Quello che si può spiegare di Yorgos Lanthimos, spiegato
Giovedì è uscito in Italia "Povere creature!", l'ultimo film del regista greco e il suo maggior successo, ma non la prima cosa sorprendente che fa
Giovedì è uscito nei cinema italiani Povere creature!, uno dei film con più candidature tra quelli nominati agli Oscar quest’anno. Il regista è il greco Yorgos Lanthimos, che ha cinquant’anni e da qualche anno gira film internazionali con attori e attrici britannici e statunitensi. In carriera ha diretto sette lungometraggi che possono definirsi pienamente “suoi” (un ottavo, girato agli esordi, lo co-diresse con un altro regista), e con l’eccezione di Kinetta, il primo, ogni altro film che abbia realizzato ha vinto un premio in uno dei due festival più importanti del mondo: Venezia e Cannes.
I suoi film riescono infatti a essere allo stesso tempo molto apprezzati dalla critica e dal pubblico, e riconosciuti ogni volta come qualcosa di nuovo. Con Povere creature! Lanthimos ha vinto il premio più importante della sua carriera, il Leone d’oro all’ultimo festival di Venezia. Lanthimos è uno dei pochi autori cinematografici per i quali si può dire che abbiano appassionato una generazione di spettatori – quelli che si sono avvicinati al cinema negli anni in cui si è fatto conoscere (tra il 2009 e il 2018) – e che siano stati capaci di influenzare prima il cinema europeo e poi, anche se con più difficoltà, quello statunitense.
Inizialmente i suoi film erano considerati parte di una nuova ondata culturale proveniente dalla Grecia in seguito agli anni della crisi economica. Il suo stile e il suo approccio sembravano derivare da una sfiducia nelle istituzioni e in ogni forma di potere, raccontavano con pessimismo una società marcia. Lo stile dei suoi primi tre film, Kinetta, Dogtooth e Alps (gli unici della sua carriera prodotti e girati in Grecia), si basa sulla capacità di evocare fastidio e disagio, e sulla creazione di situazioni improbabili e paradossali all’interno di scenari molto ordinari. Ci sono famiglie dalle dinamiche interne inusuali, poliziotti dai metodi strani o persone comuni che svolgono professioni che non esistono. In quei film la famiglia, lo stato e le convenzioni sociali vengono criticate oppure ritratte come nuclei infernali attraverso un umorismo cinico e molto originale, che è anche oggi, dopo molti cambiamenti, ancora la parte più riconoscibile dei film di Lanthimos.
Per definire il suo umorismo spesso viene usato il termine “deadpan”, cioè quel tipo di ironia portata avanti con serietà, fingendo che nulla di divertente sia accaduto o sia stato detto. Lanthimos non ha però mai accettato la definizione, come spiegò al New York Times: «Non so cosa significhi deadpan. È quello che si dice ogni volta davanti a un’emotività non estrema. Vedo che molti attori recitano in modi melodrammatici, ma non è quello che vedi fare alle persone nella vita vera».
Questi film furono realizzati con budget piccoli e mezzi limitati, perché in Grecia non esiste un’industria del cinema. Non c’è, cioè, un complesso di società di produzione, distribuzione e vendite che consentano una produzione continuativa o dei finanziamenti propriamente detti, ma solo realtà isolate. Chi come Lanthimos desidera fare cinema non ha quindi grandi possibilità e la scelta più conveniente è realizzarli in autonomia, con amici, conoscenti e (come nel suo caso) maestranze che lavorano nella televisione o nei video musicali. Spesso ne vengono fuori film destinati al circuito dei festival perché, se ben accolto in queste occasioni, un film a basso budget può generare attraverso le vendite agli altri paesi un profitto maggiore di quello che farebbe uscendo nelle sale del proprio.
