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  • Domenica 4 febbraio 2024

La spinosa questione delle mucche randagie in India

Le severe leggi che le proteggono in quanto sacre hanno portato a un sovraffollamento di bestiame lasciato in libertà, tra molti danni e rischi di malattie

Tre mucche tra i rifiuti di una strada
Tre mucche tra i rifiuti di una strada a Srinagar, nel territorio di Jammu e Kashmir (AP Photo/Dar Yasin)
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In India il partito conservatore e nazionalista del primo ministro Narendra Modi, il BJP (Bharatiya Janata Party), ha recentemente avviato un censimento delle mucche per cercare di risolvere un grave problema di randagismo che nel paese interessa questi animali da anni. Secondo i dati relativi al censimento più recente, nel 2019 c’erano oltre 5 milioni di bovini randagi in tutto il paese: 1,2 milioni in più rispetto al censimento precedente. Nel solo stato dell’Uttar Pradesh, la suddivisione amministrativa più popolosa al mondo, ci sono circa 241 milioni di persone e forse 20 milioni di bovini, inclusi i randagi, ha scritto l’Economist.

Nelle intenzioni del governo il censimento dovrebbe servire a orientare una serie di successive misure che migliorino le condizioni delle mucche, considerate sacre dalla popolazione di religione induista (circa l’80 per cento). Ma come osservato da diversi media che se ne sono occupati nel corso degli anni, proprio le politiche favorite dall’ideologia nazionalista indù del BJP hanno portato all’introduzione di leggi sempre più severe per proteggere le mucche e vietarne la macellazione. Con il risultato che molti individui finiscono per le strade, soprattutto femmine da mungitura anziane e maschi, lasciati liberi dai proprietari perché privi di valore commerciale.

Fino a qualche decennio fa gli agricoltori utilizzavano i maschi per arare i campi e utilizzare il loro sterco come concime. Ma da tempo quasi tutti utilizzano i trattori e i fertilizzanti chimici, e quindi abbandonano i vitelli maschi subito dopo la nascita. Una volta abbandonate, le mucche si nutrono spesso di verdura marcia, sacchetti di plastica e altri rifiuti, recuperati rovistando nella spazzatura. Vivono perlopiù in pessime condizioni di salute, e in questo modo incrementano i rischi sanitari per la popolazione perché possono diffondere malattie zoonotiche come la brucellosi.

Le mucche randagie rappresentano un pericolo per la sicurezza anche sotto altri aspetti: sia perché alcuni individui maschi che si sentono minacciati possono attaccare le persone, sia perché le mucche accrescono la quantità complessiva di animali da allevamento che ogni anno in India provocano migliaia di incidenti ferroviari e stradali. Tra il 2019 e il 2022 soltanto nello stato dell’Haryana sono morte oltre 900 persone a causa del bestiame randagio. Le mucche provocano infine ingenti danni economici agli agricoltori, calpestando i raccolti in cerca di cibo. «Una mandria può distruggere l’intero raccolto in una sola ora», disse nel 2023 alla rivista National Geographic il capo di un’associazione di agricoltori dell’Uttar Pradesh.

– Leggi anche: In India le bestie hanno un grosso problema

Nella cultura indù le mucche sono venerate perché associate alla beneficenza divina. Ma secondo lo storico indiano Dwijendra Narayan Jha l’attribuzione formale di una sacralità all’animale rientra in una tradizione relativamente recente, portata avanti da una comunità che ritiene la propria cultura minacciata dai musulmani, la seconda maggiore comunità religiosa nel paese. Nel corso del tempo, secondo Jha, la mucca è diventata quindi una sorta di strumento politico nelle mani dei governanti.

Nei giorni prima del 14 febbraio 2023, attraverso il Dipartimento per il benessere degli animali, il governo rivolse alla popolazione un invito a celebrare al posto della festa di San Valentino una “giornata nazionale dell’abbraccio alla mucca”: invito in seguito ritirato, senza fornire spiegazioni. Nel comunicato iniziale il Dipartimento aveva descritto l’abbraccio alla mucca come un gesto in grado di «arrecare ricchezza emotiva» e «aumentare la felicità individuale e collettiva». E aveva descritto l’iniziativa come un modo per difendere dall’occidentalizzazione le tradizioni tramandate nei Veda, gli antichissimi testi sacri dell’Induismo.

All’inizio degli anni Novanta la festa di San Valentino in India cominciò ad acquisire molta popolarità, favorita da una serie di politiche di liberalizzazione economica e un crescente potere di spesa da parte di una nuova classe media. In vendita in molti negozi delle città principali del paese cominciarono a circolare articoli da regalo e cartoline di grandi aziende internazionali come Hallmark. Ma a partire dagli anni Dieci del Duemila i negozi cominciarono a essere oggetto di frequenti attacchi da parte di estremisti indù che davano fuoco alle cartoline, sostenevano che la festa di San Valentino promuovesse la promiscuità tra amanti di fedi diverse, e scacciavano da parchi e ristoranti coppie che si tenevano per mano.

Sostenuti da gruppi militanti e partiti di estrema destra come Shiv Sena e Bajrang Dal, gli estremisti cominciarono in quegli anni a formare anche gruppi di “vigilanti delle mucche” impegnati a pattugliare le strade per assicurarsi che i codici morali indù venissero osservati e che nessun proprietario di bovini osasse macellarli. Pur non avendo mai apertamente appoggiato queste iniziative popolari repressive, nel 2017 il BJP contribuì di fatto ad aggravare il problema delle mucche randagie introducendo nell’Uttar Pradesh e poi in altri paesi leggi che vietano la macellazione delle mucche. E questo ridusse le possibilità a disposizione degli allevatori in possesso di animali privi di valore commerciale perché maschi o anziani.

Per cercare di mitigare il problema lo stesso BJP ordinò la costruzione di rifugi pubblici per il bestiame invecchiato e distribuì sussidi anche ai privati disposti a ospitare mucche nei loro spazi di proprietà. A Noida, un sobborgo a sud-est di Delhi, in un quartiere affollato un rifugio ospita circa 160 mucche vicino a una strada trafficata, ha scritto l’Economist. Le persone che lo gestiscono, impiegati di banca e agenti immobiliari, hanno detto che se ne occupano nel tempo libero.

Nel 2023 National Geographic raccontò che per ridurre al minimo le possibilità che nascano vitelli maschi alcuni allevatori avevano cominciato a utilizzare sperma sessato per l’inseminazione artificiale delle mucche: una procedura che garantisce la nascita del sesso desiderato con un’affidabilità che può arrivare al 95 per cento. È tuttavia una tecnica alquanto costosa e con un basso tasso di concepimento, fattori che riducono la quantità di allevatori disposti a investirci risorse.