visto nella storia della televisione americana con i suoi oltre 76 milioni di spettatori. In nove anni e altrettante stagioni, Seinfeld era entrato nella cultura popolare americana come pochi altri prodotti televisivi prima di lui, rendendo celebri gag e battute che vengono citate ancora oggi di frequente dagli americani.

David scrisse 62 dei 180 episodi di Seinfeld, lasciando amichevolmente la produzione alla settima stagione, per tornare poi per collaborare al finale (peraltro considerato assai deludente all’epoca). Il personaggio di George fu costruito su di lui, sulle sue insofferenze, sulle sue goffaggini, sulle sue ossessioni, ma in generale la serie fu sviluppata sulla sua comicità tanto quanto su quella di Jerry Seinfeld. Erano umorismi compatibili in quanto basati entrambi sull’osservazione della quotidianità e sull’esposizione e sull’esasperazione dei suoi tratti più strambi e paradossali.

Furono pressapoco gli stessi elementi alla base di Curb Your Enthusiasm, che David propose a HBO inizialmente come programma speciale di un’ora, trasmesso nell’ottobre del 1999, e che poi fu trasformato in una sitcom a puntate l’anno successivo. Anche lo spunto era simile a quello di Seinfeld: la vita quotidiana di una versione romanzata dello stesso David, autore comico di grande successo grazie a Seinfeld, che vive principalmente di rendita oziando e portando avanti una routinaria vita sociale a Los Angeles, nei quartieri delle star del cinema e della televisione. Assieme a lui in Curb Your Enthusiasm compaiono una serie di personaggi fittizi (la moglie Cheryl, i coniugi Green, Leon, Marty Funkhouser interpretato da Bob Einstein) assieme ad alcuni famosi attori comici nei panni di loro stessi, come Ted Danson, Richard Lewis e Wanda Sykes.

Il primo episodio della serie mostrava Larry uscire controvoglia con un’amica della moglie per andare al cinema, incappando in uno dei tipici malintesi che caratterizzano la serie: il nuovo paio di pantaloni che indossa si piega in modo equivoco all’altezza dei suoi genitali, dando l’impressione di una prominente erezione. L’amica se ne va scandalizzata, non credendo alle giustificazioni accampate da Larry, che contemporaneamente litiga con una sconosciuta maleducata, che si rivela essere la nuova fidanzata del suo amico Richard Lewis, con la quale dovrà presto andare a cena. Lamentandosi di sua moglie con Jeff, poi, la definisce “Hitler”, suscitando l’indignazione dei genitori dell’amico (ebrei come loro due, ma della generazione che visse l’Olocausto) che ascoltavano a sua insaputa in vivavoce.

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L’episodio pilota conteneva già molti dei classici elementi comici che avrebbero caratterizzato la serie, in cui David si rappresenta come un anziano brontolone incapace di sopportare qualsiasi cosa gli provochi anche il minimo fastidio, incline a litigare con gli estranei qualsiasi volta violino norme sociali che spesso esistono soltanto nella sua testa. Norme sociali che in realtà è lui per primo a infrangere, più o meno consciamente, scatenando reazioni a catena che lo espongono allo sdegno di amici e conoscenti, sdegno che di solito aumenta di fronte al suo puntuale rifiuto di scusarsi o di assumersi le colpe.

Se nella trama Curb Your Enthusiasm sembra una specie di remake di Seinfeld, il modo in cui fu girata fu del tutto nuovo: era infatti basata in buona parte sull’improvvisazione. All’inizio David voleva che la serie fosse una specie di mockumentary sulla sua vita, un finto documentario in cui la troupe e gli autori fossero mostrati, e in cui mischiare pezzi della sua vera vita ad altri basati su un copione. Alla fine questa impostazione fu accantonata, ma la serie fu comunque costruita su canovacci senza una vera sceneggiatura, lasciando che gli attori – scelti appositamente tra comici bravi a improvvisare – inventassero sul momento parte delle battute. Una tecnica assimilabile a quella del cinéma vérité, lo stile associato al regista sovietico Dziga Vertov e al superamento della distinzione tra finzione filmica e realismo documentario.

Questo modo di fare le sitcom, e di tenerle a metà tra fiction e mockumentary, sarebbe stato uno dei più fortunati degli anni Duemila, imitato e rielaborato da alcune delle serie comiche di maggior successo del decennio come Arrested Development, Parks and Recreation, The Office e Modern Family.

