In Svezia si fuma poco anche perché c’è lo snus
Cioè la polvere da mettere tra labbro e gengiva che è una delle ragioni per cui le sigarette sono molto meno diffuse che nel resto dell'Unione europea, dove invece è vietato
La Svezia è il paese dell’Unione europea con la minor percentuale di fumatori. Secondo i dati di Eurostat relativi al 2019, solo il 6,5 per cento dei suoi circa 10 milioni e mezzo di abitanti fumava regolarmente sigarette, contro una media europea del 18,4 (in Italia il 16,5). Nel 2022 la percentuale di fumatori abituali in Svezia è stata ancora più bassa, il 5,6 per cento, e si pensa che nel 2024 potrà scendere sotto al 5.
È un risultato significativo, soprattutto visto che sempre più paesi stanno introducendo nuove leggi per convincere le persone a non fumare, come cercare di vietarlo alle nuove generazioni (ci aveva provato la Nuova Zelanda e una misura simile è in discussione nel Regno Unito) o all’aperto, anche nel nostro paese. In Svezia il calo dei fumatori è dovuto in parte a politiche mirate, ma in parte anche alla diffusione dello “snus”, un tradizionale tipo di tabacco umido in polvere che si consuma per via orale e che è vietato nel resto dell’Unione europea. Come ha notato Bloomberg, si può considerare un po’ la causa e un po’ l’effetto del fenomeno.
Lo snus è chiamato anche “tabacco da succhiare” perché non si consuma fumandolo, come le sigarette, bensì mettendolo tra labbra e gengive, dove si tiene per qualche minuto oppure più a lungo, a seconda delle preferenze. Per farlo si parte dalle foglie di tabacco essiccate, da cui si ottiene una polvere che viene pastorizzata a vapore; poi vengono aggiunti aromi e altre sostanze per fare in modo che la polvere si conservi più a lungo e per ridurre il rischio di proliferazione di batteri. I tradizionalisti usano direttamente la polvere umida, ma oggi lo snus si trova soprattutto preconfezionato, in piccole bustine simili a quelle del tè.
Questo tipo di tabacco non ha bisogno di essere masticato, quando si vuole basta togliere la bustina dalla bocca e buttarla. Attraverso il contatto con le mucose della bocca, lo snus rilascia nicotina e altre sostanze che vengono assorbite dall’organismo provocando una lieve sensazione di bruciore. Nell’immediato ha un effetto simile a quello di una sigaretta, in alcune persone più accentuato e in altre meno. Crea anche una certa dipendenza, come gli altri prodotti a base di tabacco. È insomma una sorta di alternativa svedese alle sigarette, e non un prodotto pensato appositamente per smettere di fumare.
In Svezia lo snus è diffuso fin dal Settecento. Il suo consumo si ridusse tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, con la grande popolarità delle sigarette, ma riprese nella seconda metà del secolo, con la crescente consapevolezza sui rischi delle sigarette per la salute. È anche per questo che quando la Svezia entrò nell’Unione europea, nel 1995, riuscì a ottenere una particolare esenzione: il permesso di continuare a vendere e usare lo snus, che invece nel resto dell’Unione continua a essere vietato.
Oggi secondo l’Agenzia svedese per la salute il 14 per cento della popolazione usa regolarmente lo snus, il cui consumo è aumentato in maniera inversamente proporzionale a quello delle sigarette. Nel 2004 circa il 14 per cento degli uomini e il 19 per cento delle donne svedesi fumavano sigarette, racconta Bloomberg, mentre nel 2022 le percentuali si sono ridotte di circa due terzi. Sempre secondo le indagini dell’Agenzia, nel 2018 le donne tra i 16 e i 29 anni che avevano detto di consumare regolarmente lo snus erano il 4 per cento. Nel 2022 la percentuale è salita al 18 per cento.
Le autorità sanitarie svedesi sostengono che la diminuzione dei fumatori sia legata a misure come l’aumento delle accise sulla vendita delle sigarette e il divieto di fumare nei bar, nei ristoranti e nella gran parte degli spazi pubblici. Alcuni però sostengono che dipenda proprio dall’abitudine di usare lo snus, che oltre a essere un’alternativa al tabacco tradizionale costa anche meno: una confezione da 20 bustine costa circa 40 corone svedesi, 3 euro e 50, mentre un pacchetto di sigarette circa 70, più di 6 euro.
