La Corte Costituzionale francese ha fatto un favore al governo di Macron?
Ha bocciato molti articoli della contestata riforma sull'immigrazione, ma quasi tutti erano stati proposti dalla destra, e nemmeno al governo piacevano granché
Giovedì la Corte Costituzionale francese ha bocciato buona parte degli articoli della contestata legge sull’immigrazione proposta dal governo, che quindi non potranno entrare in vigore. Ci si sarebbe potuti aspettare che la notizia suscitasse polemiche da parte del governo stesso, ma al contrario il presidente Emmanuel Macron si è detto soddisfatto della sentenza, e ha firmato la legge appena possibile così da farla entrare subito in vigore: le parti della legge bocciate infatti erano principalmente quelle inserite nel disegno di legge dai partiti di destra, con cui il governo (di centro) si era momentaneamente alleato per ottenere in parlamento la maggioranza di voti necessaria a far approvare la legge.
La legge in questione ha avuto un percorso di approvazione piuttosto accidentato, anche per via delle contestazioni che ha suscitato da parte della popolazione. Nella sua prima forma aveva incontrato l’opposizione sia del centrodestra, che la considerava troppo morbida, sia del centrosinistra, che lo consideravano troppo di destra: così era stata respinta dal parlamento. Conteneva sia misure molto restrittive, sia altre che invece cercavano di favorire l’integrazione delle persone migranti piuttosto che limitarne gli arrivi.
Dopo la bocciatura era quindi stata riscritta da una commissione parlamentare: la nuova versione era molto più conservatrice, ed era quindi piaciuta anche ai partiti di destra, che avevano deciso di votarla. Era stata approvata con 349 voti favorevoli e 186 contrari. La scelta del partito del presidente Emmanuel Macron di accettare le modifiche più conservatrici e di votare una legge molto apprezzata da Rassemblement National (il partito di estrema destra di Marine Le Pen) aveva innescato forti polemiche: 27 deputati del partito di Macron avevano votato contro la riforma, 17 si erano astenuti e il ministro della Salute Aurélien Rousseau si era dimesso per protesta.
Il 25 gennaio però la Corte Costituzionale francese ha bocciato 35 degli 86 articoli contenuti nella legge: tre di questi sono stati considerati incostituzionali, fra cui quello particolarmente controverso che prevedeva che il parlamento stabilisse annualmente la quota di persone che sarebbero potute entrare legalmente in Francia. Gli altri trentadue articoli bocciati invece sono stati considerati troppo slegati dal resto della legge per essere inclusi nel testo. Queste misure non sono potute entrare in vigore, ma in futuro potrebbero comunque essere incluse in una nuova legge.
Fra queste ce ne sono alcune sul restringimento dell’accesso alla previdenza sociale per le persone migranti, e altre che avrebbero reso per loro più difficili i ricongiungimenti familiari e l’ottenimento dei permessi di soggiorno. C’era anche la reintroduzione del reato di “soggiorno illegale” e l’indebolimento dello ius soli, cioè il diritto a ottenere la cittadinanza del paese in cui si nasce.
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Nonostante la Corte Costituzionale sia intervenuta così pesantemente su una sua legge, il governo ha avuto reazioni generalmente positive, insistendo sulla volontà di farla entrare in vigore il prima possibile. Gli articoli bocciati erano principalmente quelli introdotti per impulso dei partiti di destra, mentre quasi tutti gli articoli presentati inizialmente dal governo sono stati confermati.
La legge rimane comunque piuttosto di destra, e fra le altre cose prevede una semplificazione dei meccanismi per l’espulsione degli stranieri che compiono crimini in Francia e l’introduzione di un giudice unico per valutare le domande d’asilo. Negli ultimi anni in effetti i governi guidati da Macron si sono progressivamente spostati sempre più verso destra.
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Secondo un editoriale del giornale francese Le Monde il governo si sarebbe «servito della Corte Costituzionale per cercare di far dimenticare di aver votato con i Repubblicani», il partito di centrodestra con cui si era alleato quello di Macron per far approvare la legge, abbandonandoli poi subito dopo.
Da parte loro i Repubblicani hanno invece molto criticato la decisione della Corte. In molti hanno proposto di riformare l’ordinamento francese per ridurre il potere dei giudici costituzionali, e alcuni li hanno accusati di collusione con il governo. Anche il Rassemblement National ha espresso posizioni analoghe.
Il presidente del Senato, Gérard Larcher dei Repubblicani, ha chiesto al governo di presentare un nuovo disegno di legge contenente gli articoli bocciati non per la loro incostituzionalità, ma per la loro incongruenza col resto della legge. Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, che aveva proposto la riforma dell’immigrazione, lo ha però escluso, dimostrando in qualche modo che il governo non aveva grande interesse a introdurre quelle misure. Un portavoce del ministero ha detto al giornale francese Le Parisien che il ministro era intervenuto in parlamento «una ventina di volte» per far presente ai parlamentari delle destre che le misure che proponevano sarebbero state giudicate inammissibili.