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  • Martedì 30 gennaio 2024

In Spagna è stata respinta l’attesa legge sull’amnistia per gli indipendentisti catalani

Decisivo il voto contrario degli stessi indipendentisti di Junts per Catalunya, secondo cui il testo non dava sufficienti garanzie

Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez con il presidente della Catalogna Pere Aragonés a Barcellona (AP Photo/Emilio Morenatti)
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez con il presidente della Catalogna Pere Aragonés a Barcellona (AP Photo/Emilio Morenatti)
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In Spagna martedì è stata respinta l’attesa legge sull’amnistia per gli attivisti indipendentisti catalani e per le persone coinvolte nel referendum dell’ottobre 2017. La legge a sorpresa non è passata al Congresso, la camera bassa del parlamento: oltre alle opposizioni di centrodestra, a votare contro è stato il partito indipendentista catalano Junts per Catalunya, con cui la legge era stata concordata dal primo ministro Pedro Sánchez e i cui rappresentanti sono fra i più vicini a molti dei politici e degli attivisti interessati dall’amnistia.

Dopo una prima approvazione “tecnica” Junts ha deciso di votare contro la legge perché martedì durante il dibattito parlamentare il Partito Socialista di Pedro Sánchez ha respinto tutti gli emendamenti proposti all’ultimo proprio da Junts. Gli emendamenti puntavano a rendere ancora più ampia e sicura l’amnistia per le più di trecento persone coinvolte. Ora la legge dovrà tornare in Commissione giustizia, dove i termini verranno ridiscussi.

L’amnistia è l’elemento principale dell’accordo di governo fatto a novembre tra il Partito Socialista di Sánchez e Junts per Catalunya, i cui voti sono stati fondamentali per consentire a Sánchez di ottenere un nuovo mandato e per approvare ogni legge in parlamento. La legge sull’amnistia prevederebbe la cancellazione della «responsabilità penale, amministrativa e contabile» per più di 300 leader e attivisti indipendentisti incriminati di vari reati, e anche per 73 poliziotti sotto processo per le eccessive violenze commesse contro i manifestanti indipendentisti nei giorni del referendum del 2017.

L’amnistia è estremamente controversa in Spagna: secondo una parte consistente della classe politica, non soltanto di centrodestra ma anche dentro allo stesso Partito Socialista, sarebbe una concessione eccessiva nei confronti di un movimento che, con il referendum del 2017, attaccò direttamente la Costituzione spagnola. Secondo i sondaggi più della metà dei cittadini spagnoli è contraria alla concessione dell’amnistia.

Una manifestazione contro l’amnistia a Madrid (AP Photo/Andrea Comas)

Nelle ultime settimane poi due giudici avevano riaperto inchieste relative ad azioni politiche illegali, condotte dal movimento indipendentista e dal leader catalano di Junts Carles Puigdemont, ipotizzando i reati di terrorismo e “alto tradimento”, che non sono compresi nell’attuale legge. L’iniziativa dei giudici è stata molto criticata e definita “politica” non solo da Junts, ma anche da alcuni esponenti della formazione di sinistra radicale Sumar. Gli emendamenti di Junts proposti nel dibattimento parlamentare di martedì volevano bloccare questi procedimenti legali, nonché proteggere la legge da possibili obiezioni provenienti dall’Unione europea.

Dopo che gli emendamenti erano stati bocciati con il voto anche del Partito Socialista, che non si era dichiarato disponibile a nuove concessioni, i sette rappresentanti di Junts al Congresso hanno quindi votato contro legge, che è stata respinta (179 voti contro, 171 a favore). Ora la Commissione giustizia avrà un mese di tempo per ridiscutere gli emendamenti e riproporla (potrebbero diventare quindici giorni se ne verrà definita “l’urgenza”).

Il voto di fiducia al governo Sánchez a novembre. (AP Photo/Manu Fernandez)

Le opposizioni guidate dal Partito Popolare di Alberto Núñez Feijóo hanno fortemente criticato il governo in queste settimane per le concessioni fatte all’indipendentismo e per averlo riportato al centro del dibattito pubblico spagnolo, dopo alcuni anni in cui le attenzioni intorno alla questione si erano notevolmente ridotte. I voti di Junts e di altre formazioni indipendentiste catalane e basche sono però necessari per la tenuta del governo di Sánchez.

– Leggi anche: Sánchez ha fatto troppe concessioni agli indipendentisti catalani?