Sono stati uccisi tre soldati in una base militare statunitense in Giordania
Con droni lanciati da «miliziani sostenuti dall'Iran», ha detto il presidente Joe Biden, che ha aggiunto di essere intenzionato a «rispondere»
Domenica il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che tre soldati statunitensi sono stati uccisi in un attacco compiuto con droni in una base militare in Giordania, e che almeno 34 sono stati feriti.
I tre sono i primi militari statunitensi uccisi in attacchi in Medio Oriente da quando dopo il 7 ottobre è iniziata la guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Ci sono ancora poche informazioni sull’attacco e sulle sue motivazioni: i responsabili non sono ancora stati identificati ma Biden ha parlato di «miliziani sostenuti dall’Iran», per ora senza dare altri dettagli.
Biden ha parlato di una piccola base in territorio giordano, che altri due funzionari statunitensi hanno identificato come la Tower 22, utilizzata da personale militare statunitense soprattutto per operazioni di consulenza e assistenza all’esercito giordano (i due funzionari hanno parlato con Associated Press in condizioni di anonimato per via della riservatezza delle informazioni). Poco dopo un portavoce del governo giordano ha detto invece che la base si trovava in territorio siriano ed era quella di al Tanf.
In Giordania ci sono circa 3mila soldati statunitensi: da quando è iniziata la guerra nella Striscia di Gaza sono stati compiuti vari attacchi con droni e missili contro basi militari statunitensi in Siria e in Iraq, ma non c’erano ancora stati morti.
L’attacco è stato molto commentato per le ricadute e conseguenze che potrebbe avere sulla situazione in Medio Oriente, già molto tesa per via della guerra in corso. Durante un evento elettorale in South Carolina, Biden ha affermato: «Risponderemo», senza aggiungere altro. Nel frattempo alcuni gruppi di miliziani sostenuti dall’Iran hanno iniziato ad evacuare le proprie postazioni in Siria, probabilmente per ripararsi da eventuali attacchi aerei statunitensi, ha detto ad Associated Press Omar Abu Layla, attivista che dirige Deir Ezzor 24, sito di notizie che si occupa di Siria.