I musei statunitensi stanno ripensando le esposizioni sui nativi americani
Alcuni le hanno chiuse o coperte, per rispettare una nuova legge che richiede di ottenere il consenso prima di esporre oggetti che appartengono alle loro culture
A partire da questo fine settimane il Museo americano di storia naturale di New York chiuderà le due principali sezioni che esponevano oggetti dei nativi americani, e coprirà alcune vetrine espositive che si trovano in altre sale. La decisione è stata presa per rispettare nuove regole federali entrate in vigore questo mese, che impongono ai musei di ottenere il consenso dalle tribù native prima di poter esporre gli oggetti appartenenti alla loro cultura. Il museo ha annunciato che chiuderà le sale Foreste Orientali e Grandi Pianure, di circa 900 metri quadrati, fino a data da destinarsi. Il direttore del museo, Sean Decatur, ha detto: «È possibile che parte degli oggetti non torni mai in esposizione, ma i musei svolgono al meglio la loro funzione quando riflettono i cambiamenti nel sentire comune».
Il museo di New York non è un’eccezione: il Field Museum di Chicago ha preso una decisione simile, il Peabody Museum di Archeologia ed Etnologia dell’Università di Harvard ha annunciato che rimuoverà tutti i reperti funerari, e il Cleveland Museum of Art ha nascosto alcune vetrine.
La questione della restituzione di resti, oggetti sacri e funerari ai nativi americani è aperta da decenni. Nel 1990 fu approvata la Legge di protezione e restituzione delle sepolture americane (NAGPRA), che stabiliva dei protocolli con cui i musei avrebbero dovuto restituire i resti. Le operazioni però procedettero a rilento e i rappresentanti dei nativi americani hanno lamentato resistenze da parte dei musei. I nuovi regolamenti promossi dall’amministrazione del presidente Joe Biden rendono più stringenti i limiti di tempo per completare le restituzioni, e lasciano ai rappresentanti delle tribù la decisione ultima riguardo alla possibilità di esporre gli oggetti della loro cultura.
I musei interessati non hanno sollevato obiezioni ai regolamenti, ma sottolineano come per alcuni oggetti sia impossibile ottenere una vera autorizzazione, perché la loro provenienza è dubbia o le indicazioni disponibili sono solo di natura geografica. Per altri oggetti invece saranno necessari incontri con i rappresentanti delle tribù native, e i musei dovranno assumere nuovi dipendenti che si occupino di seguire le procedure e le restituzioni.
La questione è simile a quella che da alcuni anni riguarda l’esposizione di resti umani: il Museo americano di storia naturale di New York, insieme ad altri, da anni ha cominciato un’opera di restituzione dei resti umani che negli anni aveva accumulato, spesso anche attraverso pratiche oggi considerate superate o poco etiche. Circa mille sono rientrati nel possesso delle tribù originarie, altri 2.200 sono ancora da restituire.
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