I soldi dietro queste navi da crociera giganti
Se sono sempre più grandi, la ragione è soprattutto economica
Sabato 27 gennaio è salpata dal porto di Miami per il suo viaggio inaugurale la Icon of the Seas, la più grande nave da crociera del mondo e che è stata costruita da Royal Caribbean, una delle maggiori aziende del settore. La Icon of the Seas ha attirato l’attenzione di molti giornali per le sue enormi dimensioni, quasi cinque volte quelle del Titanic: è lunga 365 metri, ha una stazza di 250 mila tonnellate e può ospitare più di ottomila persone tra passeggeri ed equipaggio. Ma anche per le sue caratteristiche estremamente lussuose: ha 40 tra bar e ristoranti, sette piscine, sei scivoli d’acqua e una cascata alta più di 15 metri.
Per costruire un’imbarcazione del genere sono stati spesi circa 2 miliardi di dollari e nei suoi viaggi darà lavoro a oltre duemila persone dell’equipaggio. Le aziende navali stanno puntando molto sulle grandi dimensioni delle imbarcazioni, perché consentono di ripagare bene l’investimento iniziale in termini di efficienza. Grandi navi consentono grandi risparmi: per ogni tragitto queste navi possono ospitare migliaia di persone, ottenendo quindi ricavi importanti, con costi in proporzione minori rispetto a quelle più piccole.
Per esempio l’equipaggio di base è lo stesso a prescindere dalla dimensione. Bill Burke, direttore marittimo della Carnival, la prima azienda al mondo per numero di navi da crociera, ha detto al Wall Street Journal che a prescindere dalla dimensione «il capitano è sempre uno, la squadra di plancia è sempre una, e lo stesso vale anche per la squadra di ingegneri e anche per altre parti della nave».
Ovviamente nel complesso la dimensione dell’equipaggio aumenta a seconda della dimensione dalla nave e del numero di passeggeri potenziali: servono per esempio più cuochi in cucina, più camerieri e più personale di servizio per le pulizie. Ma il personale necessario non aumenta mai in maniera proporzionale al numero di ospiti: a ogni addetto delle pulizie sarà affidato un numero di cabine maggiore, a ogni cameriere più tavoli, a ogni cuoco più coperti. Ed è qui che sta il risparmio, ossia in quello che in economia è conosciuto come “economie di scala”: l’aumento del volume di produzione (in questo caso il numero di passeggeri) senza la crescita proporzionale dei costi porta ad aumentare l’efficienza e a ripartire i costi su più unità di prodotto (in questo caso su più passeggeri).
Questo ha ovviamente conseguenze negative sui lavoratori, che spesso sono sottopagati, devono sostenere ritmi serrati e vivere in modo molto stressante per tutta la durata delle crociere.
Un altro canale di risparmio per queste navi è dato anche dal fatto che nel tempo hanno gradualmente migliorato la loro efficienza energetica, anche se le crociere restano ancora uno dei modi di viaggiare con il più alto impatto ambientale per passeggero. Per esempio la Icon of the Seas è la prima nave dell’azienda a essere alimentata interamente da gas naturale liquefatto (GNL), un tipo di carburante che produce circa il 25 per cento in meno della CO2 prodotta dai carburanti tradizionali, come l’olio combustibile denso, e talvolta anche più economico.
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La costante ricerca dell’efficienza nelle grandi navi ha consentito alle aziende di vendere viaggi a prezzi relativamente convenienti, così che nel tempo il bacino di utenti si è molto allargato. Nel 1980, il primo anno in cui sono disponibili i dati dell’organizzazione che fa ricerche nel settore, la Cruise Lines International Association, i passeggeri delle crociere erano 1,4 milioni all’anno. Nel 2024 la CLIA prevede 36 milioni di passeggeri e che complessivamente le aziende del settore arriveranno ad avere oltre 300 imbarcazioni d’alto mare.
Soprattutto dopo la pandemia le grandi aziende navali hanno offerto condizioni molto convenienti per riempire le loro crociere, dopo che le restrizioni le hanno tenute ferme per molto tempo. Ma anche in tempi normali gli operatori del mercato (a esclusione di quelli di lusso) mantengono i prezzi dei biglietti sufficientemente bassi per raggiungere la piena occupazione delle crociere. E questo rappresenta un po’ un modello di business del settore: dato che una parte sostanziale del loro costo è costituita dalle navi e dal carburante, che cambia poco a seconda di quanti passeggeri sono a bordo, tentano di riempirle il più possibile. Una volta che le persone sono a bordo, queste spendono in ristoranti, bar, intrattenimento, spa, gioco d’azzardo, merchandising, e via così. Più di un terzo delle entrate deriva proprio da questo tipo di proventi.
Le navi di grandi dimensioni hanno però anche alcuni svantaggi. Per esempio, non possono navigare ovunque e molti porti sono inaccessibili a mezzi di così grandi dimensioni. Per aggirare questo problema, e anche per risparmiare energia e aumentare le entrate, le aziende navali che si occupano delle crociere hanno persino affittato delle isole private a breve distanza dai porti di crociera della Florida, dando loro nuovi nomi come Castaway Cay e Perfect Day at CocoCay.