Le cose che non tornano sull’aereo russo precipitato al confine tra Russia e Ucraina
Secondo la Russia trasportava prigionieri di guerra ucraini, secondo l'Ucraina armi: ecco quello che sappiamo, le ipotesi e le ricostruzioni sbagliate
di Davide Maria De Luca
È passata quasi una settimana dall’abbattimento dell’aereo da trasporto Il-76 che secondo il ministero della Difesa russo trasportava 65 militari ucraini destinati a uno scambio di prigionieri, ma le certezze su quello che è accaduto sono ancora poche. Il governo russo insiste sulla sua versione dei fatti: le forze armate ucraine avrebbero abbattuto l’aereo «volontariamente o per errore», come ha detto il presidente russo Vladimir Putin venerdì.
Gli ucraini, invece, restano molto più prudenti e fino a oggi il governo ha rilasciato pochissime dichiarazioni, nonostante venga quasi quotidianamente incalzato dalla sua opposizione interna. Nel frattempo, chiedono un’indagine internazionale che, senza molte sorprese, la Russia si è rifiutata di concedere. «Né gli ucraini né i russi possono fornire spiegazioni complete su quanto è accaduto», ha detto ieri il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, con una dichiarazione insolitamente timida rispetto all’energia con cui di solito il governo ucraino smentisce le affermazioni della Russia che considera frutto di propaganda.
Cosa sappiamo
Intorno alle 11 di mattina di mercoledì 24 gennaio un aereo da trasporto militare russo Il-76, partito da Mosca e diretto all’aeroporto di Belgorod, vicino al confine ucraino, è stato abbattuto ed è precipitato, causando la morte di tutte le persone a bordo.
Anche se non hanno ammesso l’abbattimento, le forze armate ucraine non lo hanno mai negato, e con ogni probabilità l’aereo è stato abbattuto dalla contraerea ucraina. L’analisi dei filmati che mostrano la fase finale della discesa dell’aereo e le fotografie della fusoliera dopo l’incidente mostrano chiaramente le tracce dell’esplosione causata da un missile antiaereo.
Inoltre, pochi minuti dopo l’incidente, fonti militari ucraine anonime avevano detto di aver colpito l’aereo al giornale Ukrainska Pravda. Il giornale stesso, però, poco dopo l’abbattimento ha ritirato le dichiarazioni, sostenendo di aver ricevuto smentite da altre fonti. In una serie di dichiarazioni, l’esercito ucraino ha lasciato intendere che i voli da e per l’aeroporto di Belgorod vengono regolarmente sorvegliati e costituiscono un legittimo bersaglio militare.
Sappiamo inoltre che il 24 gennaio era previsto uno scambio di circa 130 prigionieri, una circostanza confermata dagli ucraini e dalla Croce rossa internazionale. I russi affermano, senza essere smentiti, che un secondo aereo da trasporto carico di prigionieri è tornato a Mosca dopo l’abbattimento del primo Il-76.
Cosa trasportava l’aereo
Quale fosse il carico dell’Il-76 abbattuto rimane uno dei punti più controversi della vicenda, reso ancora più complicato dalla mancanza di prove definitive e da una sequenza di dichiarazioni a volte contraddittorie, rilasciate spesso da fonti ucraine.
Per il momento, il governo russo non ha fornito prove inequivocabili che dimostrino che l’aereo trasportasse davvero prigionieri. Ad esempio, il Comitato investigativo russo, una sorta di equivalente dell’Fbi, ha pubblicato una serie di fotografie e filmati che mostrerebbero il momento in cui i prigionieri vengono caricati sull’aereo, ma le riprese sono effettuate da grande distanza e non è possibile risalire alla data in cui è stato effettuato il filmato.
Altre immagini diffuse dal comitato mostrano documenti militari ucraini e frammenti di corpi tra i rottami degli aerei, tra cui almeno uno è tatuato con un simbolo tradizionale ucraino. Anche queste, però, non sono giudicate prove definitive dagli ucraini e dai loro alleati.
Le forze armate e l’intelligence militare ucraina hanno fornito diverse versioni su cosa trasportasse l’aereo, senza fornire prove definitive. Si è parlato di missili destinati a colpire le città ucraine e di importanti personalità militari che avrebbero rinunciato a imbarcarsi soltanto all’ultimo minuto. L’intelligence militare ha anche ipotizzato che l’aereo potrebbe essere stato abbattuto da un missile russo per errore e sostiene che all’obitorio di Belgorod sarebbero arrivati solo 5 cadaveri, senza però fornire prove di queste affermazioni.
