Le proteste degli agricoltori cominciano a vedersi anche in Italia
Anche se per ora non hanno le dimensioni di altri paesi europei: sabato decine di trattori hanno bloccato per due ore il casello autostradale di Orte
Nel fine settimana sono cominciate anche in Italia le proteste coi trattori da parte degli agricoltori, che già da alcune settimane si stanno tenendo con regolarità in diversi paesi europei, tra cui soprattutto Germania e Francia. In Italia per ora stanno avendo una dimensione minore, ma dopo alcuni giorni di iniziative spontanee e con poco seguito sabato ci sono state proteste più consistenti.
La più partecipata e riuscita è avvenuta a Orte, in provincia di Viterbo, dove un centinaio di trattori ha occupato la rotonda all’ingresso dell’autostrada A1, causando alcuni disagi: il casello è rimasto chiuso per circa due ore in entrata e in uscita. A Pescara invece un altro centinaio di trattori ha semplicemente sfilato per il lungomare, senza però causare disagi particolari.
Ci sono state poi iniziative meno partecipate in Sicilia a Enna, in Molise a Campobasso, su una strada statale calabrese e anche a Venezia, dove alcune decine di trattori hanno occupato temporaneamente un parcheggio vicino alla stazione di Porto Marghera. Negli scorsi giorni si erano visti trattori sfilare anche in Umbria, vicino a Perugia. Domenica sono state bloccate diverse strade in Piemonte, anche se i disagi sono stati trascurabili.
Le proteste degli agricoltori non sono una novità di queste settimane: negli ultimi mesi ce n’erano state in più occasioni in vari paesi europei come Spagna, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Serbia, oltre ai già citati Francia e Germania. Il motivo delle proteste in tutti paesi ha basi simili e riguarda il Green Deal europeo, una serie di misure per rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei, che è già stato in gran parte approvato.
Il Green Deal vincola i paesi dell’Unione Europea a ridurre del 55 per cento entro il 2030 le emissioni nette e ad azzerarle entro il 2050, ma per farlo sono necessarie diverse misure a livello europeo e nazionale che hanno un impatto non indifferente sulla vita degli agricoltori europei: dovranno per esempio riconvertire un quarto dei propri terreni coltivati ad agricoltura biologica entro il 2030 ed è in discussione una misura per ridurre drasticamente l’uso di pesticidi.
In ogni paese però le proteste hanno anche ragioni nazionali e chiedono interventi da parte dei vari governi. È così anche in Italia: Danilo Calvani, coordinatore dei Comitati riuniti agricoli (Cra), parlando con Repubblica ha accusato il governo di aver aumentato le tasse per gli agricoltori, per esempio non rinnovando la detassazione sull’Irpef, la principale imposta sul reddito, che era stata in vigore per 7 anni.
Dopo essere stato oggetto di contestazioni nelle proteste di questi giorni, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha provato a limitare le critiche dicendo che «in Italia non c’è un governo da convincere come sta avvenendo in altre nazioni» e sostenendo di essere «dalla parte degli agricoltori».