Non c’è ancora un accordo per una tregua tra Israele e Hamas
Il gruppo radicale palestinese deve dare una risposta sulla bozza di accordo: prevede nuovi scambi fra ostaggi e prigionieri e la sospensione delle operazioni militari per alcuni mesi
Nella serata di domenica era attesa una risposta da parte del gruppo radicale Hamas sulla proposta di cessate il fuoco elaborata al termine degli incontri avvenuti in settimana a Parigi fra rappresentanti diplomatici israeliani, qatarioti, statunitensi ed egiziani. La risposta del gruppo palestinese non è arrivata, rappresentanti dell’organizzazione hanno fatto sapere attraverso il canale televisivo Al-Aqsa (che è controllato da Hamas) che erano «ancora in corso approfondite valutazioni». Nel corso della giornata alcuni media di lingua araba, fra cui la televisione saudita Al-Arabiya, avevano indicato che Hamas era intenzionato a rifiutare l’accordo, ma queste anticipazioni non sono mai state confermate ufficialmente da esponenti dell’organizzazione.
Da alcune settimane le trattative per una nuova tregua nelle operazioni militari dell’esercito di Israele nella Striscia di Gaza sono diventate più intense. La prima era durata una settimana, fra il 24 e il 30 novembre, e aveva portato al rilascio da parte di Hamas di 105 ostaggi, di cui 81 israeliani. Israele aveva invece liberato 240 detenuti palestinesi, oltre a permettere l’ingresso di aiuti umanitari in quantità superiore rispetto alle settimane precedenti.
Nelle intenzioni di Israele la nuova tregua dovrebbe portare alla liberazione di tutti gli oltre 130 ostaggi ancora in mano ad Hamas. L’organizzazione radicale chiede invece la fine delle operazioni militari nella Striscia di Gaza, oltre alla liberazione di altri prigionieri detenuti nelle carceri israeliane.
Proprio sulla “fine della guerra” si sarebbero bloccate le trattative: secondo quanto riferito da fonti diplomatiche a vari media internazionali la bozza di accordo approvata a Parigi prevederebbe la sospensione delle operazioni militari per una durata anche di alcuni mesi, durante i quali gli ostaggi israeliani dovrebbero essere rilasciati in tre fasi (con precedenza a donne, anziani, feriti e malati). Secondo media israeliani, fra cui KAN News, il governo di Benjamin Netanyahu avrebbe acconsentito anche al rilascio di alcuni detenuti palestinesi di alto livello e a garantire il ritiro, almeno temporaneo, da alcune zone specifiche della Striscia di Gaza.
Netanyahu ha però ribadito che in nessun modo Israle si impegnerà a «mettere fine alla guerra a Gaza», come richiesto da Hamas: «Continueremo la guerra fino a quando raggiungeremo tutti gli obiettivi: il ritorno di tutti gli ostaggi, l’eliminazione di Hamas, la certezza che la Striscia in futuro non sarà più una minaccia per lo stato israeliano».
Nonostante queste posizioni apparentemente inconciliabili il lavoro diplomatico sarebbe ancora in corso. In particolare il funzionario del governo del Qatar Azmi Bishara ha detto all’agenzia di stampa qatariota al-Arabi che la mediazione statunitense si starebbe concentrando sul «convincere Hamas che la ripresa della guerra dopo una tregua di alcuni mesi sarebbe molto difficile» e che quindi un cessate il fuoco prolungato metterebbe di fatto fine alle operazioni dell’esercito israeliano.
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