Lanthimos iniziò la propria carriera da regista girando video musicali e spot pubblicitari, ma a differenza di altri registi che hanno imparato il mestiere in questa maniera, i suoi film non hanno la capacità di sintesi, il montaggio serrato o il buon rapporto con le musiche dei videoclip o delle pubblicità. Al contrario quello che li ha caratterizzati, almeno inizialmente, era la scrittura. Con l’esclusione di Kinetta, i primi 5 film della sua carriera sono stati sceneggiati insieme a Efthymis Filippou, sceneggiatore che aveva lavorato con Lanthimos in un’agenzia pubblicitaria.
Dogtooth, la storia di una coppia di genitori che inganna i figli per tenerli chiusi in casa, vinse il premio Un Certain Regard a Cannes nel 2009 e Alps, su alcune persone che vengono assunte dai parenti o amici di persone morte per interpretare i cari defunti, il premio per la miglior sceneggiatura a Venezia nel 2011. Questi due successi consentirono a Lanthimos di fare un passo in avanti, e cioè girare il suo quinto film, The Lobster, in inglese e con attori di primo piano come Colin Farrell, Rachel Weisz, Olivia Colman, John C. Reilly e Lea Seydoux. Avere delle celebrità nel cast consente una circolazione molto più ampia del film, che viene anche venduto a un prezzo più alto, e quindi una visibilità maggiore. L’occasione arrivò anche perché a quel punto Lanthimos si era fatto conoscere per la propria capacità di lavorare bene con gli attori, basando i film sulle loro interpretazioni (oltre che sulla sceneggiatura), e lasciandogli sia libertà che tempo a disposizione. Negli anni gli attori e le attrici che hanno lavorato con lui hanno descritto la sua maniera di dirigerli come fondata sul loro istinto più che sull’esecuzione del copione alla lettera.
The Lobster racconta la storia di un gruppo di persone che, non avendo trovato un partner, vengono portate in un hotel in una località remota, dove hanno un’ultima possibilità di formare una coppia con qualcuno: se non ci riescono entro 45 giorni diventeranno degli animali. Per produrlo con i soldi necessari a farne un film all’altezza delle star che aveva a disposizione fu necessario mettere insieme sedici tra società di produzione e fondi nazionali di cinque paesi europei. Selezionato per la competizione principale di Cannes nel 2015 vinse il Premio della giuria, cosa che rese più semplice produrre il suo film successivo, Il sacrificio del cervo sacro, nonostante fosse ancora più ambizioso. Il film, con Colin Farrell, Nicole Kidman e Barry Keoghan, fu di nuovo preso in competizione a Cannes nel 2017 e vinse il premio per la miglior sceneggiatura.
Questi primi due film in inglese costituirono anche un cambio di genere e di linguaggio. Rispetto ai film greci le istituzioni sociali erano meno prese di mira, e invece lo erano sempre di più i rapporti personali (e la famiglia): non c’era più la realtà quotidiana dei primi film, ma elementi di fantasia e di mistero. A uscirne enfatizzato era il suo particolare umorismo nero. Ma i film di Lanthimos a quel punto cominciavano a essere meno ermetici e ad aprirsi a un pubblico un po’ più ampio. Nonostante The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro non siano propriamente dei film mainstream, la struttura narrativa è un po’ più convenzionale, il ritmo è più digeribile e al netto delle peculiarità che lo contraddistinguono anche gli intrecci sono raccontati in modi meno criptici rispetto ai precedenti film greci. Questo tipo di apertura al pubblico aumentò ancora di più con il film successivo, La favorita, del 2018, inizialmente prodotto con i medesimi fondi europei di Il sacrificio del cervo sacro, cioè principalmente dal Regno Unito, ma poi acquisito da Searchlight, una costola della 20th Century Fox oggi parte della Disney.
