Il Senato ha approvato il disegno di legge sull’autonomia differenziata, che ora passerà alla Camera 

L'aula del Senato durante il voto sull'autonomia differenziata, il 23 gennaio 2024 (ANSA/FABIO FRUSTACI)
L'aula del Senato durante il voto sull'autonomia differenziata, il 23 gennaio 2024 (ANSA/FABIO FRUSTACI)

Martedì, con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti, il Senato ha approvato il disegno di legge sull’autonomia differenziata, un provvedimento voluto dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli che definisce le modalità con cui le regioni potranno chiedere e ottenere di gestire in proprio alcune delle materie su cui al momento la competenza è dello Stato centrale. Il provvedimento non è ancora legge: ora il testo andrà alla Camera, dove seguirà un percorso piuttosto lungo e da cui potrebbe infine dover tornare di nuovo al Senato se, come è probabile, i deputati introducessero modifiche.

Il disegno di legge sull’autonomia differenziata è stato approvato al Senato con forti opposizioni da parte del Partito Democratico, i cui senatori hanno agitato in aula alcuni fogli con stampate sopra le bandiere tricolore italiane: il senatore del PD Andrea Giorgis ha detto che il suo partito intende «preservare l’unità e l’indivisibilità della Repubblica».

Senatori del Partito Democratico protestano esponendo il tricolore durante le dichiarazioni di voto sul disegno di legge sull’autonomia differenziata in Senato (ANSA/FABIO FRUSTACI)

L’eventuale approvazione del disegno di legge non determinerà l’effettivo trasferimento di competenze alle regioni. Il provvedimento di Calderoli si limita infatti a indicare un percorso e delle regole che le regioni dovranno seguire nel negoziare col governo e col parlamento l’attribuzione di poteri e prerogative. L’avvio di queste procedure è subordinato alla definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), cioè i servizi minimi che lo Stato deve garantire in ogni parte del suo territorio su settori fondamentali: la definizione dei LEP e il loro finanziamento serve a prevenire il rischio che l’autonomia cristallizzi o persino aumenti le divergenze territoriali tra le regioni più ricche e quelle più povere. Le critiche dell’opposizione si sono concentrate soprattutto su questo scenario, ma al di là di questo comunque ci sono anche perplessità sull’impatto che un provvedimento del genere potrebbe produrre sul sistema economico e imprenditoriale italiano nel suo complesso, con possibili ricadute negative sulla competitività del paese e sulla gestione delle risorse pubbliche.

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