Non sono molte le scuole che vogliono introdurre il “liceo del Made in Italy”
Tra quelle che potevano, solo una su cinque ha chiesto di farlo: da settembre partirà in 92 istituti, ma dei programmi si sa ancora molto poco
A partire dal 23 gennaio e fino al 10 febbraio è possibile iscriversi al “liceo del Made in Italy”, un’iniziativa fortemente promossa dal governo di Giorgia Meloni che introduce un nuovo indirizzo al corso di studi già esistente del liceo delle scienze umane, aggiungendo alcune specifiche materie che dovrebbero valorizzare le conoscenze sui prodotti della tradizione italiana. I corsi dovrebbero partire con l’avvio del prossimo anno scolastico, quello 2024/2025. Le iscrizioni a tutte le altre scuole avevano già aperto il 18 gennaio.
Il ministero dell’Istruzione e del merito (Mim) ha annunciato che da settembre sarà presente in 92 scuole: 17 in Sicilia, 12 in Lombardia e in Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e Veneto, 2 in Molise e una in Basilicata, Emilia-Romagna, Sardegna e Umbria. Ci sono anche altri 22 istituti che hanno fatto domanda in Campania, ma per i quali la Regione non ha ancora autorizzato l’avvio del corso. Altri sei istituti avevano presentato domanda ma non sono stati accettati perché non avevano i requisiti necessari. Tolte le varie rinunce, secondo il ministero le scuole che avevano chiesto di aderire erano in tutto 128.
La norma prevede che, negli istituti che aderiscono al progetto, il nuovo “liceo del Made in Italy” sostituisca gradualmente l’indirizzo economico-sociale già previsto dal liceo delle scienze umane: per questo hanno potuto fare domanda solo i licei delle scienze umane che già oggi offrono questo indirizzo, circa 500. Il “liceo del Made in Italy” quindi non sarà un vero e proprio nuovo liceo, come possono essere il liceo classico o scientifico, ma un nuovo indirizzo che ne sostituisce un altro all’interno di un corso di studi più ampio (quello delle scienze umane, che esiste già dal 2010).
In un comunicato stampa diffuso dal ministero, il ministro Giuseppe Valditara ha commentato positivamente le adesioni ricevute per l’attivazione del nuovo indirizzo: «Si tratta di un risultato importante, considerati i tempi stretti a disposizione delle scuole» per candidarsi, ha detto. Altri invece hanno commentato criticato il risultato e lo hanno definito insoddisfacente, visto che ha fatto domanda circa il 20 per cento dei licei delle scienze umane con opzione economico-sociale, una scuola su cinque. Il governo aveva inoltre più volte prorogato la scadenza entro cui le scuole potevano presentare la domanda, probabilmente perché non riteneva soddisfacente il numero di scuole che avevano aderito entro il 16 gennaio, cioè il primo termine che era stato stabilito.
Il “liceo del Made in Italy” era stato molto pubblicizzato dal governo Meloni fin da prima del suo insediamento, a ottobre del 2022. Fu una proposta presentata con grande enfasi durante la campagna elettorale per le ultime elezioni politiche, nell’estate del 2022, ma per mesi i dettagli erano rimasti piuttosto vaghi. Il 31 maggio il Consiglio dei ministri approvò un disegno di legge al riguardo che diede qualche informazione in più, e il testo fu convertito in legge lo scorso 27 dicembre: prevede l’introduzione del «percorso liceale del made in Italy», tramite il quale gli studenti dovrebbero acquisire «abilità e competenze approfondite nelle scienze economiche e giuridiche» e «competenze imprenditoriali» per poter poi «promuovere e valorizzare gli specifici settori produttivi del made in Italy».
Al di là degli annunci però concretamente si sa molto poco dei piani di studi e il governo non ha stanziato fondi specifici: le scuole dovranno quindi usare le risorse già a disposizione.
Il governo ha attribuito al Mim il compito di definire, entro aprile, il quadro orario degli insegnamenti e i risultati di apprendimento del nuovo indirizzo. Per ora il programma completo non è ancora stato stabilito: a fine dicembre il governo ha diffuso un piano di studi provvisorio, relativo solo ai primi due anni di studi. Gli studenti quindi dovranno iscriversi senza sapere esattamente cosa studieranno a partire dal terzo anno, e anche gli istituti che si sono candidati lo hanno fatto senza sapere di preciso cosa dovranno fare.