Scritto da Tony McNamara e non più da Efthymis Filippou, La favorita è il primo film di Yorgos Lanthimos a non risultare come qualcosa di molto strano in cui addentrarsi, ma anzi qualcosa di piuttosto convenzionale, con tante particolarità e uno stile originale. Racconta della regina Anna d’Inghilterra (Olivia Colman) e di due dame di compagnia (Emma Stone e Rachel Weisz) che con il sesso e una battaglia intellettuale si fanno la guerra in una scalata al potere per diventare le sue “favorite”.
La favorita rendeva chiaro che qualcosa era cambiato nel cinema e nelle ambizioni di Lanthimos. Rispetto ai primi film era diventato evidente che negli anni il peso che inizialmente aveva la scrittura fosse stato bilanciato da un lavoro ugualmente particolare e sofisticato sulle immagini (cioè sui costumi, gli ambienti e l’uso delle lenti deformanti). Lanthimos dichiarava il preciso intento di cercare un pubblico sempre maggiore e quindi un successo maggiore, senza rinunciare al proprio approccio autoriale, soprattutto sui personaggi. Fino a La favorita infatti le scene dei suoi film erano spesso illuminate con luci naturali (cioè senza l’illuminazione artificiale del set ma usando le luci degli ambienti o del sole), gli attori erano raramente truccati come si fa nel cinema ma in modi molto più blandi, e per la stessa ragione venivano già pettinati da casa. L’impressione era di un approccio realistico per quanto applicato a storie paradossali, che pure La favorita, nonostante fosse un film in costume, quindi più elaborato nel reparto costumi e trucco, cercava di mantenere.
L’intervento di un grande distributore statunitense come Searchlight fece sì che il film fosse presentato al festival di Venezia nel 2018 (il luogo migliore per questo tipo di film per iniziare la corsa agli Oscar), dove vinse il Premio della giuria e la Coppa Volpi alla miglior attrice per Olivia Colman. Agli Oscar invece ottenne dieci candidature, tra cui le più importanti, ma una sola vittoria, sempre per Colman. Tale è stato il successo di critica, premi e incassi, con quasi 100 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte di 15 milioni spesi per produrre il film, che il medesimo schema produttivo è stato ripetuto per il film successivo, Povere creature!, solo aumentando il budget a 35 milioni. Scritto con Tony McNamara, recitato da Emma Stone, incentrato sul sesso come strumento per soggiogare o essere soggiogati e presentato a Venezia con l’obiettivo della partecipazione agli Oscar, il film ha vinto il Leone d’oro e ha ottenuto 11 candidature.
Povere creature! è tratto dal romanzo omonimo del 1992 dello scrittore scozzese Alasdair Gray ed è ambientato in un’Inghilterra vittoriana di fantasia, in cui uno scienziato risveglia il cadavere di una ragazza suicida impiantandole il cervello del feto di cui era incinta prima di morire. Al risveglio la ragazza non sa niente ma impara molto in fretta, con l’ingenuità di una bambina ma il corpo sessualmente attivo di una donna. È una storia che mostra cosa può diventare una donna senza sensi di colpa per i propri desideri e che non ha mai sviluppato un senso di sudditanza verso gli uomini. Per questo film Lanthimos ha abbandonato del tutto il naturalismo e anzi usa costumi, scenografie e trucchi molto espressivi e caratteristici per caratterizzare un mondo di fantasia. È un film molto diverso da quelli con cui aveva iniziato, ma con lo stesso atteggiamento schietto e provocatorio.
Del suo prossimo film si sa che è intitolato Kind of Kindness, che le riprese sono terminate e che ora è nella fase di montaggio. È di nuovo stato prodotto tra Irlanda, Regno Unito e Stati Uniti con una costola della Searchlight come partner, e ha di nuovo Emma Stone tra i protagonisti, ma è stato scritto insieme a Efthymis Filippou, lo sceneggiatore dei suoi primi film. Racconterà tre storie diverse, ambientate nel presente degli Stati Uniti.
– Ascolta anche: La puntata di oggi di Tienimi Bordone su Povere creature!