Israele sta creando una “zona cuscinetto” dentro alla Striscia di Gaza
Sarà larga un chilometro e correrà lungo tutto il confine: per realizzarla l'esercito sta demolendo migliaia di edifici civili
L’esercito israeliano ha ammesso per la prima volta di star creando una zona cuscinetto larga circa un chilometro nella Striscia di Gaza lungo tutto il confine con Israele, demolendo tutti gli edifici e le strutture civili che si trovano al suo interno. È un progetto di cui politici e funzionari israeliani parlavano da tempo, definendolo come necessario per la sicurezza di Israele, ma che finora non era mai stato annunciato ufficialmente.
L’ammissione è arrivata dopo che lunedì 22 gennaio 21 soldati israeliani erano stati uccisi mentre stavano piazzando esplosivi nella Striscia per demolire due edifici vicino al confine: una granata lanciata da miliziani di Hamas li aveva colpiti facendo esplodere tutto. Dando la notizia della loro morte, alcuni rappresentanti dell’esercito hanno detto che i 21 soldati sono morti «nella zona cuscinetto tra le comunità israeliane e Gaza». Nei giorni successivi il progetto di questa zona cuscinetto è stato specificato e definito.
La zona cuscinetto sarà larga circa un chilometro e correrà lungo tutto il confine della Striscia di Gaza (restringendo il territorio della Striscia, non quello di Israele). Sarà un’area disabitata e senza edifici a ridosso della barriera di confine, che possa essere sorvegliata militarmente e possa essere usata per impedire nuovi attacchi via terra. I palestinesi, anche i civili, non potranno entrare al suo interno.
Il problema principale è che, poiché la Striscia di Gaza è popolata in maniera densissima, nell’area in cui dovrebbe trovarsi la zona cuscinetto ci sono molti edifici civili, campi agricoli e altre strutture. Per questo, da novembre, l’esercito israeliano sta demolendo tutto ciò che trova: «È stato tutto raso al suolo. Erano soprattutto terreni agricoli. Ora è una zona militare, una vera terra di nessuno», ha detto un soldato al Wall Street Journal.
Negli scorsi mesi sono state demolite anche scuole (una in particolare, a dicembre, che secondo l’esercito israeliano era un centro di Hamas) e altri edifici. Secondo i media israeliani, nell’area dove dovrebbe essere imposta una zona cuscinetto si trovano 2.850 edifici di vario tipo, 1.100 dei quali sono già stati demoliti.
Un altro problema è che la Striscia di Gaza è un luogo geograficamente molto piccolo, e creare una zona cuscinetto larga un chilometro significa privarla di una porzione notevole del proprio territorio: nella sua parte più stretta, la Striscia è larga appena sei chilometri, e nella parte più ampia 12. Un portavoce dell’esercito israeliano ha detto che nella creazione della zona cuscinetto saranno tenute in conto le caratteristiche del territorio, e che «in alcune aree potrebbe essere più ampia, in altre un po’ meno».
In Israele si parlava da tempo della necessità di creare una zona cuscinetto. Il 18 ottobre, pochi giorni dopo l’attacco di Hamas contro i civili israeliani, l’ex ministro degli Esteri Eli Cohen aveva detto che «alla fine di questa guerra, non soltanto Hamas sarà stata eliminata da Gaza, ma il territorio della Striscia si ridurrà». Il ministro dell’Agricoltura Avi Dichter aveva parlato di una «zona di fuoco» al confine nella quale a nessun palestinese sarebbe stato concesso di entrare.
Una zona cuscinetto al confine esisteva in realtà già prima della guerra, ma era più stretta e garantiva alcune concessioni ai palestinesi: in certe aree, per esempio, era possibile coltivare i campi. Inoltre la sorveglianza era piuttosto scarna e molto spesso i palestinesi avevano accesso anche alla zona della Striscia che l’esercito israeliano considerava interdetta. Nelle settimane precedenti all’attacco del 7 ottobre, per esempio, i militari a guardia del confine avevano notato civili palestinesi vicino alla barriera di confine con delle mappe. Sul momento non diedero molto peso alla cosa, ma oggi l’esercito ritiene che quei civili fossero un realtà miliziani di Hamas che stavano vagliando le debolezze della barriera di confine, prima dell’attacco.
Anche per questo oggi l’esercito ritiene che la creazione di una zona cuscinetto sia «parte delle azioni indispensabili necessarie per mettere in atto un piano di difesa» contro futuri attacchi, come ha detto un portavoce.
La scoperta che da novembre l’esercito israeliano demolisce edifici per creare una zona cuscinetto sta provocando grosse critiche. Già in passato gli Stati Uniti, il principale alleato di Israele, si erano detti contrari: un portavoce del dipartimento di Stato americano aveva detto a dicembre che il suo governo era contrario a qualsiasi riduzione dei territori palestinesi a causa della guerra, e che «se si creasse dentro a Gaza una zona cuscinetto sarebbe una violazione di questo principio».
Antony Blinken, il segretario di Stato americano, negli scorsi giorni ha detto: «Siamo stati molto chiari sulla nostra contrarietà allo spostamento forzato di persone. Siamo stati molto chiari sulla necessità di mantenere l’integrità territoriale di Gaza». Secondo i media americani, il governo israeliano sta presentando la creazione della zona cuscinetto come una misura transitoria che sarà smantellata una volta ristabilita la sicurezza, ma ci sono molti dubbi in proposito.