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  • Giovedì 1 febbraio 2024

Un suicidio ogni due giorni

Dal 5 al 31 gennaio nelle carceri italiane si sono uccise 13 persone, più del triplo rispetto al 2023: ci sono diverse ragioni

(Piero Cruciatti/LaPresse)
(Piero Cruciatti/LaPresse)
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Dal 5 al 31 gennaio si sono suicidate 13 persone nelle carceri italiane: un suicidio ogni due giorni. È il numero più alto in un solo mese almeno dal 2009 e più del triplo rispetto al gennaio del 2023, quando i suicidi erano stati 4, secondo i dati raccolti da Ristretti Orizzonti, storica rivista del carcere di Padova. Mercoledì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato per circa mezz’ora con il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del ministero della Giustizia, Giovanni Russo, per discutere del problema e informarsi su possibili soluzioni.

Tredici suicidi in un mese sono moltissimi anche per gli standard delle carceri italiane, dove ogni anno si uccidono decine di persone: i dati raccolti da Ristretti Orizzonti e altre associazioni che si occupano di carceri sono divisi per mese solo dal 2009, ma anche confrontando il numero di questo gennaio con quelli annuali precedenti ci si rende conto in fretta dell’eccezionalità del dato. Dal 1992 al 2009 non ci sono mai stati più di 61 suicidi in un intero anno.

Dodici dei detenuti morti in carcere a gennaio si sono impiccati, mentre un altro, Stefano Bonomi, è morto lo scorso 6 gennaio dopo un lungo sciopero della fame. Bonomi aveva 65 anni ed era detenuto nel carcere di Rieti, nel Lazio, in attesa di giudizio. Da tempo aveva iniziato uno sciopero della fame per motivi non del tutto chiari, ma che secondo le informazioni raccolte da Domani aveva a che fare con il fatto che non riuscisse a sostenere un’altra detenzione (a marzo era uscito dopo aver scontato una pena di 11 anni, ma era tornato in carcere a settembre dopo un tentativo di furto): il 3 gennaio era stato ricoverato forzatamente e portato nel reparto dedicato ai detenuti dell’ospedale Belcolle di Viterbo. Gli vennero fatti alcuni esami medici e fu sottoposto all’alimentazione forzata, ma morì nella notte del 6 gennaio.

Tre detenuti si sono suicidati nel giro di una settimana nel carcere di Poggioreale, a Napoli. Due di loro si sono impiccati il 15 gennaio: Andrea Napolitano, 40 anni, e il tunisino Ghoulam Mohmoud, di 38 anni. Il 22 gennaio si è ucciso a Poggioreale anche Luciano Gilardi, di 34 anni, che secondo i giornali avrebbe dovuto essere scarcerato meno di un mese dopo.

Tiziana Guacci, segretaria regionale per la Campania del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), ha ricordato che il carcere di Poggioreale è gravemente sovraffollato: «A fronte di una capienza regolamentare di 1.571 posti, oggi sono presenti 2.020 persone», ha detto a fine gennaio. Secondo il rapporto 2023 dell’Associazione Antigone, che si occupa di tutelare i diritti delle persone che si trovano in carcere, lo scorso anno il tasso di affollamento medio nelle carceri italiane era del 117,2 per cento, con picchi del 154 per cento in Puglia, 142 per cento in Lombardia e 137 per cento in Veneto.

Complessivamente al 31 dicembre del 2023 erano detenute 60.166 persone, a fronte di una capienza massima degli istituti penitenziari di 51.179 posti. Nonostante la mancanza di spazio la popolazione carceraria non sta diminuendo, e negli ultimi dieci anni si è sempre mantenuta tra le 50mila e le 60mila persone.

In base ai dati disponibili il primo suicidio in carcere del 2024 sembra essere stato quello di Matteo Concetti, un uomo di 23 anni che il 5 gennaio si era impiccato con un lenzuolo mentre era in cella di isolamento, secondo le informazioni fornite dal carcere. La famiglia di Concetti però ha denunciato il carcere per istigazione al suicidio, sostenendo che non dovesse trovarsi lì: ha spiegato che l’uomo aveva una patologia psichiatrica, una situazione per la quale dovrebbe essere prevista la detenzione in strutture alternative o, a seconda dei casi e delle patologie, in una sezione speciale del carcere per detenuti con un’infermità psichica. Il giudice invece aveva deciso che Concetti dovesse scontare la pena in un reparto ordinario del carcere.

– Leggi anche: Un altro suicidio in carcere di una persona che non doveva essere in carcere

Negli ultimi 31 giorni si sono uccisi in carcere anche Stefano Voltolina, Alam Jahangir, Fabrizio Pullano, Antonio Giuffrida, Jeton Bislimi, Ahmed Adel Elsayed, Ivano Lucea e Michele Scarlata, per un totale di 13 persone. È il numero più alto degli ultimi 16 anni, e quasi il doppio del precedente dei 7 suicidi avvenuti nel primo mese dell’anno nel 2022, 2011 e 2010.

Secondo Alessio Scandurra, coordinatore dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione degli adulti per Antigone, «il carcere sta diventando un luogo più chiuso». Per esempio, durante la pandemia di Covid-19 era stata data ai detenuti la possibilità di chiamare quotidianamente i propri familiari, ma ora alcuni istituti stanno reintroducendo il precedente limite di 10 minuti a settimana. «Questo vuol dire minori contatti con la famiglia e più solitudine. È dura per tutti, e può entrarci almeno in parte con l’aumento dei suicidi», dice.

Scandurra spiega che il progressivo irrigidimento delle regole non corrisponde a una maggiore offerta di servizi all’interno delle carceri: «Non è un carcere che diventa più duro da una parte, ma meglio dall’altra: non è un contesto che va incontro alle difficoltà» dei detenuti, dice, facendo riferimento alla scarsità di corsi e iniziative professionalizzanti, educative e culturali negli istituti.

Secondo Scandurra esistono soluzioni che potrebbero essere applicate anche nell’immediato e senza grandi risorse, come l’aumento delle telefonate e dei contatti con l’esterno. Altre misure, come l’aumento del personale e delle attività formative, richiedono più risorse e una chiara volontà politica.

– Leggi anche: La rimozione del sesso dal carcere

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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.