L’accordo per fare il governo in Irlanda del Nord, infine
È stato trovato dopo quasi due anni di negoziati inconcludenti: la prima ministra potrebbe essere del Sinn Féin, il partito favorevole alla riunificazione con l'Irlanda
In Irlanda del Nord è stato trovato un accordo per la formazione di un governo tra il partito unionista di destra DUP e il suo principale partito avversario e vincitore delle elezioni del maggio del 2023, il partito nazionalista di sinistra Sinn Féin. L’accordo ha posto fine a uno stallo politico di quasi due anni, in cui il DUP si era opposto a qualsiasi forma di accordo e in cui nel frattempo l’Irlanda del Nord – una delle quattro nazioni che compongono il Regno Unito – era rimasta senza governo, con gravi conseguenze sui servizi pubblici e l’economia locale.
Il raggiungimento dell’accordo permetterà ora di formare un nuovo governo, in cui per la prima volta nella storia dell’Irlanda del Nord la prima ministra sarà del Sinn Féin, partito che ha tra i suoi obiettivi la riunificazione con l’Irlanda. La prima ministra sarà con tutta probabilità la vicepresidente del partito e vice prima ministra fino alle ultime elezioni, Michelle O’Neill. Commentando il raggiungimento di un accordo, la presidente Mary Lou McDonald ha detto che l’Irlanda unita è ora «a portata di mano».
Il governo del Regno Unito, che ha fatto da mediatore per il nuovo accordo, aveva minacciato di indire nuove elezioni nel caso in cui non fosse stata trovata una soluzione entro l’8 febbraio. Già lo scorso maggio erano state indette nuove elezioni dopo la scadenza del termine ultimo per il raggiungimento di un accordo, ed erano state vinte sempre dal Sinn Féin.
I dettagli sull’accordo di governo sono stati pubblicati mercoledì: la novità più importante riguarda la riduzione di alcuni controlli e pratiche burocratiche sulle merci in circolazione tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord, cioè proprio l’ambito su cui finora si erano concentrate le proteste del DUP e il suo sistematico boicottaggio sul raggiungimento di qualsiasi accordo.
Il DUP, che è rappresentato anche nel parlamento britannico, protestava in particolare contro alcune decisioni incluse nel compromesso tra Unione Europea e Regno Unito nel contesto della Brexit. Gli accordi prevedono che l’Irlanda del Nord continui a fare parte del mercato unico europeo, e che pertanto sia soggetta all’iter burocratico e agli stessi controlli doganali dei vari paesi dell’Unione nello scambio di merci con la Gran Bretagna. La decisione, contro cui il DUP ha sempre protestato, era stata pensata per evitare di dover costruire una barriera fisica con l’Irlanda, che invece fa parte dell’Unione Europea, e per ridurre così il rischio di nuove violenze fra Irlanda e Irlanda del Nord.
La riduzione dei controlli e delle pratiche burocratiche previste dall’accordo riguarda le merci spedite dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord e destinate a restare lì: le modifiche rientrano comunque nel perimetro del compromesso su Brexit, e ci si aspetta che vengano accettate dall’Unione Europea. L’accordo prevede anche l’introduzione di alcune nuove misure specifiche sulla circolazione delle merci in arrivo dall’Irlanda del Nord alla Gran Bretagna. Il leader del DUP Jeffrey Donaldson si è detto soddisfatto dell’accordo e ha detto che «Per le merci provenienti dal Regno Unito, il nostro obiettivo era quello di eliminare la frontiera del Mare d’Irlanda ed è quello che abbiamo ottenuto».
L’accordo comunque non risolve tutti i problemi di cui si è discusso negli ultimi due anni: per alcuni tipi di merci – per esempio i farmaci veterinari, per cui l’Irlanda del Nord dipende moltissimo dalla Gran Bretagna – l’accordo prevede l’impegno a trovare soluzioni sostenibili e a lungo termine, anche attraverso nuove negoziazioni con l’Unione Europea.
Il funzionamento del governo dell’Irlanda del Nord, che ha un certo grado di autonomia rispetto al governo centrale, è sancito dall’accordo del Venerdì Santo, storico trattato del 1998 che pose fine ai cosiddetti “Troubles”, il periodo di violenze tra indipendentisti e unionisti nordirlandesi in cui per oltre trent’anni, tra la fine degli anni Sessanta e la fine dei Novanta, vennero compiuti attentati terroristici in tutto il paese.
L’accordo prevede che il governo funzioni solo se i principali partiti dell’Irlanda del Nord riescono a stipulare un accordo di condivisione del potere. In questo contesto, il primo ministro e i vice primi ministri hanno pari poteri: uno deve per forza essere unionista (quindi favorevole al fatto che l’Irlanda del Nord rimanga nel Regno Unito) e l’altro nazionalista (quindi favorevole alla riunificazione con l’Irlanda). Il gabinetto, ovvero l’organo esecutivo, dev’essere a sua volta composto da partiti unionisti e nazionalisti: esiste quindi un sistema che determina la proporzione in cui ciascuno viene rappresentato in base ai seggi ottenuti da ogni partito.
Lo stallo politico degli ultimi due anni aveva causato seri problemi agli abitanti dell’Irlanda del Nord, che è già la più povera delle quattro nazioni britanniche. Una delle questioni centrali è stata quella dei salari di decine di migliaia di persone che lavorano nel settore pubblico, che non potevano essere aumentati perché il Tesoro britannico (il dipartimento responsabile per lo sviluppo e l’esecuzione delle politiche di finanza pubblica) stava trattenendo i fondi necessari ad aumentare gli stipendi fino a quando non sarebbe stato formato un governo in Irlanda del Nord.
– Leggi anche: In Irlanda del Nord i “Troubles” non sono mai finiti del tutto
Una versione precedente di questo articolo riportava che la probabile prima ministra dell’Irlanda del Nord sarebbe stata la presidente del Sinn Féin Mary Lou McDonald: sarà invece con molta probabilità la vicepresidente del partito, Michelle O’Neill.