Nella riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite avvenuta giovedì, i diplomatici ucraini hanno accusato la Russia di aver usato prigionieri ucraini come «scudi umani» nel corso di un trasporto di armi, il che significa che a bordo dell’aereo potevano essere potenzialmente presenti sia prigionieri che missili.
Teorie alternative
Mentre il governo ucraino e i suoi funzionari continuano a trattare la vicenda con prudenza, sui social network ucraini e occidentali sono circolate numerose teorie per cercare di smentire la ricostruzione russa.
Alcuni, ad esempio, hanno scritto che il modello di aereo abbattuto non può trasportare prigionieri poiché sarebbe un aereo da carico con un vano non pressurizzato. L’affermazione non solo è falsa, ma è stata smentita dagli stessi ucraini che hanno confermato che questo tipo di aereo è già stato usato nel corso di scambi di prigionieri con la Russia.
Anche le prime ricostruzioni della rotta seguita dall’Il-76 nei giorni prima dell’incidente, che lo avrebbero visto volare in Medio Oriente dove avrebbe caricato missili o altre armi, sono state smentite.
Altri affermano che è impossibile che un volo con a bordo 65 prigionieri potesse essere scortato soltanto da tre guardie (un numero fornito dagli stessi russi). Per sostenere questa tesi, viene spesso indicata una legge o regolamento russo che prevederebbe un numero minimo di guardie ben più alto.
Ma la legge in questione riguarda i trasferimenti di carcerati ordinari da parte di forze di polizia e non ha nulla a che fare con gli scambi di prigionieri. Militari ucraini scambiati in precedenza hanno confermato che il numero di guardie durante i trasferimenti è molto basso, anche perché prigionieri che stanno per essere scambiati non hanno molto interesse a cercare di ribellarsi.
L’elemento più controverso della vicenda è probabilmente quello della lista dei prigionieri che sarebbero stati a bordo dell’aereo. Questa lista ha iniziato a circolare il 24 gennaio sugli account Telegram di alcuni giornalisti russi e gli analisti hanno rapidamente individuato alcuni nomi di prigionieri che, in teoria, sarebbero già stati scambiati in precedenza.
Ufficialmente né il governo russo né quello ucraino hanno commentato la lista diffusa in modo non ufficiale. Lo hanno fatto invece fonti anonime ucraine che hanno parlato con la televisione pubblica Suspilne e hanno confermato l’autenticità del documento. Venerdì il capo dell’intelligence militare ucraina Budanov ha incontrato le famiglie di 65 soldati ucraini che avrebbero dovuto essere scambiati dopo aver ricevuto una conferma da parte della Russia che la lista in circolazione è quella autentica.
Le spiegazioni
Mentre ufficialmente il governo ucraino continua ad affermare che non c’è alcuna prova della presenza dei prigionieri ucraini a bordo dell’aereo, una seconda teoria si sta facendo strada nelle dichiarazioni dei funzionari di Kiev. Secondo questa versione dei fatti, la Russia non avrebbe fatto richiesta ufficiale di fornire un corridoio sicuro all’aereo che sarebbe quindi stato trattato come un legittimo bersaglio militare.
Il portavoce dell’intelligence militare ucraina è stato il primo a sostenere che la Russia non avrebbe avvertito dell’arrivo in zona di guerra di un aereo carico di prigionieri. L’accusa è stata ripresa da Dmytro Lubinets, presidente della Commissione per i diritti umani del parlamento ucraino, che ha detto di aver chiesto alla Croce rossa internazionale se era stata avvertita del trasferimento di prigionieri. Lubinets dice di essere sicuro «al 99 per cento che l’avvertimento non ci sia stato».
I russi smentiscono queste accuse. Venerdì il presidente Putin ha detto che l’intelligence militare ucraina era stata regolarmente informata del trasferimento. Il giorno prima il presidente della commissione Difesa della Duma russa, Andrei Kartapolov, aveva detto che la richiesta di un corridoio sicuro era stata inviata anche se con un preavviso ridotto: appena 15 minuti prima che l’aereo entrasse nella regione di confine dove è stato abbattuto.