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  • Martedì 30 gennaio 2024

Liliana Segre ha definito una «catastrofe culturale» le discussioni su Giornata della Memoria e guerra a Gaza

Nel giorno dell'80° anniversario della sua deportazione a Auschwitz: «Non penso proprio di dovermi discolpare in quanto ebrea di quello che fa lo stato di Israele»

La senatrice a vita Liliana Segre visita il binario 21 a Milano (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
La senatrice a vita Liliana Segre visita il binario 21 a Milano (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

La senatrice a vita Liliana Segre ha partecipato martedì a una cerimonia al Memoriale della Shoah di Milano nel giorno dell’ottantesimo anniversario della sua deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz. L’incontro è avvenuto a pochi giorni di distanza dalle celebrazioni della Giornata della Memoria, ricorrenza che si celebra ogni anno il 27 gennaio per ricordare le vittime dell’Olocausto, cioè lo sterminio di ebrei, rom, omosessuali, prigionieri politici e altre minoranze etniche e religiose da parte della Germania nazista e dei paesi suoi alleati durante la Seconda guerra mondiale.

Quest’anno le celebrazioni sono state accompagnate da alcune polemiche di chi le ha messe in relazione con la guerra in corso fra lo stato di Israele e Hamas. Segre a questo riguardo ha letto un testo, in cui ha sottolineato come trovasse «sbagliato mescolare cose completamente diverse, come hanno fatto tanti che hanno pensato di mettere in discussione il 27 gennaio per quello che sta succedendo a Gaza».

Lo scorso 27 gennaio sono successe cose che mi hanno lasciato sgomenta ma io non penso proprio di dover rispondere, di dovermi discolpare, in quanto ebrea, di quello che fa lo stato di Israele. Evidentemente hanno un bisogno spasmodico di fare pari e patta con la Shoah, di togliere agli ebrei il ruolo di vittime per antonomasia, di liberarsi da un inconscio complesso di colpa. Questo fenomeno segnala anche un fallimento educativo in questi più di venti anni dall’approvazione della legge: sembra che qualcuno abbia scambiato il Giorno della Memoria per una specie di regalo fatto agli ebrei, da revocare se gli ebrei si comportano male. Ma allora siamo davanti ad una catastrofe culturale.

Segre ha inoltre ricordato il percorso che ha portato al “male assoluto”, ribadendo come le deportazioni da Milano fossero il punto di arrivo di un lungo processo in cui sono chiare le responsabilità del regime fascista italiano: «Condannare il male assoluto senza condannare la catena che l’ha reso possibile non avrebbe senso».