La Corte Costituzionale francese ha bocciato gran parte della riforma dell’immigrazione
La legge era stata molto contestata e approvata con i voti della destra: 35 articoli su 86 non entreranno in vigore
Giovedì la Corte costituzionale francese ha bocciato buona parte della riforma delle norme sull’immigrazione in Francia, approvata a fine dicembre fra molte polemiche. La legge è molto controversa perché fra le altre cose riduce l’accesso ai sussidi per le persone migranti, crea delle quote di immigrazione annuali, reintroduce il reato di “soggiorno illegale” e rende più difficile per i figli nati in Francia da persone straniere diventare francesi.
In tutto sono stati bocciati 35 articoli su 86: tre di questi sono stati considerati incostituzionali, fra cui quello che prevedeva che il parlamento stabilisse annualmente la quota di persone che possono entrare legalmente in Francia. Trentadue articoli invece sono stati considerati «cavaliers législatifs» (letteralmente “cavalieri legislativi”), cioè clausole troppo slegate dal resto della legge per essere incluse nel testo. Questo significa che le misure previste non entreranno in vigore, ma in futuro potranno essere incluse in una nuova legge.
La legge era stata proposta dal ministro dell’Interno di centrodestra Gérald Darmanin e inizialmente non era stata approvata dal parlamento. Era passata solo dopo che il governo aveva fatto grosse concessioni ai partiti di destra per ottenere i loro voti. Il 20 dicembre era stata votata dal partito del presidente Emmanuel Macron, Renaissance, da diversi partiti di centrodestra fra cui quello dei Républicains e da Rassemblement National, il partito di estrema destra francese di Marine Le Pen.
Sono stati bocciati principalmente gli articoli introdotti per le pressioni delle destre, mentre quasi tutti gli articoli presentati inizialmente dal governo sono stati confermati. Fra gli articoli bocciati ci sono le misure che restringevano l’accesso alla previdenza sociale, quelli che rendevano più difficili i ricongiungimenti familiari e l’ottenimento dei permessi di soggiorno per gli studenti, la reintroduzione del reato di “soggiorno illegale” e l’indebolimento dello ius soli: stabiliva che una persona nata in Francia da cittadini stranieri potesse ottenere la cittadinanza francese solo facendone richiesta fra i 16 e i 18 anni.
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