Il sindaco di Torino vuole legalizzare uno storico centro sociale
Lo storico “Askatasuna”, occupato da trent'anni: da tempo attivisti e intellettuali chiedevano di farlo, ma di recente si era parlato anche di sgomberarlo
Martedì il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, del PD, ha detto che l’amministrazione da lui guidata ha ufficialmente avviato un percorso per rendere un «bene comune» l’edificio in corso Regina Margherita 47, occupato da trent’anni dallo storico centro sociale Askatasuna. La proposta di legalizzare il centro era arrivata da un comitato cittadino di cui fanno parte, oltre agli attivisti stessi del centro, anche persone dello spettacolo e docenti universitari, che sostenevano l’importanza dell’Askatasuna nella vita culturale della città. L’amministrazione di centrosinistra di Lo Russo ha accolto la richiesta del comitato questa settimana.
L’Askatasuna, parola che in basco significa “libertà”, è uno dei centri sociali più noti e frequentati di Torino e da anni è considerato un punto di riferimento non solo di militanza politica ma anche per le attività culturali che organizza: al festival Altri Mondi/Altri Modi, organizzato e tenutosi al centro a marzo del 2023, hanno partecipato moltissimi ospiti tra cui lo storico Alessandro Barbero e il fumettista Zerocalcare.
Parlando con i giornalisti, Lo Russo ha detto che il primo passo in questo percorso sarà la liberazione spontanea dell’edificio da parte delle persone che lo occupano, a cui seguiranno sopralluoghi per rilevare eventuali problemi strutturali e il livello di sicurezza dell’immobile. Quello intrapreso dal Comune e dall’Askatasuna è stato definito un “percorso di coprogettazione” dello spazio finora occupato, che nelle intenzioni dovrà essere «aperto a tutti, partecipato e condiviso con la città». In un comunicato pubblicato su Instagram il centro sociale ha detto di considerare positiva la scelta del comune e che si impegnerà a effettuare i lavori richiesti per completare il progetto, sospendendo temporaneamente le iniziative culturali e musicali all’interno dell’edificio e spostandole altrove.
Negli ultimi mesi si era parlato molto di un possibile sgombero dell’edificio da parte della questura e della prefettura di Torino dopo l’avvio di indagini e processi contro alcuni esponenti e persone collegate al centro sociale, per una serie di accuse che vanno dall’associazione a delinquere alla resistenza a pubblico ufficiale. Le accuse si riferiscono ad azioni violente che sarebbero state compiute durante alcune manifestazioni a Torino e in Val di Susa, nell’ambito del movimento No Tav, attivo da anni soprattutto in Piemonte contro la realizzazione di linee ferroviarie per treni ad alta velocità.
Dal momento però che le indagini e i processi riguardano solo alcune persone, il sindaco Lo Russo ha detto di voler trovare una soluzione legale per l’utilizzo del centro sociale Askatasuna che non includa la violenza ma neanche «meccanismi repressivi», ossia gli sgomberi forzati.
Diversi esponenti di destra e centrodestra, sia a livello locale che nazionale, si sono detti estremamente contrari all’iniziativa e hanno criticato la decisione. Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo di Forza Italia, ha sostenuto per esempio che «legalizzi la violenza politica»; il presidente del Piemonte Alberto Cirio, anche lui di Forza Italia, ha detto di non conoscere bene la vicenda («non conosco il dettaglio e non entro nel merito») ma ha comunque espresso perplessità: «Dico solo che se non c’è legalità non ci dev’essere libertà».