Il governo di Hong Kong ha iniziato a discutere una propria legge sulla sicurezza nazionale
Martedì il governo di Hong Kong, città semiautonoma della Cina, ha iniziato la discussione di una propria legge sulla sicurezza nazionale, tre anni dopo che una legge simile imposta dal governo centrale cinese aveva inasprito la repressione nei confronti della cittadinanza e limitato la libertà d’espressione. Secondo le prime indiscrezioni, anche le legge locale di Hong Kong adotterà misure simili, e servirà a perseguire chiunque si opponga al governo e, più in generale, al regime cinese.
La discussione della legge è iniziata martedì terminerà il 28 febbraio. Per ora non si sa molto del suo testo, se non che riguarderà cinque reati: «tradimento, insurrezione, spionaggio, attività distruttive che mettono in pericolo la sicurezza nazionale e interferenze esterne». Sono tutti ambiti con un ampio margine interpretativo: John Lee, governatore di Hong Kong e fedele sostenitore del regime cinese, ha detto che chi criticherà il governo non dovrà preoccuparsi «se non ha intenzione di danneggiare la sicurezza nazionale».
Una legge sulla sicurezza nazionale era richiesta dalla Costituzione locale ma finora non era mai stata approvata per via delle forti opposizioni da parte di chi riteneva che avrebbe fortemente limitato libertà e diritti civili. Hong Kong è un’ex colonia britannica ed è una regione amministrativa speciale cinese dal 1997: fino all’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale cinese aveva goduto di un certo margine di autonomia, che però negli ultimi anni si è andato via via riducendo.
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