Perché Landini e Calenda litigano su Stellantis
Il segretario della CGIL ha querelato il leader di Azione, che lo aveva accusato di non parlare del gruppo automobilistico per tenersi buona Repubblica
Lunedì Maurizio Landini, segretario della CGIL, il più grande sindacato italiano, ha detto di aver querelato il senatore e segretario di Azione Carlo Calenda, per via di alcune frasi pronunciate da quest’ultimo in un’intervista a Repubblica. Il 23 gennaio, intervistato da Walter Galbiati, Calenda aveva accusato Landini di non voler criticare il gruppo automobilistico Stellantis «per tenersi buona Repubblica».
Stellantis è l’azienda nata nel gennaio del 2021 dalla fusione di PSA, l’azienda francese meglio conosciuta come Peugeot Citroën, e FCA, l’azienda italo-americana nata a sua volta dalla fusione di FIAT e Chrysler. Stellantis ha come azionista di riferimento la holding finanziaria Exor, che è di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann e controlla anche il gruppo editoriale Gedi, editore tra gli altri dei quotidiani Repubblica e Stampa.
Da quando FCA si è fusa con PSA gli investimenti del nuovo gruppo Stellantis in Italia sono gradualmente diminuiti, e secondo Calenda Landini e la CGIL non starebbero facendo abbastanza per opporsi a questa tendenza. Calenda sostiene che Landini mantenga un atteggiamento morbido per non inimicarsi Repubblica, che è storicamente il principale giornale italiano di orientamento progressista. Nell’intervista del 23 gennaio Calenda aveva accusato di questo sia Landini che la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, che non spingerebbero sulla questione Stellantis per avere una copertura benevola da parte del giornale.
«Io non ho niente a priori contro Repubblica, non condivido gli attacchi di chi ricopre cariche di governo contro i giornali, ho sempre detto che Landini e Schlein non parlano di Stellantis per tenersi buona Repubblica», aveva detto, aggiungendo che «sul rapporto tra il giornale e la vicenda Stellantis ho le mie riserve. C’è stato un effetto Repubblica sulla sinistra italiana dopo l’acquisto degli Elkann, perché Schlein e il sindacato italiano non parlano più di Stellantis. Landini ha ammorbidito i toni in maniera incredibile».
Secondo Calenda quando l’ex amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne guidò la fusione con Chrysler, portando alla creazione di FCA, «Landini lo criticò tantissimo sebbene la produzione fosse del 30 per cento più alta. E non credo che i toni di Landini dipendano da voi, ma da come si pongano il sindacato e la sinistra di fronte al fatto che Elkann è diventato azionista del giornale».
Nel frattempo il futuro di Stellantis in Italia è diventato molto più incerto e la produzione è diminuita soprattutto a Torino, la città simbolo della FIAT: negli ultimi anni il numero di auto prodotte nello stabilimento di Mirafiori è calato in modo significativo, non vengono fatte assunzioni per sostituire i dipendenti che vanno in pensione, e i licenziamenti vengono incentivati con generosi contributi economici. Diverse produzioni sono state spostate all’estero, mentre in Francia sono stati aperti nuovi stabilimenti e assunti dipendenti.
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Per Calenda «il punto oggi è che non c’è nessuna chiarezza e siamo mantenuti in uno stato di voluta non chiarezza su quello che sarà il futuro in Italia del gruppo Stellantis, non un mercato qualsiasi», perché «la Francia non viene trattata così, ma viene considerato come il mercato della casa madre».
Landini ha risposto a Calenda lunedì nel corso della trasmissione di Rai 3 Re Start, annunciando la querela nei confronti del segretario di Azione. Landini ha detto che Calenda accusa «quelli che hanno sempre contestato pagando a caro prezzo», aggiungendo che «quelli che oggi parlano sono stati al governo e hanno fatto leggi per favorire la Fiat» (Calenda è stato ministro dello Sviluppo economico tra il 2016 e il 2018 nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni). «Ognuno deve rispondere, noi non abbiamo nulla da nascondere», ha concluso Landini.
Calenda ha commentato la querela di Landini dicendo che «non c’è problema» a confrontarsi con lui in tribunale: «Accetterò il confronto se non è in televisione in tribunale, con Landini, non mi avvarrò di nessuna prerogativa, se ci dovesse essere, della carica [di senatore, ndr]».