Le elezioni presidenziali in Finlandia, le prime da membro della NATO
I candidati favoriti sono due, uno di centrodestra e uno dei Verdi, che sono d'accordo sull'atteggiamento da usare verso la Russia: per nulla conciliante
Domenica si è tenuto in Finlandia il primo turno per eleggere il nuovo presidente del paese, una figura rilevante perché detiene diversi poteri in politica estera e di sicurezza, diversamente da quanto succede per esempio in Italia, in cui il presidente della Repubblica ha un ruolo per lo più cerimoniale. Il nuovo presidente finlandese sarà sicuramente diverso da quello uscente, visto che il conservatore Sauli Niinisto, arrivato alla fine del suo secondo mandato, per legge non può più ricandidarsi. Si è votato dalle 9 ora locale (8 ora italiana) alle 20, anche se si presume che circa la metà dei voti sia già stata espressa attraverso il voto anticipato che si è svolto dal 17 al 23 gennaio, come successo anche alle elezioni presidenziali del 2018. I risultati dovrebbero arrivare entro la mezzanotte di domenica e verranno ufficializzati il 30 gennaio.
Si sono presentati nove candidati ma si prevede che nessuno riuscirà a prendere più del 50 per cento dei voti: se dovesse andare così l’11 febbraio ci sarà il ballottaggio tra i due più votati. Al momento i favoriti sono l’ex primo ministro Alexander Stubb, del Partito di coalizione nazionale, di centrodestra (è lo stesso partito di Niinisto e dell’attuale primo ministro Petteri Orpo); e l’ex ministro degli Esteri Pekka Haavisto, del partito dei Verdi, che si candida per la terza volta. I sondaggi dicono che Stubb è in vantaggio e entrambi potrebbero prendere dal 21 al 27 per cento dei voti.
Queste elezioni arrivano in un momento molto particolare della storia della Finlandia. Sono le prime presidenziali dopo che ad aprile del 2023 il paese è entrato nella NATO, l’alleanza militare che comprende gli Stati Uniti e buona parte dei paesi europei, abbandonando la posizione di neutralità fra il blocco occidentale e quello dell’Unione Sovietica che aveva mantenuto per oltre settant’anni. La posizione di neutralità era stata tenuta così a lungo anche per questioni geografiche, dato che la Finlandia condivide un confine lungo più di 1300 chilometri con la Russia. Il governo finlandese aveva però cambiato idea nel 2022 dopo che la Russia aveva invaso l’Ucraina: la decisione era stata approvata da Niinisto e fortemente sostenuta dalla popolazione.
Di recente i rapporti fra i due paesi erano diventati ancora più tesi. A novembre la Finlandia aveva chiuso tutti i varchi di frontiera con la Russia perché riteneva che il governo russo stesse cercando di destabilizzare il paese indirizzando un gran numero di migranti verso la frontiera finlandese. La Russia aveva negato le accuse, a metà dicembre due varchi erano stati riaperti, ma sono stati richiusi dopo 2 giorni per il continuo flusso di migranti.
La politica estera e il rapporto fra la Russia e la Finlandia sono stati al centro della campagna elettorale di queste elezioni presidenziali anche per il ruolo attivo che ricopre il presidente della Finlandia nella politica del paese. Negli ultimi anni l’operato del presidente Niinisto si era concentrato sui paesi esterni all’Unione Europea, come Russia, Stati Uniti e Cina, lasciando gli affari europei al primo ministro in carica. L’importanza del ruolo è persino cresciuta, dato che il presidente rappresenta la Finlandia alle riunioni della NATO. È inoltre a capo dell’esercito e decide le principali nomine militari.
I dibattiti televisivi fra i candidati e i giornali nazionali si sono quindi concentrati sul nuovo ruolo della Finlandia come membro della NATO, sugli effetti della vicinanza della Russia sulla sua politica di sicurezza e sulla guerra in Ucraina, di cui la Finlandia è uno dei principali fornitori europei di aiuti militari e umanitari. Tuttavia questi temi sono stati affrontati più per la loro importanza generale che per la presenza di posizioni contrastanti, dato che tutti i candidati principali hanno detto di avere intenzione di adottare una linea dura contro la Russia.
– Leggi anche: Cosa vuol dire far parte della NATO
Il candidato favorito al momento è il conservatore Alexander Stubb, primo nei sondaggi con il 24 per cento. Stubb ricopre incarichi ufficiali in politica dal 2004, quando fu eletto parlamentare europeo. Poi divenne ministro degli Esteri e primo ministro, nel 2017 lasciò la politica finlandese e diventò vicepresidente della Banca europea per gli investimenti. Dal 2020 è direttore della Florence School of Transnational Governance, parte dell’European University Institute, un’università finanziata dall’Unione Europea che ha sede a Firenze. Durante la campagna elettorale Stubb ha detto che la sua idea di lasciare per sempre la politica, sette anni fa, è cambiata dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Nei sondaggi Stubb è seguito da Pekka Haavisto, dei Verdi. Haavisto era in vantaggio nei sondaggi fino a novembre, ma ora lo danno intorno al 21 per cento. Si era già candidato alle presidenziali nel 2012 e nel 2018, arrivando in entrambi i casi secondo dietro a Niinisto, e se fosse eletto sarebbe il primo presidente apertamente gay nella storia della Finlandia. Durante il suo mandato da ministro degli Esteri, dal 2019 al 2023, ha lavorato a stretto contatto con Niinisto sull’adesione del paese alla NATO e nella sua carriera è stato anche un diplomatico per le Nazioni Unite e l’Unione Europea.
Al terzo posto con il 15 per cento nei sondaggi e popolare soprattutto fra i giovani c’è Jussi Halla-aho, ex leader del partito populista di estrema destra dei Finlandesi e ora presidente del parlamento. A differenza degli altri due candidati filoeuropei, Halla-aho è molto critico verso l’Unione, specialmente nei confronti delle sue politiche migratorie. Nel 2012 fu multato dalla Corte Suprema della Finlandia per commenti razzisti.
Halla-aho è seguito dal centrista Olli Rehn, attuale governatore della Banca centrale di Finlandia ed ex commissario europeo, e da Jutta Urpilainen, ex presidente del Partito socialdemocratico (il partito dell’ex prima ministra Sanna Marin) e attuale commissaria europea per lo Sviluppo.
Durante la campagna elettorale Haavisto (Verdi) ha cercato di sfruttare a suo vantaggio il fatto che il partito di Stubb stia al momento governando insieme a quello di Halla-aho: il governo, definito il più a destra della storia della Finlandia, era nato dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni parlamentari dell’aprile 2023 e da allora è stato coinvolto in diversi scandali. Alla fine di giugno il ministro degli Affari economici, Vilhelm Junnila, si era dimesso dopo avere ricevuto molte critiche per una battuta sul nazismo fatta nel 2019 durante un evento organizzato da neonazisti; a luglio la nuova ministra dell’Interno, Mari Rantanen, aveva dovuto smentire di credere alla teoria complottista della sostituzione etnica, come invece sembravano suggerire alcuni suoi tweet.
Per ora comunque la tattica di Haavisto per cercare di indebolire Stubb mostrandolo come troppo vicino all’estrema destra si è dimostrata inefficace, anche perché dall’altra parte Stubb è estremamente filoeuropeo e liberale: ha detto per esempio più volte di voler espellere Fidesz, il partito del presidente ungherese Viktor Orbàn, dal Partito popolare europeo, proprio per le sue posizioni euroscettiche e illiberali.
– Leggi anche: In Finlandia l’estrema destra sta diventando un problema per il governo