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Il parlamentare Jesper Skalberg Karlsson, che fa parte della commissione svedese per la Salute e il Welfare, sostiene che lo snus contribuisca in maniera significativa alla lotta del paese contro il fumo. Lo confermano anche alcuni studi, tra cui un’analisi del 2016 che aveva notato come il 71 per cento degli ex fumatori che avevano cominciato a usare lo snus aveva poi smesso di fumare completamente. Come ha notato Ulrika Årehed Kågström, la segretaria generale della Società svedese contro il cancro, questa è anche la tesi sostenuta dalle aziende del settore del tabacco, che sfruttano questi dati per potersi espandere in nuovi mercati con lo snus e altri prodotti alternativi alle sigarette.
Secondo Rosaria Galanti, professoressa del dipartimento di Salute pubblica del Karolinska Institute di Solna, la gran parte del merito andrebbe invece riconosciuta al fatto che la Svezia abbia «costruito una cultura normativa negativa attorno al fumo», rendendolo un tabù culturale. L’ex presidente dell’Associazione medica mondiale Anders Milton, oggi a capo della Commissione svedese sullo snus, chiarisce che lo snus «non è un prodotto sanitario». Al contempo «non provoca il cancro», dice Milton, anche se la questione è ancora molto dibattuta con studi che non hanno rilevato aumenti particolari tra gli utilizzatori rispetto alla popolazione generale e altri che hanno invece segnalato un aumento significativo.
Nonostante l’incremento dei costi e le restrizioni sul consumo di sigarette, si stima che i fumatori di sigarette a livello globale siano oltre 1 miliardo. Le persone che fumano non sono dipendenti dal tabacco in sé, bensì dalla nicotina, che è difficile da abbandonare per via dell’effetto di dipendenza che crea. Da tempo d’altra parte si dibatte dell’utilità di prodotti come le sigarette elettroniche per smettere di fumare, con studi scientifici che spesso giungono a conclusioni discordanti.
Dal momento che non c’è alcun tipo di combustione, a livello generale il consumo di snus è ritenuto meno rischioso per i polmoni. Nel complesso però ci sono ancora dubbi sui suoi effetti per la salute, data l’esposizione che provoca a quantità importanti di nicotina. Oltre a un problema di tipo estetico, perché i pigmenti del tabacco possono ingiallire i denti, alcune ricerche hanno segnalato un maggior rischio di sviluppare forme di tumore alla bocca e al pancreas in caso di consumo di snus al posto delle sigarette normali, mentre altri studi hanno ridimensionato questi rischi.
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In tutti i paesi dell’Unione europea lo snus è vietato dal 1992 sulla base dei risultati di uno studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella seconda metà degli anni Ottanta, con l’eccezione appunto della Svezia (si trova anche in Norvegia, che però non fa parte dell’UE). È per questo che importare e vendere snus è vietato anche in Italia e, come prevede il decreto legislativo 6 del 2016, ogni violazione può comportare una sanzione amministrativa che va dai 30mila ai 150mila euro. Nell’ottobre del 2022 per esempio l’Agenzia delle dogane e dei monopoli dell’Ufficio di Milano 3 sequestrò 27 spedizioni contenenti in totale 335 confezioni di snus provenienti da Israele, multando le persone che le avevano ordinate.
In questi anni l’OMS ha invitato la comunità scientifica a svolgere indagini più approfondite sul consumo dello snus. Al contempo le autorità europee hanno discusso in varie occasioni della possibilità di eliminare il divieto, con il proposito di rendere accessibile un’alternativa che limiti il consumo delle sigarette tradizionali.
Nel frattempo nel 2019 la Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia governativa che regola le normative riguardo ai prodotti alimentari e farmaceutici negli Stati Uniti, ha autorizzato la commercializzazione di otto varietà di snus del marchio svedese Match indicate come meno pericolose rispetto alle sigarette.
In un comunicato, la FDA ha scritto che «le prove scientifiche disponibili, tra cui studi epidemiologici sul lungo periodo, mostrano che l’uso esclusivo di questi specifici prodotti del tabacco non da fumo comportano rischi inferiori di tumore alla bocca, malattie cardiache, tumore ai polmoni, ictus, enfisema e bronchite cronica rispetto al fumo di sigaretta». La FDA ha tuttavia precisato che tutti i prodotti a base di tabacco sono potenzialmente dannosi, e che questa autorizzazione «non significa che siano sicuri o approvati dalla FDA».