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  • Lunedì 22 gennaio 2024

I calciatori stanno iniziando a tornare dall’Arabia Saudita?

L'ex capitano del Liverpool Jordan Henderson se n'è andato dopo meno di quattro mesi, e si parla di molti altri scontenti

Jordan Henderson, che è tornato in Europa dopo l'esperienza all'Al-Ettifaq (Yasser Bakhsh/Getty Images)
Jordan Henderson, che è tornato in Europa dopo l'esperienza all'Al-Ettifaq (Yasser Bakhsh/Getty Images)
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All’inizio di gennaio nei principali campionati europei di calcio maschile si è aperta la consueta finestra invernale di calciomercato, uno dei due periodi dell’anno in cui le squadre possono comprare e vendere calciatori (l’altro, più lungo, si tiene in estate). La scorsa estate la sessione di calciomercato era stata dominata dagli enormi investimenti delle squadre dell’Arabia Saudita per comprare calciatori di primissimo piano, nel tentativo di promuovere il proprio campionato nazionale (e di riflesso, migliorare l’immagine del paese nel mondo). Sono passati quattro mesi, e nella sessione di calciomercato in corso si sta già parlando dei giocatori appena arrivati in Arabia Saudita che vorrebbero andarsene: alcuni lo hanno già fatto.

Quello di cui si è parlato di più negli ultimi giorni è Jordan Henderson, 33enne centrocampista inglese ed ex capitano del Liverpool. Ad agosto Henderson era stato acquistato per circa 14 milioni di euro – una cifra abbastanza fuori mercato, per un centrocampista a fine carriera – dall’Al-Ettifaq, squadra della città di Dammam, la più grande nell’est del paese. La decisione di Henderson aveva suscitato critiche e perplessità, soprattutto per il fatto che Henderson è uno dei calciatori professionisti più schierati a difesa dei diritti della comunità LGBTQ+. In Arabia Saudita, un regime guidato da una monarchia religiosa estremamente conservatrice, l’omosessualità è un reato.

Pochi giorni fa Henderson è stato acquistato dall’Ajax, la più famosa squadra di calcio dei Paesi Bassi. Secondo il sito The Athletic erano ormai settimane che Henderson voleva tornare a giocare in Europa.

Henderson in campo con l’Al-Ettifaq (Yasser Bakhsh/Getty Images)

Al momento nessun altro calciatore del calibro di Henderson ha lasciato la propria squadra saudita, ma gli esperti di calciomercato parlano da giorni di interessamenti e trattative per diversi di loro: Karim Benzema, Pallone d’Oro nel 2022, gli attaccanti Roberto Firmino e Jota, il centrocampista Sergej Milinković-Savić (il calciatore più forte acquistato in estate dalla Serie A). Non è un’ipotesi improbabile quindi che nei dieci giorni che mancano alla fine del calciomercato altri prendano la stessa decisione di Henderson.

Più in generale, una certa insoddisfazione sembra riguardare diversi giocatori che fino a qualche mese fa giocavano ad alto livello in Europa.

Sabato il difensore spagnolo Aymeric Laporte – che in estate l’Al-Nassr ha acquistato per circa 27 milioni di euro dal Manchester City – ha dato un’intervista molto dura al quotidiano sportivo spagnolo AS. Laporte ha detto che ad oggi «ci sono molti giocatori scontenti» e che finora le squadre saudite «non hanno reso le cose facili […] In Europa lo stipendio è buono, ma la cura che si prendono di te è ancora superiore».

In estate diverse squadre saudite, soprattutto quelle di proprietà del fondo di investimento nazionale, hanno speso cifre altissime per acquistare calciatori di primo piano e garantire loro uno stipendio che quasi nessuna squadra europea avrebbe potuto eguagliare. Ma non sembra esistere un piano strutturato di sviluppo del movimento, per ora.

Diverse squadre hanno strutture fatiscenti e lontanissime dal livello di quelle europee. Il campo di allenamento dell’Al-Ettifaq, l’ex squadra di Henderson, è dissestato. In molti casi poi dirigenti e dipendenti sono rimasti quelli di prima, quando il livello del campionato saudita era paragonabile al calcio europeo dilettantesco o semi-professionista.

In Europa le persone che lavorano nelle società di alto livello hanno anni o decenni di esperienza nel settore, e il calcio professionistico ha raggiunto un livello tale per cui esistono figure di ogni tipo: dallo staff sanitario foltissimo, allo psicologo di gruppo, passando per i “facilitatori” che per esempio aiutano i nuovi acquisti a cercare casa e a inserire eventuali figli nelle scuole giuste. In Arabia Saudita non esiste nulla di tutto questo.

Anche i pochi tifosi sauditi sembrano essere stati colti di sorpresa. Le squadre più seguite attirano ogni settimana diverse migliaia di spettatori, ma alle partite di bassa classifica si presentano soltanto poche decine di persone. All’ultima partita casalinga dell’Al-Riyadh, una delle squadre della capitale Riad, hanno assistito 299 spettatori. Per calciatori abituati a giocare davanti a decine di migliaia di persone lo scarto è enorme, ed è facile quindi che si trovino senza stimoli.

Il pubblico saudita non sembra particolarmente interessato nemmeno alle partite giocate dalle squadre straniere, a parte quelle di vertice: alla recente semifinale di Supercoppa italiana fra Napoli e Fiorentina, giocata la settimana scorsa, lo stadio era vuoto per tre quarti.

Fuori dal campo, poi, la vita per le famiglie dei calciatori appena arrivati dall’Europa non deve essere facilissima. Diversi giornali hanno fatto notare che le mogli o compagne non possono muoversi in pubblico da sole, dato che la legge saudita prescrive che girino sempre accompagnate. La vendita e il consumo di alcol sono severamente vietati, anche per i residenti stranieri.

Verosimilmente è per queste ragioni che Henderson, per esempio, aveva deciso di trasferire la sua famiglia in Bahrein, un paese limitrofo e un filo più liberale dall’Arabia Saudita. Questa decisione però lo obbligava a due ore e mezza di tragitto in automobile, ogni giorno, per raggiungere il campo di allenamento dell’Al-Ettifaq: un’ora un quarto per andare, e un’ora e un quarto per tornare.

Tornare in Europa dopo soli quattro mesi però è costato a Henderson buona parte dello stipendio guadagnato in Arabia Saudita, per via di una complicata regola del fisco britannico. È anche possibile che questa singola norma possa convincere qualche calciatore a rimanere in Arabia Saudita ancora qualche anno, per evitare di ridursi uno stipendio che per molti calciatori stranieri è enormemente più alto di quello che guadagnerebbero in Europa.