Andando in onda su un canale via cavo come HBO, David ebbe grandi libertà sui temi da trattare. Oltre all’includere continuamente battute su argomenti spesso tabù (dal conflitto israelo-palestinese all’Olocausto), Curb Your Enthusiasm mostra di frequente David finire nei guai e mancare più o meno volontariamente di rispetto a persone di minoranze, da quelle con disabilità a quelle non bianche. Ma non è veramente una serie cinica o cattiva, né quelle battute e quelle situazioni sono state mai considerate realmente offensive: perché l’oggetto del ridicolo della serie è sempre David e la sua ignoranza o inettitudine. I suoi comportamenti peraltro ne rivelano di frequente una certa bontà di fondo, oscurata dalla sua misantropia inguaribile che a ben guardare non fa discriminazioni, ma è rivolta equamente a chiunque. E che lo porta a fare di tutto pur di non avere a che fare con gli altri: tipo indossare all’occorrenza il cappellino dei sostenitori di Donald Trump, per imbarazzare amici e sconosciuti progressisti di Los Angeles.

Il fatto che a essere rappresentata in Curb Your Enthusiasm fosse la sua vita ha permesso a David di includere nella serie un sacco di celebrità di Hollywood, da Martin Scorsese a Mel Brooks, da Ben Stiller a David Schwimmer, che hanno sempre interpretato delle versioni caricaturali di se stessi, e che David finisce quasi sempre per detestare dopo averci avuto a che fare per un po’. Dentro a Curb Your Enthusiasm David fece anche succedere l’unica reunion tra gli attori protagonisti di Seinfeld, che recitarono nella settima stagione interpretando ovviamente loro stessi, e mettendo in scena una finta reunion per uno speciale televisivo.

Tra gli amici famosi che frequenta assiduamente c’è in particolare Ted Danson, che viene rappresentato come una versione più bella, socievole e di successo di Larry, e che per questo (e anche per altro, come emerge nella seconda metà della serie) diventa un suo rivale. In un episodio, per esempio, David fa una consistente donazione a una non profit ambientalista in cui è coinvolta la moglie, e gli viene per questo intitolata un’ala della sede. Alla cerimonia viene presentata anche l’ala dedicata a un anonimo donatore, che immediatamente riceve maggiori plausi e ammirazioni per la modestia. «È Ted», gli dice la moglie con gli occhi un po’ sognanti. «Nessuno mi ha detto che potevo essere anonimo e dirlo comunque alla gente» si indispettisce subito Larry, realizzando che ora sembrerà quello che ha voluto per sé tutti gli onori, sfigurando di fronte a Danson che si prenderà il credito e contemporaneamente passerà per modesto. Cosa che puntualmente succede.

«Pretty, pretty good» dice David nel video, una delle sue esclamazioni ricorrenti diventate famose assieme a molte altre espressioni e concetti inventati dalla serie. Dalla “go-home stain”, una macchia abbastanza grossa da dover andare a casa a cambiarsi, fino agli auguri di buon anno che non si possono più fare oltre un certo giorno di gennaio, dai crimini d’odio contro i calvi al kamikaze giapponese che, essendo sopravvissuto alla guerra, non era un vero kamikaze. Come successo il decennio prima con Seinfeld anche Curb Your Enthusiasm ha prodotto molti momenti entrati nelle citazioni tipiche degli appassionati di televisione e comicità americana. Ed è probabile che anche chi non conosce la serie ne abbia visto almeno un pezzo: i titoli di coda, con la scritta “Executive Producer Larry David” e il riconoscibile tema preso dalla colonna sonora del film italiano del 1974 La bellissima estate, composto da Luciano Michelini, sono diventati un meme di internet, usato per sottolineare figuracce ed equivoci particolarmente plateali.

Impersonando molti elementi della comicità ebraica e della tradizione yiddish – tipicamente lo schlemiel, lo scemo e inetto che si mette nei guai, e lo schmuck, una persona priva di intelligenza sociale che si fa detestare dagli altri – il Larry David di Curb Your Enthusiasm si è mescolato col tempo con quello vero. Nelle sue apparizioni pubbliche e televisive David ama fare la parte della celebrità scazzata e cinica, senza filtri e incline a mettere in imbarazzo gli astanti. Per promuovere l’ultima stagione della serie ha partecipato al Today Show dove ha finito per accapigliarsi con il pupazzo Elmo dei Muppets, in una gag che avrebbe potuto benissimo essere al centro di un episodio di Curb Your Enthusiasm: se non fosse che alla fine, non essendo nel suo programma, ha dovuto scusarsi con Elmo.