Il primo grande sciopero contro Javier Milei in Argentina
Hanno protestato decine di migliaia di persone, in particolare contro le politiche economiche del nuovo presidente
Mercoledì decine di migliaia di persone si sono riunite nelle strade di Buenos Aires e di altre città argentine per il primo grande sciopero contro il nuovo presidente Javier Milei, e in particolare contro le sue politiche economiche. Lo sciopero era stato indetto dal sindacato principale del paese, la Confederazione Generale del Lavoro (CGT), per protestare contro i tagli alla spesa pubblica voluti da Milei e contro le ampie e drastiche riforme introdotte per risollevare l’economia argentina.
Quella di mercoledì è stata la terza grande protesta contro Milei, che si è insediato lo scorso dicembre, nonché il primo grande sciopero indetto dalla CGT da cinque anni a questa parte. L’ultimo era stato organizzato nel 2019 durante il governo del presidente conservatore Mauricio Macri. Il tutto si è svolto in maniera pacifica.
A Buenos Aires decine di migliaia di persone si sono riunite su avenida de Mayo, il grande viale che collega il parlamento alla Casa Rosada, la sede degli uffici del presidente argentino. Allo sciopero hanno aderito decine di altri sindacati, associazioni, gruppi e politici dell’opposizione: hanno partecipato camionisti, operatori sanitari e pensionati, ma anche impiegati pubblici, editori, ambientalisti e attivisti per i diritti delle persone con disabilità.
I manifestanti hanno mostrato cartelli che dicevano cose come “La madrepatria non è in vendita” o “Il cibo non è un privilegio”. Il nodo principale dello sciopero era la cosiddetta “legge omnibus”, che è composta da 664 articoli che abrogano o modificano leggi in materia economica, fiscale, sociale e amministrativa, e che rientrano nell’ambizioso e controverso programma elettorale di Milei.
Con il governo di Milei il peso è stato svalutato del 50 per cento rispetto al dollaro, le importazioni sono diventate più costose di prima e il costo generale della vita è aumentato moltissimo. Alla fine del 2023 i prezzi erano triplicati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e di recente l’aumento dei prezzi cronico nel paese si è aggravato per alcune decisioni del nuovo presidente.
La CGT ha stimato che solo a Buenos Aires si siano mobilitate 600mila persone, mentre in totale quelle che hanno scioperato in tutto il paese sarebbero un milione e mezzo. Il capo della polizia della capitale argentina, Diego Kravetz, ha parlato di 80mila manifestanti. Secondo la ministra della Sicurezza Patricia Bullrich, invece, i partecipanti allo sciopero sarebbero stati 40mila.
Lo sciopero ha coinvolto anche i trasporti pubblici, che però hanno cominciato a scioperare alle 19 per permettere alle persone di partecipare alla mobilitazione e tornare a casa, hanno detto i sindacati. Gli aeroporti sono rimasti aperti, ma alcune compagnie aeree, tra cui la compagnia di bandiera Aerolíneas Argentinas, hanno cancellato o modificato vari voli.
In occasione dello sciopero erano state mobilitate centinaia di agenti di polizia, anche per via del nuovo “protocollo” introdotto da Bullrich per mantenere l’ordine pubblico, che estende i poteri della polizia ed è visto da alcuni gruppi come un tentativo di criminalizzare le proteste. A Buenos Aires ci sono stati alcuni tafferugli attorno all’una del pomeriggio, quando alcuni manifestanti stavano contestando le politiche di Milei vicino al Congresso, bloccando il traffico. Per il resto non sono stati segnalati grossi incidenti.
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